Il calcio è una passionaccia che mi ha preso da bambino e non mi ha lasciato più.
È anzi cresciuta con me, di pari passo, mutando, a volte esplodendo in maniera evidente, altre in modo meno marcato.
Mi ha accompagnato, e io l'ho cercata anche quando non la vedevo, nei miei spostamenti, nelle trasferte di lavoro.
E con lei ho incontrato persone che sono diventate amici, contatti che si sono consolidati nel tempo.
Il colpo di fulmine, improvviso, quasi una sindrome di Stendhal calcistica, l'ho avuta a Liverpool, nel cuore della curva, la Kop.
Un muro rosso che urla, si sfila, soprattutto incita e canta.
E quel "You'll never walk alone" ti colpisce al cuore: non c'è voce che stoni, che inizi il canto appena in anticipo o poco in ritardo.
È all'unisono, un'unica voce in fondo per un'unica maglia.
La rossa, Reds, maiuscola, del Liverpool.
Il 6/12/2020 la Kop ha potuto ospitare nuovamente, distanziati e con la mascherina, i propri tifosi.
Un piccolo ritorno alla normalità, un bellissimo gesto d'amore.
È solo calcio, no, è il calcio.
"D'accordo, è solo calcio.
D'accordo, è solo un gruppo di adulti che corre in pantaloni corti dietro ad un pallone.
D'accordo, lo fanno con qualsiasi condizione meteo.
D'accordo, è sport, non una grande industria che riprende l'attività produttiva.
D'accordo, però...
È il calcio coi tuoi colori, tuoi.
È il rincorrere, fermare, ripartire, per un obiettivo, del gruppo.
È il bello del calcio, che se piove o nevica, ti sporchi e ricominci, col sorriso che avevi da bambino.
È un gruppo, enorme, di altre persone che dagli spalti ti guardano, da quegli spalti ti guardano e sudano, fremono, gioiscono, urlano con te.
È una tribuna, che è un muro, rosso, il tuo muro.
È il rientro lento alla normalità.
È la Kop, parte di casa mia.
È il calcio."
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