Ermes e gli aerei

Ermes osservava la scia bianca su nel cielo; gonfia come panna.
La osservava dalla finestra, correva attraverso il salotto non appena ne sentiva il rombo su nel cielo e appiccicava il naso di bambino al vetro, trattenendo il respiro per non appannarlo fino a che la scia non si allargava e piani diventava parte del cielo sopra la sua testa.
Il rombo potente dei grossi Fiat G.91Pan accompagnava Ermes da sempre, da quando ne aveva memoria.
Ermes era un bambino vivace, allegro che cresceva nelle campagne attorno alla città di Udine, a Rivolto per l'esattezza, nel comune di Codroipo, terra di divise, di caserme, terra che per molti ricorda il servizio di leva.
Verso la fine degli anni`60 Ermes frequentava le scuole elementari, correva a casa dopo le lezioni, spesso accompagnato dal rombo di uno degli aerei tutti azzurri che disegnavano sui cieli attorno casa sua quelle scie lunghe e colorate che in poco tempo, dopo il fragore, si fondevano col cielo.
In quel periodo era ancora figlio unico e la madre lo osservava incuriosita starsene interi minuti letteralmente con il naso all'insù; se anche era impegnato a giocare o nei compiti, appena il rumore dei grossi Fiat cominciava a far vibrare i vetri il piccolo di casa ne intercettava la sagoma,  tratteneva il respiro fino a che il pilota non aveva portato quel grosso velivolo fuori dal suo campo visivo.
Rivolto tutta vibrava durante quei voli a volte bassi, ad accarezzare la campagna sottostante, Ermes godeva nel sentire il respiro vibrare.
"Non ti preoccupare, è un bambino come gli altri, è solo che gli aerei gli piacciono."
Il padre cercava lo sguardo della moglie per tranquillizzarla, per rassicurarla che il loro piccolo non era strano ma solo estremamente curioso.
Del resto cresceva bene, in salute, giocando e sbagliando come tutti i coetanei.
giocava anche a calcio, portiere nelle squadre giovanili del Codroipo nonostante l'altezza non fosse proprio dalla sua parte.
Il padre osservandolo giocare il sabato pomeriggio pensava avesse scelto il ruolo perchè poteva "volare" da un palo all'altro, come volano da un cielo all'altro i suoi amati aerei.
L'estate nei campi quando sei bambino e` fatta di corse, infinite, curve a braccia aperte fra le piante di granturco e corse veloci a sfidare gli aerei che ti passano sopra la testa. Tutto questo ad Ermes piace, lo fa sentire vivo, più del calcio.
L'Aeronautica Militare nella frazione di Rivolto ha un base militare intitolata ad uno degli assi della Regia Aeronautica Militare, la Medaglia d'oro al valor militare, capitano Mario Visintini, pilota che ha abbattuto più nemici nelle campagne dell'Africa Orientale durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ha anche posto nella base di Rivolto la sede della pattuglia acrobatica nazionale, P.A.N., meglio conosciuta come Frecce Tricolori.
Alla fine degli anni sessanta i grossi aerei Fiat iniziavano a colorare i cieli attorno ad Udine per quella che negli anni a venire sarebbe stata un'eccellenza del nostro paese.
Ermes passò in fretta dall'adolescenza all'età adulta complici i problemi di salute del padre e l'arrivo dei fratelli, che alla fine saranno cinque.
La passione per quei velivoli così imponenti non venne mai meno e al momento di lasciare casa per il servizio di leva il ragazzo di Rivolto si trovò arruolato con sua gioia (non un sentimento all'epoca così diffuso fra i giovani alle prese con la leva obbligatoria), per i canonici dodici mesi nell'Aeronautica Militare con Car a Pisa e poi il servizio effettivo a Cervia.
Crescendo Ermes aveva trovato la sua strada impegnandosi con la scuola, aveva frequentato l'Istituto Alberghiero ad Udine con ottimi risultati, e con altrettanto ottimi risultati aveva iniziato a lavorare; contrariamente agli anni 2000, nei primi anni ottanta il minorenne italiano poteva scegliere di lavorare, o come Ermes di lavorare e studiare, bastava convincere i genitori, quasi sempre la mamma, e con uno di essi recarsi al Comune di appartenenza e farsi rilasciare dal sindaco il tanto sospirato Libretto di Lavoro sul quale in calce erano apposte le firme del primo cittadino e del genitore.
Da quel momento in poi si entrava pienamente nel mondo del lavoro, cosa che Ermes voleva fare, per fare crescere come persona e per cominciare a costruirsi un futuro.
"Siamo ad un'ora soltanto di macchina dal mare e dalla montagna, posso fare entrambe le stagioni, così da portare a casa qualche soldo."
Lo aveva detto ai genitori già durante il primo periodo di scuola superiore, cercando di vincere le resistenze della madre che non voleva saperne di lasciare andare "così lontano il suo piccolo", dove lontano sta per il mare di Lignano Sabbiadoro o Grado o la montagna della Carnia, entro i limiti dei confini regionali.
Mentre discutevano tutti assieme, i fratelli più` piccoli continuarono a giocare come se niente fosse, e un aereo della PAN passò veloce sopra le loro teste; forse per la prima volta Ermes  non se ne accorse.
