Che storia è questa?
Una storia di un amore unico, di fatica, di sport, di lealtà, di ideali, di autentiche imprese, di medaglie d'oro, di propaganda e di fair play.
La storia di Dana ed Emil e del mondo che cambia.
Dana ed Emil sono poco più che ventenni quando arrivano a Londra, nel1948.
Il mondo così come lo hanno conosciuto nei loro anni più spensierati fortunatamente non esiste più; la Seconda Guerra Mondiale è alle spalle e ora il mondo intero sta spostando le macerie per ricostruire qualcosa di nuovo.
Londra, nel 1948 è un evento un po' inaspettato viste le ferite ancora aperte della capitale britannica.
Ma il mondo, quel mondo, ha bisogno dell'entusiasmo dei ventenni per uscire da un Ventennio nero come la notte.
I Giochi Olimpici di Londra, nel 1948 sono tante cose insieme, sono la molla che il mondo cerca per sorridere nuovamente.
Dana ed Emil sono due ragazzi cecoslovacchi che hanno tante cose in comune e lo stesso entusiasmo di tanti coetanei, dalla data di nascita alla regione di provenienza, alla passione per lo sport.
Londra 1948 ha nel manifesto il Discobolo di Mirone, che piegato nel movimento del lancio sempre coprire, difendere, Westminster e il suo Big Ben dai pericoli appena passati.
Dana ed Emil arrivano entrambi dalla regione della Moravia-Slesia, al confine orientale dello stato dove si è più Polonia che Cecoslovacchia, la guerra gli ha travolti ma non sconfitti.
Condividono la stessa data di nascita, il 19/09/1922, ma quando si conoscono ancora non lo sanno.
Sono nati in due città vicine a nord di Brno; Karviná Dana, Koprivnice Emil, qualche metro soltanto prima di essere in Polonia.
Tutto questo non lo sanno quando si conoscono.
Il rumore dei cingolati e il fumo delle bombe li ha sfiorati ma non li ha portati via; Dana lanciava pietre, sacchi e sassi lontano, a casa e nei boschi attorno a Karviná un po' per gioco, molto per sopravvivere. Emil correva negli stessi boschi, arruolato suo malgrado. Correva per scappare dalla guerra, dai tedeschi e dai russi, quando ancora non era chiaro di chi fidarsi.
In Gran Bretagna lo sport è festa prima di tutto, unione. La Guerra Fredda è forse nell'aria ma non ha ancora travolto il mondo sportivo. I due blocchi che da lì a poco cambieranno gli equilibri del mondo sono assenti, impalpabili.
Londra è un manifesto di rinascita che non vuole più avere paura.
Tutti i comitati olimpici lo sanno e inviano delegazioni ed atleti.
Dana ed Emil sono giovani, curiosi di vivere finalmente un mondo in pace con sé stesso.
Il viso, i tratti del volto giocano con l'età; gli anni della guerra ne induriscono i tratti, le espressioni dei sorrisi sembrano maschere velate di tristezza per gli anni perduti.
Il mondo si rimette in moto con la smania del ragazzo che vuole vivere; lo slancio economico sostiene il lavoro e il tempo libero, dando vita di fatto ad un nuovo sistema.
Londra, nel 1948 è il manifesto perfetto: una città che non si è arresa e ha sconfitto il nemico tedesco. E al tempo stesso è stata capace di riprendere la propria vita.
I quindici giorni dell'Olimpiade erano quindi la data d'inizio del nuovo mondo.
In tutti i paesi gli atleti qualificati per i Giochi uscirono da fare interne, qualificazioni o trials, anche in Cecoslovacchia fu lo stesso.
Emil amava correre, dalle foreste passo alle piste di atletica, non quelle odierne ma quelle in terra battuta. Era forte, correva ansimando e sbuffando, sempre davanti a tutti. Poco prima dell'Olimpiade a Zlin vinse la sua gara e ottenne il pass per Londra.
Era giugno, inizio dell'estate e il biondo Emil durante una sosta incrocia lo sguardo fiero di una ragazza con lo sguardo dolce e i capelli scuri.
L'estate porta con sé musica e balli; gli atleti che hanno corso a Zlin fanno sosta in un paesino chiamato Lanzhot. E per un pomeriggio si riprendono gli anni che il conflitto aveva tolto loro. La musica era gradevole e i tigli in fiore.
