Mario e l'Acqua Velva

Adolescenza, un po' di più, un passo prima dell'età adulta, un nuovo anno scolastico che sta per cominciare.
Ho il giorno libero in questo giorno che secondi gli esperti del meteo dovrebbe segnare la fine dell'estate.
Sono separato, con tutta la calma del mondo faccio colazione al solito bar mentre aspetto il solito autobus che mi porta il figlio più grande, pronti finalmente a passare assieme la nostra giornata.
L'adolescenza è quell'età in cui ogni giorno, anche con più episodi nella stessa giornata, tutto di te cambia, specie se sei maschio e voce ed ormoni si incrociano nel tuo corpo per renderti a volte una persona completamente diversa da quella salutata il mattino.
È quell'età in cui magari l'acne arriva ad infastidirti il viso, in cui hai l'ormone che spinge verso l'altro sesso, in cui la voce ti rimane a doppia tonalità, bassa e acuta nella stessa frase.
Fasi della vita, ovviamente, ma che danno vita alle volte ad agglomerati umani quasi maggiorenni che ciondolando per le vie del centro città, che emettono suoni malstrutturati, ora gutturali ora striduli, che non conoscono sempre l'effetto benefico del deodorante e che hanno sul viso presenze lanugginose chiamate baffi.
Ecco, i baffi, la barba, il radersi.
Una conseguenza naturale del crescere, ultimo step dello sviluppo fisico maschile, che ognuno vive con tempi diversi perché il fisico non è per tutti uguale.
E in quegli agglomerati umani noti sul volto evidentemente giovane una sottile striscia, scura o chiara non importa, vellutata che incornicia il labbro superiore.
Baffi di velluto quindi.
L'anno scolastico alle porte, a qualunque anno ci riferiamo, è la data che ad un certo punto l'adolescente segna in rosso sul calendario perché per quel giorno, a qualunque giorno ci riferiamo, il viso sarà senza ombra di dubbio rasato, pulito, preludio all'età adulta.

L'aria è fresca e sono quasi tentato di dare ragione ai meteorologi in tv se non fosse che il tavolino è all'imbocco di un porticato dove per fisica naturale l'aria vi si infila dentro dando vita ad una gradevole corrente.
Bevo il mio cappuccino mentre osservo il via vai di autobus in entrata ed in uscita dalla piccola frazione in cui vivi.
Ecco, l'orario dell'autobus: avrà saputo interpretare l'orario appeso ad ogni fermata? Avrà finalmente, lo penso esasperato, capito la differenza fra orario feriale, orario festivo e non scolastico? 
Non cerco risposta, per sua fortuna ho il giorno libero, ho i tempi di attesa piacevolmente dilatati e lascio che arrivi quando vuole.
L'adolescente ha un suo timer, un conteggio del tempo personalizzato figlio più dell'insolvenza che della vera necessità di guardare il tempo che passa. Negli anni ho sviluppato la personale teoria che l'adolescente, anche mio figlio quindi, interpreta le ore osservando il sole, non con l'effetto astronomico di una meridiana (troppo lavoro incrociare anche l'effetto delle ombre) ma secondo la teoria del "finché c'è la luce del sole...".

Velluto.
Tessuto che presenta sul lato chiamato dritto un fitto pelo, una peluria.
Trovato il punto di incontro quindi.
Lo vedo arrivare da lontano, infilato nei suoi jeans anche se il termometro segna 35° e t-shirt con uno dei supereroi Marvel: adolescente ma in fondo ancora un po' bambino. Cammina spedito verso di me alzando il braccio lungo e magro, spigoloso quasi, per salutarmi. È alto e magro, allampanato, un po' sulle nuvole: mio figlio mi raggiunge al tavolo del bar.
Mi saluta con il solito "Ciao papà!", salutandomi con la mano aperta. 
Mentre rispondo al saluto lo osservo con più attenzione e sorrido nel notare quella sottile riga vellutata sotto il naso.
"Sei pronto? Lunedì ricominci!"
È già tempo di ricominciare scuola, libri, abbonamenti all'autobus, ansie varie ed eventuali, scioperi, ressa, forse altri "Friday for the Future" se Greta riprende il ruolo che l'opinione pubblica le aveva cucito addosso e la pandemia ha bloccato, insomma si ritorna ad una vita più normale.
Io cerco di finire il mio cappuccino, lui il succo di frutta.

L'Acqua Velva Ice Blue mi guardava ogni mattina dall'alto della mensola del mobile bagno. 
Stava lì, a mia memoria da sempre, forse era compresa nel costo del mobile. Era in alto vicino il rasoio, il pennello e la ciotola per il sapone da barba ben puliti, la piccola scatola di lamette rigorosamente Gillette e una mensola più sotto la pasta lavamani Cyclon nel suo barattolo blu e giallo che grattava via dalle mani di papà ogni tipo di sporco.
Tutto nello stesso ordine come l'Arma dei Carabinieri, fedele nei secoli.
Ma la boccetta di Acqua Belva Ice Blue mi attirava più delle altre cose.
Più che altro perché quello era il profumo del mio papà da che ne avevo memoria.
Chiusa l'anta del mobile mi guardavo riflesso nello specchio con dei baffi vellutati che valutavo ogni giorno se tagliare o meno.