Negli anni, Ermes e l'Aeronautica Militare crescevano, il primo alle prese con colazioni e cocktail, la seconda con un ruolo via via sempre più di rilievo in ambito militare e sociale. Nessuno dei due però allontanandosi da Rivolto se non per lo stretto tempo necessario; stagione o esibizione che fosse.
In breve tempo il nome di Ermes prese a circolare fra gli addetti ai lavori; non erano più solo gli Aermacchi MB-339PAN a occupare la sua testa.
Era diventato uno dei barman più ricercati, perché serio, professionale, senza grilli per la testa.
Sempre dividendosi fra la casa dei genitori, i nipoti che anno dopo anno aumentavano di numero, i banconi dei bar, al mare e in montagna.
Osservava ora quelle lunghe scie colorate anche sotto altri cieli, osservandole un po' meno, servendo bevande colorate in bicchieri di vetro.
Ermes lavorava fino a notte fonda, anche nell'estate del 1998. Lavorava al mare, a Lignano Sabbiadoro ma contrariamente ad altri colleghi, la notte ritornava nella sua Rivolto. Spesso rincasava all'alba, spesso incrociava un Aermacchi in volo, quasi a scortarlo.
La Pan, come da tradizione consolidata con la regione, il giorno di Ferragosto sorvola i cieli di Lignano Sabbiadoro, le teste dei turisti in costume intenti ad filmare le scie colorate e le evoluzioni della pattuglia acrobatica.
Anche il giorno di Ferragosto del 1998 la Pan si esibì nella località balneare friulana; gente, i pendolari del turismo, locali affollati.
Ermes lavorò come sempre fino a che il sole non tramontò, salutò i colleghi e a bordo della sua Fiat Punto nera si diresse verso casa.
Il caldo ferragostano era carico di umidità e pesava sugli occhi già stanchi di Ermes. Un'ora di auto e sarebbe arrivato a casa, finalmente. Ferragosto alle spalle, pochi giorni alla fine della stagione estiva.
La strada verso casa era una lingua di asfalto fra paesini e campagna, fossati e fiumi. E con l'umidità, foschia.
Ermes sentiva la stanchezza pesargli sugli occhi, in lontananza il rombo della Pan lo accompagnava. Cercò l'aria fresca della sera abbassando il finestrino, l'umido e l'afa erano pesanti.
Il rombo non lascia scie nel cielo, solo righe scure sull'asfalto e brecciolino misto ad Erba e silenzio.
3 cl di gin, 3 cl di Bitter, 3 cl di vermut rosso, ghiaccio e una scorza di arancia, il tutto preparato direttamente in un bicchiere Old Fashioned.
Ripassa la ricetta del Negroni per fare passare il tempo e non sentire il dolore.
La notte è buio, umida, ha l'odore di fango ed erba. Ermes è seduto al posto di guida, immobile. Le gambe sono bloccate dal peso del motore. Attorno il silenzio rotto solo dallo scorrere dell'acqua del fiume, lenta. Piange, per il dolore e per la paura di non sapere cosa succede. Piange.
Ermes osserva l'Aermacchi azzurro sorvolare veloce il cielo fuori dalla finestra. Le gambe fanno male, gliene faranno ancora per molto tempo; chiuso nell'abitacolo storto della Fiat Punto ha pianto ed è svenuto, senza accorgersi dell'alba e dei soccorsi.
Osserva le esercitazioni della pattuglia acrobatica in silenzio. 
3 cl di gin, 3 cl di Bitter, 3 cl di vermut rosso, ghiaccio e una scorza di arancia, il tutto preparato direttamente in un bicchiere Old Fashioned.
Uno dei fratelli lo porta tutti i giorni a fare la riabilitazione; Ermes non parla, osserva in silenzio ed in silenzio cerca di recuperare l'uso delle gambe.
Piange la sera e ripete la ricetta del Negroni ma non riesce a dormire. Se chiude gli occhi sente il motore schiacciargli le gambe, l'aria farsi umida e fangosa. Dorme, lo dice anche il medico che deve farlo, e la notte si spegne.
Ricomincia a vivere lentamente, tornando dietro il bancone di un bar. Non più però a miscelare cocktail ma a raccogliere i bicchieri vuoti e lavarli. Parla poco, si agita quando c'è confusione, lava i bicchieri.
Torna sempre più velocemente nel suo hangar, come un aereo stanco. La plonge, la "lavanderia" dei locali, diventa il suo nuovo bancone, i bicchieri colleghi di lavoro silenziosi.
Ermes fa fatica, la sera ripensa agli aerei, allarga le braccia e corre da fermo in salotto.
Il lavoro è con gli amici di sempre, che il nome nell'ambiente rimane però è pesante, le gambe fanno male, non sopportano la fatica fisica, piangendo decide che deve lasciare il lavoro.
Ai colleghi non lo dice, non a tutti; il rombo degli aerei adesso è un silenzio rumoroso nella testa di Ermes.
Lo aiutano ad uscirne i fratelli, compila carte, firma documenti per la pensione di invalidità.
Osserva l'aereo azzurro tagliare in due il cielo di Udine, osserva la scia bianca sgonfiarsi e dissolversi. È alla fermata dell'autobus ogni giorno, leggermente imbolsito, vestito con la divisa azzurro avio dell'Aeronautica ben rasato. Osserva, saluta con il saluto militare.
Mi saluta, saluto militare, non mi riconosce.
Ermes non fa più cocktail, non mi racconta piu barzellette tristi, mi saluta col saluti militare.
Come fosse pronto per decollare.


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