DPCM, DAD ed acronimi vari

Guardo con attenzione i lanci di agenzia del 24 ottobre; ho lavorato tutto il giorno ora ho quel ritaglio di tempo che mi consente di informarmi sulle mosse ballerine di questo governo.
Stanotte tornerà l'ora solare, mi importa poco se sarà l'ultima volta o meno ma è la notizia che passa per prima.
Scorro social e agenzie di stampa on line e finalmente trovo quasi a mezzanotte la notizia che cercavo.
Il DPCM tanto amato dal nostro premier dopo neanche una settimana, ricorderete senz'altro l'apparizione quasi a reti unificate di Conte domenica scorsa, viene rivisto, modificato vista l'impennata di contagi, positivi, code alle stazioni drive-in dei box per i tamponi (il tempo per gestire al meglio anche questa spiacevole situazione c'era...). Quasi giusto modificare una cosa sbagliata, diabolico nella sua confusione modificarla in peggio.
Se domenica sera era evidente che i due problemi maggiori non erano stati minimamente affrontati, scuola e trasporto pubblico, lasciando intatta una situazione caotica e pericolosa (studenti e pendolari ammassati sui mezzi pubblici senza una minima considerazione per i protocolli di sicurezza, scuole dell'obbligo costrette a scaricare su maestre e alunni il disagio di un dicastero instabile) che in una settimana ha già portato ai primi scioperi organizzati, stanotte mi sono reso conto che il premier, o i suoi consulenti prezzolati e non, brancolano nel buio in nome di non si sa bene quali certezze.
In parallelo in tv sono tornati i virologi di fama, le immagini di studenti in fila ordinata pronti ad entrare in aula, mascherati ed immobili. Sono tornati gli stralci di medici pro e medici contro, baristi e ristoratori sul piede di guerra, di guerriglia anzi viste certe notizie passate sugli schermi nel weekend (con la quasi certezza che non sia tutta farina del loro sacco ma che i fili li tiri la malavita, una volta di più a suo agio nel disagio) e la conta dei malati, il triste elenco di quanto si ammalano.
E allora si abbassa il numero di avventori nei locali, da sei a quattro, li si fa sedere per forza al tavolo che me se essere il settimo o il quinto e stare in piedi al bancone ti esponesse al contagio, che il virus vede bene e conta bene, pare chiaro, solo in certe condizioni.
Obbliga prima chiudere a mezzanotte, poi alle 21 ma con servizio da asporto operativo, poi alle 18 con tutti gli operatori fermi davanti al telefono in attesa di una chiamata per il servizio delivery.
Un quadro aberrante che da l'idea della confusione che a Montecitorio sta imperversando.
Ance perché si chiudono un po' dappertutto i centri commerciali nel weekend, riportandoci indietro nel tempo, così tanto che ci ritroviamo tutti bambini a far la spesa "grande" il venerdì.
Forse, perché siamo pur sempre nel 2020, esiste il servizio delivery ormai per tutti i grandi marchi GDO, gli stessi rimarranno aperti nonostante il coprifuoco come da comunicazioni già partite in milioni di newsletters per garantire l'acquisto, o la vendita dei generi alimentari. E ci ritroveremo ancora a fare le cose davanti gli ingressi come quando "fuori era primavera".
L'illogica della situazione è tangibile nelle migliaia di banchi a rotelle ordinati nelle scuole che ora, nelle superiori eccetto il primo anno che se sei "primo"il Covid non ti vede, torneranno a fare DAD, didattica a distanza secondo la passione per gli acronimi del nostro esecutivo,  almeno per il 75% delle ore lasciando i banchi a rotelle parcheggiati nelle aule.
E in mezzo a tutta questa ridda di leggi, leggine ci siamo noi che ne paghiamo le spese, che ancora non abbiamo visto saldata la precedente CIGD.
In questi DPCM ci sono tante incongruenze che davvero non si sa cosa pensare.
Mi sembra che siano misure scollegate tra loro senza struttura...né logica.
E cosa ci sia dietro non lo so, sta per certo che l'insoddisfazione e il senso di ribellione serpeggiano.

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