San Marco a pensare

Mattina del 25 Aprile, non un giorno qualunque quindi, dalla radio dei vicini mi arriva la voce arrabbiata di Loretta Goggi che urla quanto sia maledetta questa primavera, e a sentirla in questi giorni è davvero così.
La tv l'ho lasciata accesa su uno dei tanti canali che trasmettono film a tutte le ore del giorno, e se dal giardino arriva la musica anni '80, dal salotto si muovono le immagini de "L'infermiera di notte", la commedia sexy all'italiana che tutti abbiamo visto almeno una volta ma nessuno ammetterà mai.
Girano per casa gli accenti esasperati di Banfi e Vitali mentre penso che oggi sarebbe il giorno della Liberazione e lo passiamo tristemente chiusi in casa.
A suo modo, per chi come me lavora nel commercio, è una piccola Liberazione perché è il primo anno dopo tanto che non ci sono negozi aperti nei giorni festivi.
Io lo festeggio partendo lento, molto slow, con un caffè sorseggiato sulla mia poltrona. Lascio che musica e film si mischino assieme, in fondo è una sensazione gradevole che in questa situazione particolare mi regala voci, suoni anche da oltre il giardino regalandomi una parvenza di normalità.
Una normalità, ci rifletto mentre bevo l'ultimo goccio di caffè e lascio che una, oggi casta, scena di quasi nudo femminile occupi lo schermo della tv.
Ecco cosa stona in questa situazione paradossale, la vita di tutti i giorni passata all'improvviso dalla frenesia al ritmo compassato di un film a metà mattina.
Anche adesso che festeggio il 25 Aprile, Liberazione, e le voci di apertura, riapertura, "Fase 2" di susseguono.
Sarà vero? Le voci che dal governo, dalla TV, arrivano onestamente le trovo meno convincenti della battuta appena pronunciata da Lino Banfi.
La Liberazione, quella da Covid-19 ha una gestazione troppo lunga per convincermi che sarà davvero il 4 maggio.

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