Stavolta ci siamo.
Seguendo un copione ormai assodato nei secoli, il Presidente Usa in carica, lo "sceriffo" Donald Trump oggi, verso la fine del proprio mandato DEVE trovare un nemico cattivo e pericoloso da sconfiggere dopo guerre più o meno lampo, disastrose il più delle volte, sempre lontanissime dal suolo patrio, in cambio di dollari e consensi.
Sembrano due concetti distanti fra loro ma conoscendo la politica, e la realtà americana, tutto rientra nella logica.
Trump all'inizio del mandato ha promesso che prima di tutto e tutti veniva l'interesse dell'America e degli americani.
Concetti a stelle e strisce che a Washington e dintorni, specie all'Ovest o nelle zone montane e rurali, equivalgono a concetti biblici.
Quindi da seguire e perseguire, con tutti i mezzi.
Lo sceriffo Trump fra cadute di stile via social e atteggiamenti di politica internazionali al limite del bullismo adolescenziale, altro aspetto tipicamente yankee, ci ha provato fin da subito a mettere sopra ogni cosa gli Usa; muro al confine col Messico, dazi per chi delocalizza le proprie attività all'estero, dente avvelenato verso il Dragone cinese, e psico leader Nordcoreani.
Un nemico lo ha sempre offerto alle lobby che lo hanno portato alla Casa Bianca.
Lobby che anche da questa parte dell'Oceano sono note, commerciano e gestiscono il tabacco, i farmaci e le armi che ogni americano può acquistare anche nel più piccolo dei supermercati.
Trump dopo l'impeachment in cui è incappato a fine 2019 per le sue disgraziate disavventure ucraine ha capito che tutto quanto ostentato finora, fedele al motto elettorale "prima gli americani", non sarebbe bastato a garantire una nuova, credibile, candidatura.
Gli "armaioli" che lo hanno spinto a forza a Washington hanno guardato dove dall'11 febbraio 1979 trovano nenici da abbattere. Magari anche dopo averli aiutati a prendere il potere: nel Medioriente.
Dalla caduta dello Scià di Persia e l'instaurazione della Repubblica Islamica, Teheran, Baghdad e il Golfo Persico sono diventati il bersaglio preferito di tutti i Presidenti Usa dell'ultimo quarantennio.
Caduto, in parte autoelimina dosi, l'Orso Sovietico, si è guardato ad Oriente, con qualche recente puntata nell'Africa Mediterranea.
E se per qualche decennio hanno chiuso un occhio sull'Afghanistan in guerra con la Russia, continuando però ad armare le stesse mani che anni dopo andranno a combattere, i vari Saddam Hussein, Ruhollah Kohmeini, Isis e Al Bagdadi sono stati offerti come nemici perfetti agli americani.
Anche ora, all'alba del 2020, l'autorizzazione al raid che ha ucciso il generale Soleimani e le proteste di piazza iraniane, hanno i crismi di una nuova crisi internazionale che presto o tardi sfocierà in un nuovo conflitto, in quella che probabilmente sarà la Terza Guerra del Golfo, dopo le prime due firmate e controfirmate dai Bush, padre e figlio.
I Lobbisti hanno chiaro in testa che se l'impeachment prosegue, per Trump non ci può essere una nuova candidatura sostenibile e credibile. E allora ecco, un nuovo raid repubblicano, che però "non è l'inizio di una nuova guerra", anche se forse ci assomiglia un po'troppo.
Da parte degli alleati Usa in Europa, e noi italiani lo siamo, c'è finora troppo silenzio, un silenzio imbarazzante che riporta alle tragiche adesioni silenziose delle precedenti guerre ( solo durante la Prima Guerra del Golfo si ricordano proteste e scioperi per dire no all'intervento italiano, inutili per altro ), nel Golfo, in Somalia e in Afghanistan.
Nulla, un po'come quando il Presidente, premio Nobel per la Pace, Barack Obama, ha sconvolto la Libia liberando gli Usa dall'ingombrante Gheddafi e lasciando la nostra vecchia colonia nelle mani di bande, clan ed Erdogan.
Nel silenzio sempre, che con gli Usa non si può alzare la voce, questo appare chiaro, aldilà della presenza in senno al ministero degli esteri di Di Maio, una volta di più fuoriluogo, ma questo è un altro contesto.
Il 2020 quindi sarà di preparazione, di attesa ad un nuovo conflitto, a nuovi raid, a nuove polemiche, e mi fermo qui.
Ora, sempre nel 2020, gli Usa hanno materializzato, con la certificazione del raid omicida, il loro nuovo nemico.
Resta l'attesa che "gli armaioli" stanno già mettendo a punto nell'ombra che da sempre li distingue.
E Trump potrà superare, lontano dai riflettori della stampa il processo per impeachment.
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