Emil è un'atleta che si sta facendo conoscere, la ragazza che ricambia il suo sguardo non lo sa, forse non ha tempo. È concentrata sulle sue gare, è anche lei un'atleta, una giavellottista molto promettente.
Le dice di chiamarsi Dana, ha i capelli neri e un sorriso dolce. Accetta di ballare con il ragazzo biondo che dice di chiamarsi Emil.
Parlano, ballano e sorridono leggeri dentro quel momento che pochi anni prima sembrava irrealizzabile. Le dice che andrà a Londra, alle Olimpiadi, che in una gara ha preso in mano il giavellotto, lo ha stretto forte come fossero tutti gli anni bui della guerra e lo ha lanciato lontano, più che poteva, quasi non volesse vederlo più.
Sono usciti dai boschi della Moravia-Slesia finalmente.
Il ballo finisce ma non la loro storia. Andranno entrambi a Londra dopo poco più di un mese, con addosso i colori della loro Cecoslovacchia.
Emil adora correre, la fatica e adora Dana, la sua dolcezza esplosiva.
I tigli in fiore li osservano.
Londra, nel 1948 è un ritorno al sole che si realizza.
Dana ed Emil sono una coppia di atleti in mezzo a tanti coetanei, che sono nati nello stesso giorno in due paesi vicini, che hanno deciso di essere una coppia anche nella vita.
Dana di cognome fa Ingrova, Emil fa Zatopek.
Londra e il mondo sportivo nel 1948 sono come un bambino curioso di scoprire il mondo davanti ai propri occhi.
Emil sa già correre, conosce i ritmi da tenere in questo tipo di gare e ansimando e sbuffando trionfa nei 10000 metri, mettendosi al collo la medaglia d'oro.
Emil corre anche i 5000 metri perché la sua libertà è una corsa sulle lunghe distanze.
Arriva secondo; percorrendo gli apparenti infiniti giri di campo osserva le gare in svolgimento sul prato verde.
Nella contemporaneità dell'estate del '48 vede Dana saltellare come una gazzella, flettersi all'indietro come se la sua schiena fosse di elastico e ritornare in avanti, potente, flessuosa; nell'arco che disegna nell'aria Emil vede la mano di Dana aprirsi e liberare nell'aria il suo giavellotto.
Arriva settima, non ha nessuna medaglia al collo, ma sportivamente parlando ha rotto il ghiaccio con lo sport; all'ennesimo giro di campi lo sa anche Emil, riprende a sbuffare, ansima e il gruppo franco belga che lo segue lo vede trionfare.
Dana ed Emil sembrano non saper ridere, il sorriso è una ruga, un segno attorno alle labbra e agli occhi. Il sorriso vero, squillante lo hanno proprio negli occhi. Curiosi, felici, coetanei e innamorati.
Londra nel 1948 è un sole caldo che tiene lontane le pioggie autunnali, Emil corre con la tuta addosso fuori dal villaggio olimpico.
Deve arrivare a Piccadilly Circus. Non c'è nessuna medaglia da vincere ma qualcosa che vale di più.
Emil lo sa da quel ballo sotto i tigli, lo sa da dopo una nuotata nella Morava.
Il biondo Emil trova quello che cerca, rientra nel sole allegro del villaggio olimpico e corre dalla sua Dana.
È deciso, come fosse in pista, come se ancora dovesse tenere lontani francesi e belgi, i rivali più tosti.
È agitato, sorride, ha gli occhi che parlano, Dana lo capisce, lo aspetta. Emil fruga nella tasca ed estrae una scatola, piccola, quadrata.
Sorride con gli occhi grandi, Dana ne vede i tigli di Uherske Hradiste.
Ora la scatolina è nelle sue mani, la stringe forte come uno dei suoi giavellotti. Apre la bocca, non parla, la richiude. Stringe la scatola e accende lo sguardo dolce per il suo Emil.
È un si, al rientro in Cecoslovacchia si sposeranno.
Il rientro da Londra per il campione Emil è ricco di onori e promozioni. Il mondo della corsa ha trovato il suo padrone come prima del conflitto di con il finlandese Paavo Nurmi. Dana torna in patria con Emil con la convinzione che il giavellotto presto, prestissimo le darà grandi soddisfazioni.
