Jim Thorpe

Jim nasce in in luogo indefinito dove il cielo e lo sport si incontrano. Uno di quei luoghi che non hanno un posto fisso nelle carte geografiche nell'America della Frontiera lanciata verso Ovest e verso il nuovo secolo.
Jim nasce in Oklahoma probabilmente in un luogo imprecisato fra Prague e Bellemont, sicuramente in un territorio che è riserva indiana, perché nel 1888 l'America vive di Frontiera e riserve indiane per ripulire la sua anima dal colonialismo più selvaggio cui i nativi sono stati sottoposti.

Jim nasce il 28 Maggio del 1888 in una capanna nelle colline dell'Oklahoma; mamma e papà sono per metà amerindi, entrambi, con sangue francese ed irlandese, come timbro perenne del caos con cui l'America di fine Ottocento convive.
Nasce mentre il sole illumina il sentiero che porta alla capanna dei Thorpe, forse un segno, un attimo di poesia per compensare le condizioni di vita della riserva.

È un'America che sta incrementando la propria produttività industriale e agricola quella che si affaccia nel XX secolo, che inizia a mandare al mondo i primi segnali della futura supremazia politica e culturale, facendo convivere differenti ambienti sociali.

James Francis Thorpe si chiama per la riserva Wa-Tho-Huk, sentiero lucente appunto, perché quel raggio di sole randagio ha aspettato la nascita sua e del gemello prima di allungarsi verso il bosco e sparirvi nella vegetazione, come il sole tre la collina.
È un sangue misto per tutti gli americani che vivono oltre il confine della riserva e deve studiare nelle scuole indiane, altra istituzione figlia del colonialismo americano.
Jim, cresce robusto, alto e possente con la pelle di rame e la mascella volitiva, le spalle enormi che racchiudono braccia muscolose.

È forte Jim, ma non ha voglia di studiare alla scuola indiana di Tecumseh, specie quando muore il fratello. Quella è la scossa della ribellione di Jim. Vuole cambiare scuola, la cambia, cambia stato. Va in Kansas, fugge dal padre e dal suo sangue irlandese più portato a bere che a crescere un figlio.
Jim fra le sue braccia muscolose ha idealmente racchiuso la riserva, le colline dell'Oklahoma e ne ricava la forza necessaria per andare avanti.
E così arriva a Carlisle, Pennsylvania.
Ora che è solo al mondo decide di studiare alla scuola di Carlisle, quella americana, come lui, non più indiana.

L'America che sta cercando di diventare potenza economica fa ancora fatica a superare le proprie contraddizioni, le stesse che l'avevano portata alla sanguinosa Guerra Civile, peraltro un secolo dopo, oggi, non ancora superate del tutto. 
Jim rimane indiano per gli americani dell'est e un mezzosangue per quelli dell'Ovest.
È però nel 1907 un giovane uomo capace di studiare e lavorare, un giovane uomo con un fisico imponente. È alto, pesante ma veloce e agile. La parte indiana di Jim esplode in tutta la sua completezza quando dopo aver lavorato alla fattoria, impiego trovato per poter vivere, a scuola si iscrive ad una gara di salto in alto e in abiti normali, quelli usati per lavorare i campi, salta 1,85 e batte tutti gli atleti in gara.

È un'America di grandi controsensi, in lotta con economie precarie, corse ai giacimenti auriferi e aperta allo sport, alla stampa, al mondo che si sta avvicinando all'essere moderno.

Uno studente atleta come Jim non può non passare inosservato ai tanti osservatori sportivi che affollano fiere e competizioni scolastiche. Non può perché è un atletica poliedrico, quasi feroce nel suo competere.
Pratica atletica leggera, football americano, baseball, lacrosse (disciplina mutuata dai college dalla cultura indiana) e anche il ballo da sala, cosa questa che oggi può sembrare insolita ma che insegna a Jim a calibrare la propria agilità.

È il 1911 quando Jim Thorpe sceglie di dare la precedenza al football americano, dedicandosi sporadicamente all'atletica leggera.
Gioca nella squadra del college con il ruolo di running back, l'atleta preposto quindi al gioco di corsa. 
Jim corre come i nativi rincorrevano le mandrie nelle pianure, corre spinto da tutta la riserva.
Lo fa così bene che in breve tempo riempie le cronache sportive con le sue imprese.
Nell'incontro di Carlisle contro la prestigiosa Harvard segna tutti i punti della sua squadra nella vittoria 18-13.
Non solo; porta Carlisle ai campionati nazionali di college.
Jim corre, corre e spinge, contrasta e non molla quella palla ovale.
Ha il fisico robusto per evitare i contrasti anche cattivi degli avversari. 

