Cyberbulli & Famiglia

Siamo così persi nella routine quotidiana che non ci accorgiamo che vicino a noi si sta perdendo una generazione, forse due.
Non è una notizia esplosa nelle ultime ore quanto piuttosto l'esplosione di una situazione, degenerante, che di sta protraendo nel tempo.
Da genitore riconosco che a volte la colpa è anche nostra, da genitore che lavora ho sfruttato le tecnologie che il mio tempo mi ha via via dato per seguire e distrarre i miei figli. 
Quando si è genitori separati la tecnologia rinchiusa negli smartphone può essere un aiuto in più a seguire meglio la crescita dei figli, lo ammetto che lo pensi tutt'ora anche se ci sono tanti distinguo da fare.
La preoccupazione però non riguarda l'uso dello smartphone a tavola, a scuola o chissà dove, la preoccupazione riguarda l'abuso che i ragazzi ne fanno e il poco controllo che noi genitori facciamo, dando o fingendo di dare per comodità, fiducia ai figli.
Ecco, perché allora mi viene naturale preoccuparmi che forse stiamo perdendo di vista una generazione, forse due? 
Perché basta ascoltare un telegiornale e non passa giorno, da qualche anno in realtà, che la cronaca non riversi sui tavoli apparecchiati la notizia di una baby gang che molesta, umilia, minaccia, coetanei o anziani.
Godendoci dei progressi della tecnologia non ci siamo accorti che a fianco a noi saliva pian piano un disagio generazionale che continua a sfuggirci di mano.
E il dato allarmante è che ci sfugge di mano per pigrizia, inedia o connivenza.
Noi genitori che giriamo attorno ai cinquant'anni siamo diventati, in alcuni casi, complici silenziosi ugualmente colpevoli.
Casi presi a caso qua e là dalla cronaca parlano di ricatti sul web, usando video altrimenti privati come arma di disprezzo e violenza. Una violazione così forte del proprio privato da indurre la vittima al suicidio. 
Violazioni e violenze riprese dalle videocamere degli smartphone come fossero scene finte di un film, novelli Drughi armati di disprezzo e bastone, pronti a violare la vita pacifica di un pensionato.
E di questi procurare la morte.
E i video di queste violenze venivano girati sui gruppi social, quasi fosse un vanto dimostrare "che il rispetto umano lo calpesto quando voglio".
E in questo caso non si parla, solo o anche è questione che riguarda le coscienze dei genitori, di connivenza familiare ma di un quartiere che mai ha alzato la voce per fermare tali gesta.
E peggio si è visto di recente nel nostro paese quando baby gang, un termine che raccapriccia per quello che racchiude, fomentate ovviamente da mano adulte e criminali, si ribellano con violenza alle forze dell'ordine come se quel gesto racchiudesse in sé il segnale che nulla è lasciato al caso, all'istinto, che in fondo anche la malavita sta crescendo i propri eredi. E il video che diventa virale è la certificazione al fatto.
Video virali, gruppi chat, calderoni multimediali dove stiamo perdendo parte del nostro futuro.
Non siamo in grado di accorgerci di quanto male ci stiamo facendo. 
Il rischio tangibile e reale è di avere di fronte una generazione che non conosciamo; non deve spaventarci solo l'abuso dello smartphone ma anche dell'uso della violenza, fisica e verbale, degli stessi ragazzi, forse figli loro malgrado di un melting pot culturale che non sappiamo noi genitori per primi, affrontare. 
Non ci accorgiamo del malessere che striscia, nemmeno quando il figlio è la vittima.
Baby gang e cyberbullismo, termini nuovi, problematiche sociali enormi, senza distinzione di ceto sociale: colpisce tutti allo stesso modo.
E quando si muove qualcosa per trovarne la soluzione emergono di continuo nuovi casi, nuovi drammi.
Forse il fatto è che sta venendo meno il senso della famiglia, quell'ambiente sicuro e protetto. Noi siamo genitori assenti, che lavoriamo anche quando i figli studiano e fanno vacanza, le festività. 
Lasci tuo figlio che è piccolo, lo ritrovi giygrande; ti rendi conto che hai perso buona parte della sua vita.
Rischiamo davvero di perdere buona parte del nostro futuro senza fare nulla.


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