La Cecoslovacchia conferisce tutti gli onori ad Emil che lasciatosi alle spalle il sole di Londra, torna il ragazzo biondo, sgraziato a volte ma deciso, e porta la sua Dana dove i tigli sono più belli, ad Uherske Hradiste; c'è un matrimonio da celebrare.
Ora Dana Ingrova aggiunge Zatopkova al suo cognome e con il marito inizia due percorsi paralleli: da un lato la normale vita coniugale, dall'altra un quadriennio fatto di appuntamenti sportivi per crescere ancora.
Per i giovani coniugi Zatopek l'atletica diventa un normale prolungamento della vita di coppia.
Se nel quadriennio che segue l'Olimpiade londinese Emil consolida il suo primato sulle grandi distanze infrangendo i suoi stessi record e laureandosi campione europeo nei 5 mila e nei 10 mila, Dana cresce piano ma costante. Domina la scena nazionale e prepara la strada per il prossimo appuntamento olimpico di Helsinki, nel 1952.
Il mondo bello però che ha saputo ricominciare dopo gli anni bui della guerra sta nuovamente cambiando. Gli atleti non lo percepiscono subito, piuttosto in alcuni stati lo subiscono.
Quel mondo in ripresa che aveva sorriso a Londra pochi anni prima è entrato in una spirale fredda, fatta di blocchi, nuove guerre seppur lontane, spie e strategia politica.
Più di tutti se ne accorge lo sgraziato Emil.
Come altri campioni cecoslovacchi, di ogni disciplina per inciso, il suo nome e il suo volto vengono usati a scopo propagandistico come se lo sforzo fisico immane, le corse nei boschi sommersi di neve fossero un'idea di governo e non frutto esclusivamente della tenacia dello sgraziato Emil.
Dana ed Emil sono lo slancio che l'Orso sovietico vuole porre sotto la sua luce nella nuova Olimpiade.
Gli atleti non hanno alternative se non obbedire loro malgrado.
E il 1952 porta Dana ed Emil in Finlandia, nuovamente insieme ai Giochi olimpici.
Se Londra nel '48 era il sole che rinasce, Helsinki è lo specchio dell'ambiente che la circonda, fredda quasi asettica, fin dal manifesto: la torre dello Stadio Olimpico stilizzata su sfondo azzurro.
È un'Olimpiade mai vista, partecipano anche paesi esordienti quali Israele e Russia, ma il clima è forzatamente diverso.
Dana ed Emil lo respirano subito, fin dal loro arrivo.
Non c'è un unico villaggio olimpico, festoso, anzi. Nel piccolo e particolare mondo del Cio il villaggio olimpico rispecchia il mondo esterno; nella realtà sono tre villaggi ben distinti. Uno per i paesi che appoggiano gli Stati Uniti, uno per i paesi che appoggiano l'Unione Sovietica e un terzo come tradizione per le atlete.
Il Cio si è piegato al clima di Guerra Fredda e ad Emil viene la sensazione che il sole così giovane si stia già spegnendo, anche se come gli altri atleti dei villaggi cerca un dialogo che ad altri livelli non arriverà mai pienamente.
Dana è la favorita nel lancio del giavellotto; la studentessa che colleziona record è fra le favorite alla vittoria finale. Emil è il campione manifesto della Cecoslovacchia.
L'obiettivo è una doppia medaglia nella lunga distanza.
Per arrivare preparato come sempre ha corso nei boschi, con la neve alta e nell'afa primaverile.
Ha corso con Dana, con Dana sulle spalle, con Dana legata alla sua vita con una corda.
Emil sa che se vincerà sarà una vittoria di entrambi, per loro, non per essere ancora, e solo, un manifesto politico.
Emil arriva ad Helsinki con il doppio oro europeo sulle lunghe distanze, quattro anni di record infranti e un matrimonio all'ombra dei tigli. I rivali sono quelli di sempre: il francese Mimoun su tutti, e il belga Reiff.
Helsinki non lo sa ancora ma assieme ai primi giochi olimpici con delegazioni da tutte le federazioni del mondo ospiterà un'impresa che rimarrà nella storia, non solo dei Giochi.
È una giornata estiva, mite come l'estate sulle coste del Mar Baltico, lo stadio olimpico è pieno di tifosi, appassionati, soldati; il motivo è semplice.