Non è il football americano che conosciamo oggi, con pagatissimi e famosi atleti di colore e armature a proteggerne il fisico, no.
Gli atleti di colore non possono praticare sport, lui non è completamente bianco quindi l'elemento che soffre di più i contrasti avversari.
Jim però indossa il caschetto in pelle e la maglia con una strana imbottitura nelle spalle e corre, nasconde agli avversari la palla e segna punti, touchdown. 
E se corre 92 yarde, cento metri circa, e il touchdown viene annullato, lui nell'azione successiva nasconde la palla e corre per 97 yarde.
Inevitabile vincere nel 1911 e nel 1912 il premio di miglior atleta dell'anno.
Jim Thorpe nel biennio 1909-1910 accetta un piccolo compenso per tornare anche a cimentarsi nel baseball, favorito dai calendari differenti delle due discipline, nella Carolina del Nord; sembra nato per lo sport.

Sentiero lucente ha trovato la sua condizione, la sua personale riserva in cui sentirsi libero di essere semplice un atleta americano, per molti aspetti il migliore.

L'America dei primi anni del secolo ha capito quanto importante sia lo sport e il suo peso nella società, non solo studentesca.
Partecipano alle Olimpiadi istituendo fin dal 1880 dei meeting di atletica chiamati All Around dai quali escono le selezioni a stelle e strisce.
Per le Olimpiadi di Stoccolma 1912 nascono i Trials, competizioni più complete che nel programma di gara vedono per la prima volta presente il decathlon, disciplina che come il fratello minore pentathlon, prevede gare multiple con in palio punti utili per la classifica finale.

Jim Thorpe osserva il programma dei Trials e decide che l'atletica leggera può rappresentare nel contesto dei Giochi Olimpici un interessante diversivo dagli amati sport di squadra.
Vince i Trials facendo squadra con il futuro presidente del Comitato Olimpico, Avery Brundage, e ottenne il pass per rappresentare a Stoccolma il suo paese nel pentathlon, nel decathlon, nel salto in lungo e nel salto in alto.

Jim Thorpe, Wa-Tho-Huk, non è più solo il mezzosangue che pratica sport ma è uno degli atleti di punta della selezione americana.

In Svezia l'avventura olimpica di Thorpe inizia dal pentathlon.
Ad assistere alle gare ci sarà il sovrano svedese Gustav V vicino al pedagogista barone De Coubertin che tanto si è speso per riportare dalla polvere della storia Olimpia ai giorni nostri.
L'edizione scandinava sembra aver copiato in toto l'edizione londinese di quattro anni prima e, appassionati di sport e monarca possono godersi lo spettacolo sportivo in una estate particolarmente calda.

Wa-Tho-Huk ha capito che Stoccolma è la sua prateria e si prepara alla caccia come i suoi antenati indiani.
Vince quattro delle cinque gare, chiudendo al terzo posto la gara del giavellotto; Jim trionfa con 400 punti di vantaggio sul norvegese Bie. Il giorno della vittoria finale si qualifica anche per la finale del salto in alto, chiudendo in questo caso al quarto posto.
L'America nei lanci della telescrivente scopre un atleta impressionante per fisicità e costanza.
Ora Wa-Tho-Huk è per tutti Jim, americano.
Prima della gara di decathlon si qualifica anche per la finale del salto in lungo, gara che terminerà al settimo posto.

Nonostante un fisico massiccio Thorpe non dimostra difficoltà nello sforzo fisico e nel recupero, condizione ideale per affrontare l'ultima prova contro l'idolo locale Wieslander.
Non è una disciplina facile ma Jim finge che si tratti solo di yarde da percorrere, basi sulle quali scivolare.
E inizia. 
In tutte le dieci gare Thorpe partecipa dando il massimo arrivando sempre fra i primi quattro in classfica, piazzamenti che alla conclusione della gara gli valgono 700 punti di vantaggio sul secondo e la vittoria della seconda medaglia d'oro.

È senza dubbio la sua Olimpiade (anche se per ironia della sorte passerà alla storia anche per eventi drammatici e particolari) tant'è che alla fine dei Giochi riceverà oltre alle due medaglie anche due premi speciali offerti da re Gustav V e dallo Zar Nicola II di Russia.
Per il sovrano svedese anche un complimento che rimarrà nella storia delle Olimpiadi, il riconoscimento a "più grande atleta del mondo".

Il rientro a casa è un trionfo di applausi, lustrini e parate, Broadway e matrimonio.
Si sposa una prima volta nel 1913 contemporaneamente alla firma sul contratto per i New York Giants di baseball, coi quali resterà fino al 1919, tranne una piccola parentesi ad inizio 1917 nei Cincinnati Reds.
Diventa papà quattro volte ma arriva anche il divorzio.

