Quarantena senza data

Giorno x di quarantena, perché ho smesso da un pò di tenere la contabilità dei giorni passati chiusi dentro casa, senza lavorare.
È iniziato aprile, è arrivata nuovamente l'ora legale. Verrebbe da dire come ogni anno, che non c'è nulla di nuovo.
C'è tantissimo invece che non va, perché adesso stiamo andando verso il primo mese di serrata, una lunghissima quarantena che non ha ancora una data di termine.
Se i primi giorni sembrava una condizione sopportabile, quasi uno stacco omaggio dalla triste routine quotidiana fatta di levatacce, code, parchimetri, cartellino o badge e rientro a casa il più delle volte smoccolando per le conseguenze delle azioni sopra indicate.
Magari si entrava a casa borbottando un saluto, sbuffando in maniera liberatoria.
Si cenava e un'altra giornata l'avevi messa da parte pensando che le ferie erano più vicine.
Adesso dopo tre settimane di quarantena il tempo si muove con un ritmo che non è il mio, perché di colpo sono rimasti tre luoghi, tre, dove poter entrare (alimentari, edicole e posta, na l'ultima oramai è on line) e la giornata la programmi in base a quanta gente puoi trovare in coda nei suddetti posti.
È una programmazio quotidiana che un po'ti salva dalla monotonia. Forse più le ore del mattino, di natura più veloci da trascorrere, rispetto alle ore pomeridiane. 
Proprio durante le ore pomeridiane del dopo pranzo questa pausa forzata comincia a pesare e non può essere solo la pesantezza dovuta al piatto abbondante di maccheroni appena mangiato.
È un arrendersi alla situazione dalla quale la via d'uscita sai già dentro te che è molto in là dal venire.
Chi ha la fortuna di avere un giardino sa che è il momento di affrontarlo, quasi con la stessa foga con cui si affrontava il Natale in un'attività commerciale.
C'è lo sconforto per non riuscire a riprendere il filo con la vita di prima, di prima di tutto questo. Lo sconforto prende anche quando ci si ferma a pensare che non si sa bene quando la vita di prima tornerà la stessa.
Siamo in quarantena, naufraghi nei nostri account social, e spesso in quelli di altri, che rimpiangiamo il lavoro, lo sbuffare, l'imprecare per il parcheggio.


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