Il 24/7/1952 si assegneranno le medaglie delle grandi distanze, i 5 mila. Hanno già destinatari certi, l'oro e l'argento, è solo da vedere che taglierà per primo il traguardo fra Mimoun, franco algerino piccolo e minuto con grandi baffi e capelli neri, ed Emil, apparentemente sgraziato ma inarrestabile.
Anche Dana è attesa alla sua finale.
Il 24/7/1952 è magico e genuino, in fondo come le foreste finlandesi. Nel mondo che dopo la cerimonia di chiusura cambierà nuovamente il proprio volto, questa data ha il suo posto alla luce del sole.
La finale dei 5 mila è iniziata, in contemporanea con la finale del lancio del disco, che va avanti più del tempo stabilito. Emil corre, con lo sguardo ben fisso davanti. Sembra soffrire, cedere il passo all'esile e baffuto francese, che giro dopo giro diventa più piccolo, minuscolo e fragile, incapace di seguire il ritmo degli sbuffi di Emil che vince e conquista l'oro. Arriva primo in un pomeriggio mite, che l'aria ha il profumo delle betulle.
Dana non lo sa ancora, si sta concentrando nei corridoi dello stadio; sente il boato dello stadio, chiede, ascolta ed esce sul terreno di gioco.
Incrocia Emil con la medaglia d'oro.
Gli sguardi si incrociano, respirano l'odore delle betulle. Sorridono, scherzano.
Emil guarda la sua Dana, sa che ora tocca a lei, le lancia la medaglia d'oro.
Dana sorride allo sgraziato Emil. Cammina decisa per raggiunge la postazione di lancio e nel farlo osserva il prato verde che l'aspetta.
Posa la medaglia e afferra il suo giavellotto.
Riprende la corsa da gazzella e si flette all'indietro; è sinuosa, quasi fragile. Allarga le braccia come un'apertura alare e completa l'arco rimbalzando in avanti per scoccare come una freccia il giavellotto.
Emil la osserva, la sostiene, soffia sul giavellotto per farlo andare più lontano possibile.
Il giavellotto di Dana si infila nel terreno più lontano di tutti: è medaglia d'oro.
Esulta Dana, salta, alza le braccia al cielo. Ha vinto anche lei come il marito.
La medaglia d'oro più bello è un bacio fra la folla, nello stadio pieno di gente che applaude, urla e tifa.
Il 24/7/1952 è una data che i coniugi Zatopek hanno fatto loro.
L'Olimpiade di Emil continua i giorni successivi. C'è la finale dei 10 mila da correre.
È pronto come sempre al momento della partenza.
Emil manda un bacio a Dana e scappa, scappa veloce dalle gambe di Mimoun che ricomincia la sua rincorsa.
Emil è veloce, prepotente e potente, sembra cedere metri, strada al francese, è sgraziato, magro, stempiato. Soprattutto è veloce.
Mimoun lo sa e deve correre il doppio. Emil corre sbuffando, ansima veloce, come una locomotiva, è piegato un po' all'indietro nella sua corsa.
Mimoun è dietro, lo osserva ma non lo raggiunge. Non può.
Emil ha i 10 mila nelle gambe e li domina bissando l'oro di quattro anni prima.
Helsinki ha trovato il suo campione simbolo, la coppia simbolo.
Dana ha finito le sue gare ma aspetta Emil che sta ancora pensando se disputare la maratona o meno.
È lì che Emil Zatopek, con al collo già due ori e negli occhi l'oro della moglie, compie la sua impresa. Decide di correre anche la maratona perché la lunga distanza non lo spaventa e 42 km in fondo sono solo 4 volte i 10 mila.
Decide all'ultimo e decide di vincere. Terzo oro e autentica dittatura nelle lunghe distanze per lui che le dittature non le concepisce.
Helsnki '52 saluta la coppia d'oro dell'atletica.
Dana ed Emil continueranno ad amarsi come quel giorno di giugno del 1948. E continueranno a vincere medaglie d'oro come all'Europeo del 1954. Oro per Dana nel giavellotto dove ormai lei è la nuova padrona, nuovamente oro nei 10 mila per Emil.
Emil che continua a sudare e a correre nei boschi e nella neve come quando c'era la guerra e doveva scappare. Corre nei boschi, salta radici e sassi, rafforza le caviglie. Non basta.
Sa che Melbourne sarà la sua ultima Olimpiade, è giusto così.
E si allena, sembra allenarsi per l'Olimpiade anche quando in ballo c'è un Europeo.