Jim è una star della nuova America, riconosciuto e osannato. Non parteciperà più alle Olimpiadi perché nel 1916 su Berlino, sede designata, e sull'Europa incombono le trincee della Prima Guerra Mondiale, ma parteciperà a feste e ricevimenti nei quali assieme alle strette di mano abbonderà sempre l'alcool, tallone d'Achille di Wa-Tho-Huk.
L'alcool lo rincorre e lo trova sempre, forse per richiamo della parte di sangue irlandese.
E Wa-Tho-Huk torna il ragazzo indisciplinato di Tecumseh, fragile.
Fragile in un corpo massiccio e forte; si risposa verso la fine della sua carriera sportiva e diventa nuovamente padre, altre quattro volte.
L'alcool non scalfisce la tenuta sportiva di Jim.
Fedele alla sua avversione a disputare solo uno sport per volta dal 1915 al 1928 disputa i campionati di football americano creando con i Canton Bulldogs l'associazione APFA, madre dell'odierna NFL.
Non pago di giocare allena i Bulldogs e presiede l'APFA.
Dopo i tre titoli targati 1916, '17 e '19 non vincerà più titoli e a 41 anni Jim Thorpe decide di ritirarsi.

L'alcool continuerà ad accompagnare i suoi giorni e le sue paure. 
Qualcosa però aveva influito nella sua corsa a bere; quando trionfò alle Olimpiadi viveva l'obbligo di non ricevere alcun compenso per le prestazioni sportive, secondo i dettami cari a de Coubertin.
Rientrato negli Stati Uniti aveva ricevuto onori e gloria ma non aveva considerato che l'AAU (Amateur Athletic Union), l'ente che all'epoca avrai tendo lo sport dilettantistico americano.
Nel 1913 l'AAU scopre che nel biennio 1909-1910 per alcune gare baseball in Carolina del Nord Thorpe ricevette un piccolo compenso.
Troppo per le concezioni dell'epoca che non consideravano l'aspetto sociale, il fatto che Thorpe accettò del denaro per fame non per gloria.
A poco servì la lettera che Jim scrisse all'AAU, scusandosi, addirittura dando la colpa per questa svista al suo essere per metà indiano e quindi per i soloni dell'associazione un po'meno preparato suo regolamenti degli altri americani.
Il CIO sollecitato dagli americani, nonostante l'opinione pubblica non fosse particolarmente colpita dallo scandalo, toglie gli ori a Thorpe.
Il quale malvolentieri accetta la sentenza, sia pure mossa dopo i tempi minimi richiesti dal CIO per ogni ricorso, e accetterà di continuare la carriera sportiva dichiarandosi pro.

L'alcolismo accompagno Thorpe sempre più assiduamente nella seconda parte della sua vita.

Jim si sposa una terza volta ma quel fisico possente comincia a lanciare segnali preoccupanti. Uscito dalla Depressione del 1929
fatica a mantenere la numerosa famiglia; accetta molti lavori di fatica, piccoli ruoli nel cinema, quasi sempre in ruoli da capo indiano come se quello in realtà fosse il suo marchio.
Quando Hollywood gli dedica il film "Pelle di rame" con Burt Lancaster nel 1951 lui non vede un dollaro perché i diritti li aveva ceduti nel 1931 alla MGM.

Lo sport si ricorda di lui nel 1950 che lo elegge Atleta del secolo seguito dalla stampa specializzata che lo elegge miglior giocatore di football.
Sorride Jim, lontano da quel sentiero lucente che lo illumina da troppo lontano.
È con la terza moglie, in una modesta roulotte eletta ad abitazione, quando è colto dall'infarto che lo uccide nel1953 a 65 anni.

Lascia la terza moglie e otto figli.
Proprio loro, i figli, faranno negli anni pressione su CIO e sull'AAU per riabilitare le vittorie del padre.
Qualcosa per onorare il maroto aveva fatto la terza moglie Patricia Askew vendendone la memoria alla città di Mauch Chunk in Pennsylvania, che in cambio eresse una statua di Thorpe con incisa la frase pronunciata da re Gustav V e cambiò il nome cittadino semplicemente in Jim Thorpe, così che il marito fosse giustamente ricordato negli anni.

La Fondazione Jim Thorpe creata dai figli non si arrese mai e con il sostegno del Congresso Usa nel 1982 dimostra il ritardo con cui l'AAU presentò reclamo e nell'ottobre dello stesso anno il CIO dichiarò Thorpe co-vincitore delle due gare olimpiche.
A onor del vero i due vincitori a tavolino Bie e Wieslander considerarono sempre Thorpe il vincitore.
La cerimonia di consegna degli ori agli eredi avvenne nel Gennaio del 1983.
Dopo l'emissione di un francobollo Usa denominato "Thorpe la stella di Stoccolma" Wa-Tho-Huk ebbe l'ultimo riconoscimento alla sua straordinaria carriera sportiva nel 2009 quando risultò 37° sui 100 migliori giocatori di football americano di tutti i tempi e titolare nella formazione tipo riferito agli anni '20.
La stessa NFL dal 1986 assegna al miglior difensive back del campionato universitario il Jim Thorpe Award.

James Francis Thorpe, Wa-Tho-Huk, visse più vite sportive, più volte, dimostrando di essere sempre il più forte, seguendo sempre quel sentiero di luce che lo accolse alla nascita.



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