"Papà mi insegni a radermi?"
Eccola, l'adolescenza che sta finendo, che si accorge che è ormai prossima la maggiore età.
"Certo, nel mio armadietto c'è tutto quello che serve. Prima che ti rientri a casa ti radi."
È un giorno importante: se mio figlio ha deciso di radersi la striscia di velluto sotto il naso vuol dire che sente particolarmente l'esigenza di presentarsi ai compagni col viso pulito.
La voce quella, è ancora alla ricerca della modulazione giusta.

L'armadietto bianco, laccato, con due ante ai lati dello specchio; una era completamente bianca, l'altra era specchiata, con gli inserti in legno che la faceva sembrare una porta all'inglese. 
Il mio papà aveva le sue cose in quella senza specchio per quanto quando si trattava di lavarsi occupava il bagno più della mamma.
Era fine agosto, giornata di caldo afoso anche solo a star fermi. 
Non bastasse il caldo naturale Mario, il mio papà, accende anche i faretti dello specchio " che così vedi meglio!", senza calcolare però l'effetto del calore della luce bianca direttamente sul mio viso.
La ciotola è di legno e il papà la riempie per metà schiacciando dentro il contenuto del tubetto verde menta a marchio Palmolive "che è il sapone da barba più buono, sai?".
Io aspetto che Mario col pennello dalle setole morbide ammorbidisca il sapone per iniziare la mia prima rasatura.
"Xè pronta, se cuminsia." 
È pronta, si comincia, e sorride.
Me la mento sul mento e sulla bocca; menta, menta forte, così forte che mi sento una renna intenta a mangiare muschi e licheni.
"Xè forte cussì te verze da pee."
Ovvio, forte perché ti allarga i pori, ovvio, più avanti scoprirò che basta lavarsi prima con l'acqua calda.
Mario è mancino ma usa articoli, forbicine e rasaio, per destrorsi ma ha le mani forti e delicate di un muratore che accarezza gentile il volto del figlio o il muro di una casa appena terminata.
Sono madido di sudore perché afa e faretti hanno reso il bagno simile ad un hammam.
Ho il viso pulito, senza inserti di velluto, mi piaccio.
Mario sorride contento e mi pizzica una guancia.
"Te gà de metare soo un già de questa."
Devo mettere un po' di cosa?
Si allunga un attimo e prende la boccetta di Acqua Belva Ice Blue. Basta mettere un po' di questa e massaggiare un po' il volto.
E detto questo ha pulito rasoio, ciotola e pennello ed esce dal bagno.

Mio figlio decide di radersi prima di pranzo e lo accontento. È asmatico ed evito le schiume da barba al mentolo e gli faccio lavare il viso con abbondante acqua calda. Lo friziona con un asciugamano e iniziamo a raderci delicatamente i baffi vellutati.
Sorrido nell'aiutarlo, lui trattiene il sorriso perché lo guardo finto serio.
Pochi, pochissimi minuti e anche per lui a fine agosto avviene la prima rasatura.
"Ti devo mettere un po'di dopobarba per ammorbidire un po'la pelle."
Ne ho diversi, tutti in gel e senza alcol o menta.
Ne prendo uno di Yves Rocher, il più naturale possibile e gliene verso un po' in una mano.
Se lo mette sul viso e si guarda soddisfatto allo specchio.
Ora so che dopo questo momento tutto nostro arriveranno altre cose che lo porteranno all'età adulta.

Vedevo mio papà schiaffeggiarsi quasi con forza il viso e osservarsi soddisfatto allo specchio dopo la rasatura pelo e contropelo.
Voglio imitarlo e verso nella mia mano una dose abbondante di Acqua Velva.
L'odore è balsamico con un retrogusto di amaro.
È il cosmetico maschile più vecchio in commercio, così alcolico che ai tempi del secondo conflitto mondiale era in uso ad ogni soldato americani come bevanda e non come dopobarba.
Ecco il perché dell'aggiunta di un agente amaro che lo ha reso imbevibile.
Sopravvissuto alla crisi del 1929, nato come colluttorio, ora è nell'armadietto di papà.

Ho la mano che è bagnata di dopobarba, è il momento. Chiudo la mano destra con la sinistra e velocemente le porto sulle guance e sulla bocca. E all'improvviso l'afa e il caldo del bagno di casa non ci sono più, sento talmente freddo che la pelle mi brucia, mi sento un lemming all'arrivo dell'inverno.
Troppo balsamico, troppo dopobarba, troppo alcol, non sono pronto.
Getto il viso sotto il rubinetto dell'acqua fredda e pian piano dal Polo Nord ritorno nel Delta del Po.
Ho le lacrime per il cambio di clima sul viso.
Papà sicuramente lo sapeva e ne ha approfittato ma non posso replicare.
Questa è la seconda lezione dopo aver imparato a farmi la barba: prova sempre prima i prodotti che userai.
Da quella volta però la boccetta di Acqua Velva Ice Blue è rimasta al suo posto senza che io la sfiorassi più e anzi l'ho sempre chiamata ironicamente Acqua Belva perché davvero poteva far uscire il peggio da un uomo.

Mio figlio riparte verso casa contento, io pure e al rientro osservo l'altro figlio maschio e penso che fra qualche anno questo rito particolare si ripeterà con lui.

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