Per farlo prende Dana sulle spalle esili e forti e corre, corre anche quando la neve arriva alle ginocchia.
E proprio questo allenamento quasi sovrumano lo ferma poco prima di Melbourne, per l'Olimpiade del '56. Un'ernia lo blocca.
È un colpo duro non solo per lui e Dana ma anche per la Cecoslovacchia, per quel potere politico sempre più apertamente filosovietico.
Emil e Dana sono due eroi di Stato e loro malgrado finiscono nelle maglie della propaganda, cui onor del vero non daranno mai il loro consenso.
Emil però lo chiede a Dana, ne parla con lei, la guarda negli occhi che semplicemente si mettono a fianco dei suoi. Stringerà i denti e recupererà per i Giochi australiani.
I Giochi australiani sono agli antipodi del mondo, lontanissimi dall'Europa, difficili anche da seguire sugli organi di stampa. Si disputano in inverno il che rende difficile la preparazione atletica degli atleti europei e nordamericani.
Il manifesto colo verde è un augurio per il mondo che le geopolitica sta nuovamente cambiando.
C'è la crisi Ungherese e del Canale di Suez che ha costretto una volta di più il mondo a schierarsi pro o contro qualcuno.
Il mondo diviso in due blocchi porta ai primi boicottaggi, assenze che nel silenzio hanno un loro peso.
Ad Emil Melbourne sembra lontana dal sole che ha rappresentato Londra. Sa che sarà la sua ultima Olimpiade.
Dana nella sua specialità è la regina, detiene il titolo olimpico e svariati record ma sa che il mondo sta prendendo una deriva pericolosa.
I suoi giavellotti stavolta sembrano pesare molto di più di quelli di Helsinki e la sua Olimpiade la chiude al quarto posto. Ma sorride dolcemente Dana, come sempre. Sa che nello sport ogni singola gara non è mai uguale alla precedente, sa che le rivali aumentano, crescono e forse guardando Emil negli occhi ha visto che il tempo di un vittoria fine a se stessa sono finiti: ogni gara è propaganda politica.
Sorride Dana quando di sporge dalla balaustra per baciare fra la folla il suo Emil prima della sua ultima maratona.
La schiena duole ma la testa comanda ed Emil è pronto. Si prepara sulla linea di partenza e guarda sorridendo il rivale di sempre, Alain, Mimoun.
Il francese sa dell'intervento di due settimane prima ma sa che Emil non ne terrà conto.
Partono, corrono, scappano, ansimano, tremano. Nessuno dei due stacca l'altro per il rispetto di vecchia data che li accomuna. Emil osserva il rivale francese e capisce.
Corre con il suo solito ritmo mentre vede il gruppo andare più veloce, farsi più piccolo. Emil ha capito e chiude la sua corsa al sesto posto.
Mimoun a Melbourne ce l'ha fatta, ha vinto, è sua la medaglia d'oro della maratona.
La medaglia più bella la riceve subito appena superato il traguardo, l'abbraccio di Emil in un ideale passaggio di consegne.
Dana applaude con tutto lo stadio. Emil sorride e alza le braccia. È piccolo, si perde nel colpo d'occhio dello stadio eppure la sua grandezza è palpabile, visibile, negli applausi che gli vengono tributati.
E nell'amore che prova ancora per Dana.
Se Emil chiude nel 1957 la sua formidabile carriera agonistica per iniziarne una nuova come allenatore dell'esercito, Dana vive gli ultimi anni da atleta nuovamente protagonista: vince ancora una medaglia d'oro agli europei del '58 e un argento alle Olimpiadi italiane di Roma nel 1960, nuovamente solo evento sportivo.
Ora è Emil che la applaude dagli spalti.
Si ritira nel 1962, quando già è membro del comitato femminile della iAAF, entrando anche lei nei quadri federali come allenatrice.
Per gli Zatopek si apre una nuova pagina della loro vita in un periodo storico di grandi, e duri, cambiamenti.
Pur essendo stati usati dal governo cecoslovacco come portabandiera del comunismo dei piani quinquennali, Dana ed Emil continuano ad insegnare la loro visione dello sport agli atleti più giovani; un approccio allo sport da riproporre poi nella vita di tutti i giorni, all'insegna del rispetto per se stessi e gli avversari. Il fair play come unico stile di vita.
