Perché Sanremo è Sanremo, e sono 70!

Puntualmente dopo i botti di Capodanno siano arrivati al Festival di Sanremo. Il settantesimo, una cifra enorme per una manifestazione canora, una cifra forse, raggiunta un po'a stento.
Il punto però qual'è?
Che come ogni anno a Gennaio si apre un calderone nel quale inserire di volta in volta polemiche varie; la direzione artistica secondo i media nazionali sempre e comunque inferiore a quella precedente, i vari cachet pagati con soldi pubblici e quindi ancora più scandalosi (questo è un tema a parte nel calderone delle polemiche), le canzoni ancora prima dei cantanti in gara, i loro testi.
Insomma quella che è la kermesse per antonomasia della canzone italiana da qualche anno a questa parte viene fatta bersaglio delle più svariate critiche, non sempre giuste, il più delle volte gratuite.
Il problema di fondo è che a molte persone, a molti personaggi, Sanremo fa gola per la vetrina che offre ma disturba per i costi che porta con sé.
E qui forse prevale la voce popolare piuttosto che la verità nuda e cruda.
Gli strali principali sulla kermesse li lanciano puntuali il mondo politico e il mondo social, in fondo fomentati dagli stessi.
Si parte sempre dal vedere quello che non c'è, quest'anno il sessimo presunto di Amadeus, direttore artistico, giustamente premiato per una carriera buona e mai sopra le righe, figlio più di dichiarazioni sbagliate che di reale convinzione. È stato l'input al tiro a bersaglio canoro.
Tanti criticano il costo, il fatto che è trasmesso dal servizio pubblico e quindi con soldi nostri ( essendo il canone tassato sulla bolletta Enel ), ma pochi forse sanno che è l'amministrazione della città dei fiori a decidere la durata in giorni del festival, che la Rai organizza solo la parte televisiva. Pochi sanno che la kermesse serve ai produttori discografici, alle radio e infine al disastrato servizio pubblico per "fare cassetta" con sponsor e pubblicità. I cachet ai vari ospiti, superospiti e superpippe, siamo onesti si crea da solo, già col marchio Festival di Sanremo.
Basterebbe lasciar fare il proprio lavoro ai direttori artistici e scegliere sempre liberamente, come sempre fatto, di guardarlo o meno.
La costante invece rimane sempre la stessa ( e lo da social adesso è più massiccia ): nessuno lo guarda ma il giorno dopo tutti commentano.
E va così pure quest'anno che ad onor di Amadeus e delle critiche della vigilia pare sia il più seguito da tanti anni.
Olè. 

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