Mentre aspetto l'alba, la fine del coprifuoco, per uscire bevo il secondo caffè, che quasi caffè non è per non sovraccaricarmi di caffeina già alle sette di mattina, pensando.
Ascolto il panorama fuori dalla finestra, fermo, ovattato.
Lo guardo dalla finestra, ascolto auto e i vicini fermi, immobili. Mi chiedo se tutti come me stanno aspettando le sette e un minuto per uscire, per riprendersi la città, ciottoli e portici.
L'idea forse di un festeggiamento per il nuovo anno più fisico e ampio di quello in bianco e nero del 31.
Qualche auto passa veloce per un caffè da asporto magari, per una visita a quel parente che la contabilità Covid non ha permesso di salutare il giorno prima.
L'alba arriva alla fine del lungo sorso al mio caffè.
Ripenso al discorso presidenziale della sera prima, ai toni pacati usati dal presidente Mattarella. Ripenso senza critiche perché penso che ha espresso concetti comuni, ampiamente diffusi fra noi gente comune e che onestamente di più non si può fare.
Ripenso all'anno che a fatica abbiamo buttato nel cestino più che alle spalle, alle privazioni che abbiamo subito.
Devo uscire e ancora ascolto il silenzio attorno.
È il primo giorno dell'anno, ma non sembra, non si sente, quasi scivola addosso e cade lontano.
Commenti
Posta un commento