Soprattutto Dana esporterà questa filosofia di coppia nei paesi più lontani del mondo come Cuba, Cina, Vietnam, Indonesia. Paesi nell'orbita dell'Unione Sovietica ma ragazzi che hanno potuto leggere negli occhi grandi di Dana il rispetto prima ancora della gloria.
È però un mondo chiaramente diviso in due blocchi: Patto Atlantico e gli Usa da un lato, Patto di Varsavia e l'Unione Sovietica dall'altro.
Melbourne era stata la spia di quello che da lì a poco sarebbe successo e che avrebbe cambiato nuovamente gli equilibri di un mondo fragile.
Emil agli occhi dei suoi connazionali, quelli più liberi che hanno il pensiero pulito dall'influenza sovietica, è l'eroe che ha conquistato il mondo correndo, che ha conquistato la sua Dana portandola al pranzo di nozze in bicicletta.
È l'uomo semplice e puro che ha sfidato il mondo di intero uscendone sempre vincitore.
Non è più l'atleta sgraziato e forte, all'apparenza gracile ma imbattibile. È un allenatore che è diventato soldato e viceversa.
La vita post agonistica dei coniugi Zatopek arriva al '68, anno cruciale nel mondo libero, nel mondo beat, soprattutto nel mondo cecoslovacco.
Un movimento che loro malgrado li travolgerà.
Nel 1968 l'Orso sovietico aumenta la stretta su Praga, milioni di cecoslovacchi scendono nelle piazze per protestare. Intellettuali, artisti e sportivi firmano il "Manifesto delle 2000 parole" di Dubceck, di più lo sgraziato Emil incita la folla alla protesta pacifica in piazza San Venceslao. Dana coi suoi occhi dolci è sempre al suo fianco, sempre. Il loro è un cammino comune.
Ma il '68 della Primavera di Praga non ha un lieto fine, non può averlo. L'Unione Sovietica soffocò coi carrarmati la rivoluzione. Scorre sangue, sacrifici estremi di studenti e per chi aveva dato il proprio appoggio iniziano i processi.
E dai processi l'oblio, la condanna a morte pubblica.
Dana osserva il suo sgraziato Emil venire licenziato, destituito ed espulso dal Partito. Lo osserva mentre ascolta come la fredda burocrazia lo accusa di aver plagiato i giovani praghesi, di aver influenzato il povero Jan Palach. Si difende in silenzio Emil, quel silenzio di chi è abituato a sgomitare in mezzo al gruppo per scappare e non farsi raggiungere più.
Toccherà a lui poi osservare la sua dolce Dana difendersi dalle stesse accuse, subire la stessa onta. Dana però è abituata a colpire il bersaglio e si difende con la stessa forza con cui lanciava il giavellotto.
Si salva dal licenziamento ma vedrà decurtato lo stipendio.
Dal loro bilocale saluta Emil che la nuova politica cecoslovacca confina in uno sperduto paese vicino alla Germania, Jachimov, per sei anni. Dovrà correre nelle viscere della terra per estrarne l'uranio. Il rientro a Praga lo vede spazzino delle stesse strade che un tempo lo osannarono.
Nel 1980 per entrambi arriva la pensione.
Tutto quanto hanno conquistato Dana negli anni lo ha conservato in un cassetto, così come Emil ha dato una nuova personalità ai giavellotti di Dana facendoli diventare scope e appendiabiti.
L'oblio che per troppi anni li ha nascosto al mondo cade nel 1989 quando crolla il regime comunista e Dana ed Emil riottengono quella dignità nazionale che loro hanno sempre avuto.
Emil è vecchio e malato ma sempre gioviale quando viene premiato dal presidente della Repubblica Ceca nel 1998.
Dana, anziana signora con gli occhi sempre dolci, è vicina a lui.
Lo è anche in ospedale quando Emil muore vinto dalla lunga malattia, il 21/11/2000.
Chiude gli occhi rivedendo i tigli in fiore che si specchiano nelle acque della Morava.
Gli stessi tigli che guarderà pensano a lui Dana negli anni che gli sopravviverà.
Dana muore il 13/03/2020 chiudendo finalmente gli occhi dolci per tornare a Uherske Hradiste, seduta sul tubo di una bicicletta maschile guidata da un Emil sorridente, senza rughe. Nell'aria si sente profumo di legno di betulla.
Commenti
Posta un commento