Una settimana in quarantena

Sta passando la settimana più complicata, drammaticamente assurda a malgestita che il nostro Paese abbia vissuto in tema di prevenzione e rimedi.
Una settimana fa  ufficialmente, il via al domino Prevenzione da Coronavirus con i primi casi, i primi decessi nel nostro territorio, da un paziente zero che ancora un nome non ha, con tanti sospetti, certezze a metà e intere zone di più comuni chiuse come nei migliori film a tema medico. 
Parentesi per ringraziare tutte le emittenti che hanno fatto la corsa su noi teleutenti per la messa in onda di tutta la filmografia a tema "contagio", giusto per tenerci buono buono bei nostri tinelli.
Chiusa parentesi.
In questa settimana di zone rosse, allarmi e quant'altro legato al mondo della prevenzione e ai suoi effetti abbiamo visto il meglio e il peggio dell'umanità. 
Quell'umanità così debole che al via libera del Governo torna al periodo della peste decantato da Manzoni, un "dagli all'untore" (che in questo caso non sfiora con la mano i muri di Milano ma ha semplicemente gli occhi più a mandorla dei nostri e altrettanto semplicemente lavora) fatto di scaramucce verbali, insulti e aggressioni in piena escalation da paura.
Ma esattamente paura di chi o cosa?
Ecco, da qui in poi il Coronavirus, il Covid-19, ha preso piede nei discorsi di ognuno aprendo le porte a tanti appassionati di medicina, alcuni insospettabili a dire il vero, che hanno sentito il bisogno estremo di dire la loro ai media.
E per noi popolo un po'bue è partita la corsa all'acquisto di derrate alimentari, igienizzanti per mani, mascherine inutili (almeno i modelli più diffusi visti in giro), controllo ossessivo-compulsivo di chi passava per strada, la sua origine.
E mentre la Sanità, che bello quando si poteva dire la Sanità Nazionale e ne intendevi una da Bolzano a Lampedusa e non venti come ora, slegate fra loro, incapaci di comunicare, ricercava il paziente zero, individuava nella "terribile" zona del lodigiano dapprima e poi sotto i Colli Euganei nel Padovano, il focolaio da cui si è diffuso il virus, vairus per Di Maio (non importa che la parola sia latina), scoprivamo dai nostri tinelli che il presunto paziente zero soffriva di iperattività spostandosi per gran parte del Nord Italia per maratone, calcetto, briscola e gare di scacchi.
Un esempio di iperattività polisportiva.
E scoprivamoche per sternutire non era indispensabile spalancare le fauci emettendo un suono simile ad un latrato ma bastava affondare la bocca nell'interno del gomito, magari slogandosi il gomito stesso o la spalla ma evitando di diffondere nell'aria germi pericolosi per gli altri.
Abbiamo scoperto che tossire sui soldi con cui paghiamo gli acquisti non è un'azione che il servizio sanitario approva, e abbiamo imparato a lavarci bene le mani, anche prima e dopo essere andati al bagno. Le stesse cose che non fatte bene nell'infanzia venivano segnate per sempre dal manrovescio materno insomma.
Ci sono stati tutorial, servizi della D'Urso nazionale e spot col sanremese Amadeus che ci ricordavano come lavarci bene e non toccarci naso, bocca ed occhi.
Più o meno la versione 2.0 della vecchia regola dei 4 secondi materni.
Abbiamo imparato che l'amuchina salva tutti da tutto e investito nella stessa come fosse un nuovissimo bene rifugio, con gioia immensa del signor Angelini, fior di euro, fatto scorte secolari, solo per poter dire di lavarci finalmente ed essere a prova di virus.
Abbiamo familiarizzato con distinti signori in camice bianco che disquisivano sulle cause e sugli effetti del virus nel nostro paese, in fondo rassicurandoci su quello che stava succedendo, facendo parlare la scienza e la medicina. 
Per un po'ci siamo appassionati ai medici, abbiamo gioito quando i nostri ricercatori a tempo determinato hanno isolato il Covid-19 lasciando intravedere un futuro brillante.
Poi però,vsiccome siamo pur sempre in Italia e di tende sempre un po' troppo a saltare sul carro del vincitore, ecco che le telecamere sono state monopolizzate dalla nostra classe politica solo un po' unità di fronte all'emergenza.
Ma solo un po', per non smentirsi e non dimenticare le cattive abitudini.
Mentre il popolo un po'bue cercava disperato una mascherina una, anche di Arlecchino ma pur sempre una mascherina, un boccaglio o anche un semplice sacchetto di plastica, la classe politica ha dato il peggio di sé, asserendo ognuno, senza distinzione di parte politica, che il virus fosse qui, che lo abbia portato un pipistrello di notte, che sia uscito da un laboratorio di una oscura provincia cinese, che bisogna chiudere tutto, che stop alle scuole ma non ai centri commerciali mi raccomando, che la cultura può contagiare quindi stop a musei, film, spettacoli, che anche il Carnevale può essere dannoso e a Colombina abbiamo tarpato le ali.
Il peggio però, di questa settimana è avvenuto per voce, ma non portavoce a quanto pare, di due Governatori che evidentemente non sono mentalmente pronti ad affrontare emergenze come questa. E incapaci di rassicurare prima ancora dei loro elettori il loro popolo, la loro economia.
E l'aggravante è che entrambi hanno fatto figure ridicole da spettacolo di cabaret davvero ridicole; dal parlare per luoghi comuni, vero Zaia, all'incapacità di indossare la mascherina (sbagliata per altro) via web, vero Fontana. 
Parole che in questo momento, con questa situazione di paura e tensione, affossano un'economia già provata dal protocollo di prevenzione.
Altri hanno parlato, più che altro a vanvera, nelle ospitate televisive nei talk show di informazione e disinformazione tanto in voga ora. E ascoltandoli qu e là si capisce perché alcuni partiti sono caduti miseramente in disgrazia quando questi signori ne erano alla guida.
Parentesi due; oggi si chiude la prima settimana con ospite nei nostri confini il virus che arriva da lontano e quando tutto sembrava rientrare, io che abito in Friuli, ecco una deroga all'emergenza perché il virus ha iniziato a spostarsi anche ad Est.
Di questa settimana di quarantena molto italiana, gestita molto approssimativamente anche dal Conte-bis, forse una cosa di davvero positiva ci rimane: il fatto di aver staccato i figli da smartphone e PC ed esserci riappropriati di parchi e prati, insomma i pomeriggi all'aria aperta, come una volta.
Chissà non fosse questo lo scopo vero di questa quarantena.

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