Aspettando un DPCM che non arriva...
Non è il rimanere chiusi in casa aggrappandosi a giardini, cortili o terrazzi.
Non è il chiudersi nei social, uniche piazze libere da restrizioni.
Non è il dover sopportare restrizioni, difficoltà nuove, distanze sociali e familiari.
Non è la fastidiosa sensazione di indossare una mascherina, scomoda e insopportabile.
Non è il gel che ti secca le mani, te le ingrassa, ti rende insopportabile il tatto.
Non è il bere il caffè all'aperto, nel cartoccio appoggiato sopra un panettone che delimita il traffico.
Non è tutto questo il brutto del Covid-19.
È il silenzio.
È la solitudine.
È il distacco.
È il dubbio.
È l'ignoranza.
È la negazione.
È la carezza negata.
È il saluto negato, quello più caldo che viene tolto.
È il rimanere soli in stanze quattro per quattro o grandi, con altri come te.
E suoni, colori, luci.
È ascoltare lontani i suoni della strada, del cielo che cambia, il vento che soffia, un uccellino che canta.
È sapere che siamo cambiati per sempre anche nei rapporti umani e c'è ancora chi non ci crede.
È sapere che abbiamo perso intere generazioni in silenzio, nel silenzio pieno della solitudine.
È un magone che sale ogni giorno che ogni giorno l'ignoranza, la leggerezza ce lo ricorda come un appunto puntuale e sgradevole.
Non è il Covid, siamo noi, presuntuosi ed incapaci di darci regole uniche e chiare da rispettare.
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