E vinse il Si

E vinse il Si.
Con tutte le parti scese in campo a fare ugualmente festa, anche chi si era speso per il No, che tanto la poltrona era comunque sicura.
Forse.
Tutti a strappare per un motivo o per l'altro la bottiglia buona, quella messa da parte per le grandi occasioni.
Quali che siano in questi giorni non è proprio chiaro.
Il Si referendario quindi taglierà poco più di un centinaio di onorevoli e senatori, risultati un peso per questo Parlamento.
E il fatto che questo Parlamento in questa legislatura così ambigua in fatto di alleanze e guida, abbiamo solo emendato dimostra che non ha lavorato bene e che quindi il taglio deciso dal Si sia più che lecito.
E a giudicare dalla percentuale che ha riportato il Si era quello che voleva la gran parte degli elettori.
E pazienza se magari con il senno di poi ci si è accorti che forse la domanda non era posta bene, non era chiara. 
Ora tocca a chi di dovere e in questo caso sono le stesse persone che hanno creato non poca confusione in senno di campagna elettorale.
Ci tocca affidarci alle solite facce, quelle che hanno lanciato in parallelo al referendum la sfida elettorale su regioni e sindaci. Con esiti tragicomici in alcune realtà.
Ha vinto il Si, il centrodestra che si tiene stretto Veneto e Liguria e strappa le Marche al centrosinistra (vittorie per altro in regioni che hanno saputo gestire al meglio durante il lungo periodo di lockdown), ha vinto il centrosinistra che tiene Puglia, Toscana e Campania (De Luca con percentuali quasi bulgare) come forse era prevedibile. 
E tutti a fare festa a dire che non si è perso e che l'altro non ha vinto.
Doveva essere in qualche maniera una spallata al Governo ma non si è ottenuto neanche questo; certo con i due senatori eletti alle suplettive Conte un senatore in quel di Palazzo Madama lo ha perso (un pentastellato il movimento privo ormai di slancio che in fondo è l'unico certo della sconfitta sul territorio) e ora la maggioranza di questa strana coalizione sarà da rivedere.
Insomma ha vinto il Si e hanno vinto tutti.
La certezza unica è che ora il lavoro da fare è tanto a partire da scuola, lavoro e sanità possibilmente a braccetto col Mes, per fare un passo avanti che aspettiamo da trent'anni.
E festeggiare anche noi che non frequentiamo il Parlamento.

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