I Fradei

Nel 1608 la Serenissima Repubblica di Venezia entra nella fase calante del suo dominio sull'Adriatico, il Dogado che di fatto terminerà a Campoformido nel 1797, con la firma del Trattato in favore del francese Napoleone.
Inizia a vivere quindi una fase di agitazione interna che costerà il comando al Doge abdicatario Ludovico Manin.
Venezia da secoli governa l'alto Adriatico, quello attualmente italiano composto dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e le province croate di Istria e Dalmazia (popolazioni anche al momento della caduta fedeli alla Repubblica), con pugno di ferro, violenza e corruzione.
Tutto il territorio del Dogado è assoggettato alle sue leggi, ai suoi commerci.
Nei piccoli borghi sparsi nella Repubblica non di rado si levava la protesta verso il Leone di San Marco non più conquistatore di terre e mercati ma simbolo di violenza e sopprusi.

Di questo territorio faceva parte da sempre Loreo, il mio paese.
Oggi il mio paese è interamente in provincia di Rovigo, sia pure al confine con la provincia di Venezia, ma per la Chiesa sotto la diocesi di Chioggia, provincia di Venezia, quindi profondamente legato al vessillo di San Marco tanto da conservare in perfetto stato le ville che i Dogi lungo il canale Naviglio usavano nei loro soggiorni fuori dall'isola capitale.

Loreo come gli altri paesi "navigabili" della Repubblica era, ed è anche oggi nonostante piccole e grandi fabbriche siano presenti nel territorio, paese di artigianato navale, maestri d'ascia, di campagna, con frazioni intere in mano a pochi proprietari terrieri il cui passaggio resta oggi nel nome della frazione stessa.
Era anche profondamente cattolico e sparse fra i campi di granturco sopravvivono al tempo verone votive e le piccole chiese, spesso solo un altare e un campanile, fulcro della vita religiosa degli stessi proprietari.

All'inizio di giugno da quando con la mia famiglia ci siamo trasferiti nell'attuale casa, la mia mamma ha sempre osservato, da lontano e dall'alto di un appartamento al terzo piano di un condominio sopravissuto all'alluvione del 1951, una strana processione religiosa.
Strana ai miei occhi di bambino.
Non era nella normalità delle cose, dal mio infantile punto di vista, vedere da lontano quella lenta e lunga processione di persone incappucciate, nascoste sotto tuniche rosso porpora. 
Vedevo con la mamma le luci ballerine delle fiaccole danzare nell'aria umida di quelle notti di inizio giugno.
"Mamma cosa fanno?"
Lei interrompeva la preghiera silenziosa e mi rispondeva con pazienza che semplicemente era la Trinità.
La Trinità, io non avevo idea di cosa fosse ma osservavo quel serpentone incappucciato sparire lento all'orizzonte con la Croce ad aprire il corteo, mia madre pregare e come lei dietro le finestre delle altre case centinaia di altre persone.

Nel 1608 gli abitanti del Dogado scelgono la fede per sopravvivere ad una Serenissima più affamata e violenta che vicina ai suoi abitanti.
I Loredani in quell'anno chiesero l'aiuto del vescovo Lorenzo Prezzato per superare quel momento angusto e difficile.

La mia infanzia e quella dei miei coetanei per anni ha significato corse sul sagrato del Duomo con la facciata barocca disegnata da Baldassare Longhena  e soprattutto le corse al campetto dietro lo stesso Duomo costeggiando le mura regolari, quasi anonime, dell'Oratorio della Santissima Trinità. 
Edificio che come il Duomo racchiude affreschi, quadri e altari unici in regione e al tempo stesso  garantiva ombra e fresco negli afosi pomeriggi bassopolesani al campetto dove ci si ritrovava a giocare.

Il vescovo, a lavori dell'Oratorio ultimati propose ai Loredani di riunirsi in preghiera e costituire all'interno dello stesso una Confraternita dedita alla preghiera, all'elemosina e all'assistenza.
Il paese accolse l'idea del prelato e nell'Oratorio vi istituì la sede della neonata Confraternita.
Essendo l'edificio dedicato alla Santissima Trinità negli anni, ai primi di giugno i confratelli si ritroveranno e celebreranno il loro rito, tutt'ora in parte segreto.
La Confraternita prenderà il nome di Confraternita della Santissima Trinità o anche dei Battuti o Flagellanti, comunemente chiamata "dei Fradei" dall'antica lingua veneziana.

Vedevo mia madre congiungere le mani e pregare, non a voce alta ma in silenzio, quasi fra sé e sé. Pregava mentre quella strana processione procedeva in silenzio, occupando tutta la strada principale del paese, uscendo di fatto dal paese per terminare la camminata in un'altra chiesa, appena dopo il cimitero fuori del paese.
La Chiesa della Madonna del Pilastro, una delle più antiche del Polesine, ristrutturata dai Dogi già nel 1553.

Il giorno dopo cercavo di ripercorrere con la mia bicicletta gialla con il cambio sul tubo, la stessa strada dei Fradei, partendo dall'Oratorio per giungere poi al Pilastro, sull'argine del Po di Levante.
Non vedevo nulla di strano in quei giorni di inizio estate. 
La Trinità è una festa mobile, quindi non ha una scadenza precisa nel calendario ma i Fradei compiono il loro rito la notte della vigilia.
Sentivo l'odore dei campi appena arati e già battuti dal caldo opprimente, l'odore del Po, e della dogana degli idrocarburi sulla sponda opposta.
La Chiesa della Madonna del Pilastro mi sembrava piccola per ospitare quel serpentone silenzioso di persone e nel mio mondo di bambino la paura di entrare in un posto tanto sacro mi faceva solo compiere un giro del perimetro della Chiesa e nulla più.
Sentivo solo un vago odore di incenso ma nulla più.
Ogni volta tornavo a casa con gli stessi dubbi e ogni volta sia la mamma che il papà mi rispondevano che era un segreto.

La vita della Confraternita sopravvisse ai destini della Serenissima e negli anni ha visto aumentare il numero dei confratelli a dismisura, contando anche sulla presenza di quei compaesani che per necessità o scelta hanno dovuto lasciare Loreo.
Oggi il numero dei Fradei è di circa 2 mila dopo aver avuto anche più di 10 mila confratelli.

Sapevo che la Confraternita era composta quasi interamente da uomini e che le poche donne che ne conoscevano i segreti erano donne comunissime, amiche di famiglia che conoscevo pure io.
La curiosità per la processione notturna mi ha accompagnato per anni fino a quando nella libreria di casa non trovai un libro che spiegava "I Fradei".
Da allora ho osservato anche da lontano compaesani e non, pregare e dar vita a quella processione notturna che piaceva tanto a mia madre e che nel suo spirito racchiude uno spirito di ribellione che con gli occhi da bambino non avrei mai immaginato.







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