Al giorno x, l'ennesimo giorno x di isolamento e distanziamento sociale, che per inciso non è una cosa così negativa, ascolto l'ennesima conferenza stampa "delle 18" della Protezione Civile, caduta con il responsabile Borelli in una piccola gaffe con il governatore lombardo Fontana riguardo l'uso della mascherina ("io non la metto" è stato abbastanza gratuito e fuori luogo). Conferenza utile forse ai primi giorni e non lo dico per sminuirne il significato o l'operato di chi lotta contro il Covid-19.
Col passare del tempo, delle conferenze "delle 18", delle conferenze a sorpresa del premier Conte, del lockdown di nazioni intere, i numeri via via proposti hanno inconsciamente creato in noi che dalle nostre case ascoltiamo i tg, una sorta di reazione allergica. Una sensazione urticante per le cifre annunciate al popolo con minuziosa precisione, come un tetto esercizio di contabilità dei caduti.
Annunciare alla nazione chiusa a casa e bardata con guanti e mascherina ogni giorno quanti connazionali si sono ammalati e quanti non ce l'hanno fatta, ecco io penso sia totalmente evitabile. Ma non da ora che pare ci sia un arresto dei contagi, che l'agognata Fase 2 è vicina, da prima, da subito, quando a cadere erano intere comunità e non un caso solo apparentemente qua e là nel Nord.
Hanno soprattutto evidenziato (vedi querelle sopracitata) quanto i vari apparati preposti alla gestione dell'emergenza, qualsiasi emergenza, siano slegati fra loro, ognuno dotato di un proprio vertice con potere decisionale.
Ha fatto emergere quanto il rapporto fra Stato e Regioni sia nebuloso, figlio di leggi e decreti che si perdono all'indietro negli anni e che nessuno ha mai osato rivedere, per interesse credo più che per volontà di farlo.
Hanno evidenziato quanto il mondo politico viva, e ahimè prolifichi, in una realtà tutta sua, incapace di obiettività e pregno di vis polemica.
La conferenza "delle 18" vorrei potessimo abolirla, vorrei sentire che il lockdown, la serrata di stato è fino a tale data, oltre i 15 giorni di isolamento, che prorogarlo di volta in vita crea sconforto, difficoltà, oltre a quelle già emerse.
Basterebbe lasciare agire gli organi preposti al netto, si al netto, di colore politico, idea politica e interesse personale.
Ce la faremo perché siamo italiani e perché siamo abituati a tirarci su dai nostri drammi, ma non dobbiamo ogni volta fare giochi di equilibrismo politico e diplomatico e assistere immobili e rabbiosi alla contabilità dei decessi.
Questo adesso no, non più.
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