DPCM multicolor

Di colore siamo?
Diventati o diverremo?
In attesa che arrivi la mezzanotte del 3 dicembre per capire cosa diventeremo, gialli, arancioni o blu, al chiuso delle nostre regioni il piccolo mondo che ci appartiene cerchiamo di portarlo avanti come niente fosse, forse con troppa superficialità a volte, come la pandemia, il virus, l'emergenza fossero un contorno non ben definito che non ci riguarda, che non ci potrà mai toccare.
Cerchiamo di spostarci entro i confini reali o virtuali di spazi che ci stanno stretti e si fatica a sopportare restrizioni imposte quasi senza capo né coda; il più delle volte il DPCM appare figlio di rattoppi e contentini più che di reali valutazioni tecniche e scientifiche. 
La gente comune però, noi, ci mette spesso e volentieri un carico di corresponsabilità pesante, francamente difficile da capire.
Senza entrare nella fastidiosa e gratuita questione di chi nega la presenza del Covid e urla al complotto, chissà quale poi, basta limitarsi ad osservare le vie dello shopping di ogni singola città, regolarmente prese di assalto nei weekend, quasi che respirare l'aria riciclata dei negozio fosse un bisogno assoluto (e per legge lame d'aria e aria condizionata non sono tutte ammesse e non dappertutto), che poniamo davanti a tutto, davanti al buon senso, al buon gusto, finanche davanti alla buona educazione.
E assistiamo a carovane di famigliari che invadono negozi grandi come ripostigli, perché c'è il minore che non può star fuori, in strada, da solo, perché la nonna deve fare il regalo.
Gruppi di adolescenti e ragazzi che il weekend sono liberi dall'assillo a didattica a distanza (sforzo che richiede un impegno obbligatoriamente più dilatato nel tempo della giornata, sia agli studenti che agli insegnanti) e quindi per riflesso diventano per il commesso di negozio ingestibili.
E ci sono nuovamente i runner, quelli che corrono a tutte le ore, che ogni DPCM ha consentito loro di indossare scarpette e pantaloncini, che li trovi su ciclabili e tangenziali.
Spesso alternati "ai figli di Toninelli", fieri Brancaleoni issati sui monopattini elettrici.
Ancora persone che escono di casa trainate da mute di cani che neanche Fogar al polo nord aveva.
Un melting pot di umanità indifesa, improvvida, anche ignorante purtroppo, che se ne infischia se esiste un protocollo, se al bar non si può sostare (anche se più di qualche gestore chiude un occhio alle volte sperando nella fortuna), se la mascherina bisogna tenerla sempre, pure in ascensore.
E tutte queste situazioni peseranno sicuramente sul DPCM che inizierà alle 00:01 del 4 dicembre, sicuramente sono già argomento di discussione in senno a quell'organismo ai più sconosciuto prima del lockdown chiamato Conferenza delle Regioni, che in anteprima valuta la bozza di ogni DPCM a firma Conte.  
E spesso è proprio la Conferenza a leggere le contraddizioni di queste restrizioni. 
Che altrettanto spesso si trova dal giorno alla notte, nel vero senso della parola, a cambiar colore come fossimo impegnati in una grande e mesta partita a Uno.
Sarà così anche questa mezzanotte? Domani inizieremo con un DPCM che poi cambierà nel corso della giornata mentre le mute di cani fanno pipì all'aperto, mentre gli over 60 se ne infischiano dei consigli e invadono gli spazi commerciali come se il virus non li toccasse?
Amaramente si, potrebbe essere così ancora, ancora una volta.

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