Sarà quindi nelle giornate di lunedì e martedì che il governo Conte saprà se tutte le strategie messe in campo nel weekend del nuovo DPCM, 15-16-17 gennaio, saranno servite a rispedire verso gli scranni di Italia Viva la crisi oppure saranno state, ahilui, decisive per rassegnare le dimissioni.
Di certo lo stesso weekend è servito per riportare in auge "vecchi leoni" della politica, giusto per ribadire un concetto da sempre chiaro dalle parti delle Camere: il "vecchio" non si supera, non si può metterlo in disparte e chiuderlo nel dimenticatoio.
In un weekend ci sono stati nuovamente cambi di partito, da Italia Viva di nuovo verso la casa più sicura del PD, il deputato De Filippo, nuove formazioni politiche create ad hoc per ribadire il sostegno al Premier Conte (il Maie-Italia 23 fondato dal sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo, riferimento per gli italiani all'estero) e precisare al tempo stesso che "sono il partito di Conte", come qualche interpretazione dei fatti proiettata nell'immediato futuro lascia intendere.
Solleva forse un dubbio in più il fatto che il Maie sia espressione di chi vota all'estero quindi al netto di chi siede alle Camere, piuttosto lontani dalla realtà nazionale.
Parentesi Maie a parte, l'impressione è che per questo governo sia decisivo il Senato dove i senatori di Italia Viva ad oggi sono diciotto, al netto ovvio dei ripensamenti che da sempre la notte porta..., dove il fatidico numero di "161" (ovvero la maggioranza assoluta) sarebbe per Conte a rischio; è anche vero che non sempre sono necessari questi numeri ma basta semplicemente che i Si superino i No, per quella complessa visione della matematica chiamata politica.
Il weekend ha posto come detto, il centrodestra alla finestra, in attesa, limitando le uscite a mezzo stampa dei suoi rappresentanti anche dopo il vertice di Milano, forse incuriositi dalle dichiarazioni del sindaco di Benevento Mastella, ex DC (ed ex di tutti i movimenti a destra e sinistra nati e morti negli anni post Prima Repubblica), investito un po'da tutti del ruolo di burattinaio dei "responsabili"o "costruttori", apparentemente ancora alla ricerca di una casa che oltre al Maie potrebbe essere il vecchio Psi, simbolo strettamente nelle mani di Nencini.
Centrodestra che sta ricompattando le fila ritrovando all'apparenza il sostegno di chi ha lasciato a suo tempo, ad esempio il governatore della Liguria Toti, segnale quest' che in proiezione futura, di nuovo passaggio alle urne significherebbe la quasi certa sconfitta del centrosinistra, mai così disgregato e litigioso.
Mastella dicevamo, che pare contattare Calenda, altro fuoriuscito a suo tempo dal PD e candidato solitario alla poltrona di Palazzo Marino, futuro sindaco di una Roma Capitale traumatizzata dalla gestione delle ultime giunte, indistintamente dal colore di appartenenza. Il buon Clemente, pur le brano dagli intrecci romani negli ultimi anni è forte (diciamo la verità e come lui l'altro "grande vecchio" De Mita) di un bacino di elettori apparentemente sconfinato, figlio di un modo di fare politica giudicato vecchio spesso e volentieri ma che indubbiamente paga.
Se non saranno indispensabili ora nelle vesti di "responsabili-costruttori" certamente lo saranno nella prossima tornata elettorale.
Tutto questo mischiare di carte politiche, il cercare sostegno e poltrone , avviene mentre il Recovery Plan è stato approvato, è quindi pronto, i Ristori per tutte le categorie colpite dalla pandemia e dalla crisi economica che questa ha generato, dovrebbero essere sbloccati.
Che il paese, pur dentro un DPCM abbastanza rigido, con molte più restrizioni dopo le concessioni natalizie, aspetta per ripartire in qualche modo.
Gentilini, che ci rappresenta in senno alla Commissione Europea, spera di avere nei prossimi esponenti a questo punto, interlocutori affidabili, ed è propriuso del termine affidabile che racchiude la paura nostra, di italiani, e dell'Europa.
Specie dopo il "quasi miracolo" appunto dell'assegnazione del Recovery Fund.
Oggi che è domenica è quindi una giornata di attesa anche per chi fa parte del popolino, ascolteremo le dichiarazioni di Renzi, fiero di quanto fatto, palesemente lontano quindi dalle esigenze dei suoi connazionali, di Conte che forse in questo momento avrebbe bisogno di una dichiarazione forte di appoggio da parte del Colle, ma l'impressione è che neanche oggi il Presidente Mattarella lo faccia, per affrontare l'inizio della settimana istituzionalmente meno solo.
Un silenzio forse troppo pesante ora, anche se è iniziato l'ultimo anno della sua presidenza.
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