La scuola e il teatro dell'assurdo

Primo settembre.
Mese nuovo e ufficialmente inizia il countdown, almeno qui nella mia regione (FVG), per il tanto agognato e sognato rientro dei nostri figli nelle aule scolastiche.
Una voglia di ricominciare a studiare per certi versi senza precedenti perché in un altro contesto, ripuliti dal pericolo Covid-19, nessuno dei nostri figli il primo settembre sarebbe quasi smanioso di ritornare sui banchi di scuola.
Ecco, in quest'ultimo scorcio di frase ci sono due temi attuali che sono diventati problemi, enormi dal mio piccolo punto di vista.
Quello di padre.
Il primo problema che questo strano countdown incontra è proprio legato alla riapertura, la data precisa. 
Ancora ieri sulla stampa regionale il mio governatore (Fedriga) assicurava che il 14 settembre tutte le scolaresche con le precauzioni del caso sarebbero rientrate nei rispettivi comprensori scolastici. Bene, una rassicurazione forte verrebbe da dire, da segnare in rosso sul calendario appeso quasi sempre alle pareti delle nostre cucine.
Però, c'è sempre un però velato o meno dentro queste affermazioni dal sapore molto, troppo, mediatico-politico.
Il secondo problema che colpisce è che a treici giorni dall'inizio io non so come saranno di fatto composte le aule dove i miei figli studieranno, non so in che tipo di banchi assisteranno alle lezioni e nemmeno come.
E questo mi sembra tanto il brutto canovaccio di un teatro dell'assurdo messo in scena direttamente dalle parti di Viale Trastevere, Roma ( a titolo informativo la sede del MIUR).
Perché malgrado i governatori si sprechino nel dare date, sicurezze a tutti i protagonisti di questa storia i tanto agognati banchi con le ruote, singoli che si sanificanti da soli, o non ci sono o siamo costretti ad impiegare l'Esercito per la sua consegna.
L'Esercito...
E poi resta sospesa in mezzo ai due problemi una selva di domande legate ai "se il bambino ha la febbre a scuola", "se l'insegnante si ammala", "devono tenere su la mascherina tutta la durata delle lezioni?"; risposte a giudicare da quanto detto e fatto dai rappresentanti il nostro disgraziato mondo politico ovviamaente non ce ne sono perché siamo sempre più bravi a creare il problema, scovarne di nuovi, lasciando la risposta in un angolo, mettendola all'angolo.
Mancano, questo in realtà è un problema eterno del mondo dell'istruzione, personale docente e non capace di garantire il corretto svolgimento di una sola giornata di scuola in un qualsiasi momento di un anno normale, figurarsi ora.
E i protocolli da rispettare? Una nebulosa sempre più ampia; tamponi a chi è di ruolo e non ai precari (giunge a mezzo stampa oggi questa notizia), mascherina che in aula si può togliere (e quando un alunno chiede di avvicinarsi alla cattedra?) a volte si a volte no, ricreazioni senza l'obbligo di mascherina ma col rischio ovvio vista l'età degli studenti di creare assembramenti anche piccoli ma pur sempre assembramenti.
Banchi con le ruote, ma perché mie cari signori?, che già per il fatto di essere fatti così a mio modesto parere rappresentano un rischio. 
Insegnanti che ad un certo punto dell'anno scolastico non sapranno più chi informare in caso di febbre o sintomi da Covid-19. Isolamento in uno spazio ricavato appositamente per l'emergenza, del bambino o dell'insegnante.che durante la lezione presenta i primi sintomi.
Cari governatori, sorvolo dal chiederlo al ministro, come possiamo sperare che il 14 settembre si parta con il nuovo anno scolastico?
Caro Fedriga è davvero sicuro che le scuole in regione (ripeto, FVG) siano pronte a garantire protocolli di sicurezza, DPI e quant'altro serva a prevenire e contrastare il Covid-19?
Ricordo che è sempre lei che ha autorizzato le aperture dei confini e che sempre lei ha autorizzato le aperture delle discoteche e delle spiagge.
Può darsi che l'intenzione fosse la migliore per aiutare anche l'economia regionale, ma vogliamo parlare di quali risultati abbia ottenuto? Questo aldilà della criticità della scuola che mi pare in questi giorni sia il tasto dolente del governo nazionale e regionale.
Bello che lei a mezzo stampa garantisca l'apertura ma mi permetta, lei e altri suoi colleghi qua e là nel territorio, di avere i miei dubbi in proposito.
Mancano tredici giorno alla data del 14 settembre, quello che si vede in una cittadina neanche troppo grande come Udine già non mi fa ben sperare, figurarsi se devo pensare che mettiamo a rischio per questa scarsa organizzazione che palesemente stiamo dimostrando, la salute dei nostri figli e del personale scolastico.
Ricordo infine con molta discrezione che iniziare un anno scolastico già complicato il 14 e votare il 20 e 21 dello stesso mese (come sappiamo le scuole sono la sede delle votazioni stesse) con i tempi allungati poi dall'iter di sanificazione, che spero siano state programmate laddove necessarie, mi pare l'ennesimo controsenso di questa situazione da teatro dell'assurdo.

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