Ascolto la televisione curioso di capire come "tira il vento", leggo anche la stampa nazionale, di partito mi verrebbe da dire visto quanto incida la politica sulla divulgazione delle news a noi popolino che ascoltiamo e leggiamo.
Mi informo per capire quale sia la direzione da prendere.
E mi fermo a pensare che nonostante tutto, non riesco a capire.
Lunedì 12 ottobre era il tanto atteso giorno, l'ennesimo, dell'Annunciazione del nuovo DPCM, acronimo tanto caro al nostro Conte quanto fastidioso da dire e sentire.
L'evento, ormai così si possono definire le uscite del premier, era atteso in quanto la pandemia che ci ha colpito sta facendo lievitare nuovamente il numero dei contagi, lontani invero dai numeri della scorsa primavera, facendo chiaramente capire che noi popolino non abbiamo capito nulla, proprio nulla e che questa classe politica ne sa ancora meno perché settimana dopo settimana di tangibile rimangono le polemiche pelose frale forze interne alla maggioranza e fra la stessa e le opposizioni.
Nessuno, dico nessuno, lo penso e lo dico, che abbia alzato la mano per dire basta alle polemiche e sediamoci tutti allo stesso tavolo e troviamo la soluzione. Si è andati avanti pensando alle elezioni politiche a scuole appena riaperte (e altri soldi per risanificare gli ambienti se ne sono andati, proprio nebulizzati nel vero senso della parola) anziché pensare che l'autunno avrebbe fatto riesplodere la pandemia, non fosse altro perché a maggior numero di tamponi eseguiti avrebbe corrisposto un maggior numero di postivi, anche asintomatici. Era insomma un po' preventivabile che l'autunno sarebbe stato così.
Ora abbiamo, in pompa magna viene da dire, con tanto di appoggio a mezzo stampa, col mezzo televisivo e social, un nuovo DPCM che ci indica la via per arrivare al 31 gennaio 2021, data presunta di fine stato d'emergenza (usato forse con troppa leggerezza dal governo, tanto da sembrare sospetto questo congelamento della Costituzione ora).
E come ce la indica?
Nel miglior modo possibile come ci dice la "brava stampa", quella amica, che in realtà sembra un pastrocchio concepito a conti fatti da task force prezzolate, ben retribuite per altro e palesemente inutili. Incapaci di fornire a noi, sempre noi popolino, una linea guida chiara, limpida.
E ci ritroviamo all'inizio dell'autunno a prepararci a vivere giorni di tensione che iniziano a sfociare nelle dimostrazioni di piazza, ora etichettate come negazioniste, no mask. Incoscienti senz'altro.
Dall'altra parte ci siamo noi popolino che non sa come muoversi, che non sa chi o cosa ascoltare per difendersi dalla pandemia.
Pandemia che assieme a conferenze stampa puntualmente trasmesse ai media come triste conta, ha fatto fiorire un insieme di dottori, virologi e microbiologi che pontificano ognuno a modo proprio dai teleschermi e dalla stampa sul come uscire dalla crisi.
E questo DPCM molto precario non ci fa uscire più tranquilli perché non è chiaro come si tutelano pendolari e studenti lasciati allo sbaraglio sui mezzi pubblici, palesemente insufficienti prima e ancora di più ora.
Né c'è chiarezza su RSA e scuola. Entrambe a rischio per l'età di chi la frequenta, lasciati a loro stessi e a chi li tutela senza regole precise da rispettare.
Il premier Conte teme l'avvicinarsi del Natale con lo spettro di un nuovo lockdown per noi popolino piccolo piccolo e spesso indisciplinato.
Conte teme a tal punto un nuovo lockdown da aver lasciato il ruolo dell'orco cattivo del caso alle singole regioni, mettendo in chiaro che la situazione in senno al Governo, nonostante le prezzolate task force ingaggiate, sia ingarbugliata e difficile, incomprensibile anche per gli stessi protagonisti.
E pazienza se da mesi passiamo sopra la nostra Costituzione vivendo nell'incertezza.
DPCM, appuntamento ormai a scadenza fissa, quando i locali per noi popolino chiudono.
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