Il governo a San Valentino

Venne il giorno in cui l'acclamato, desiderato, bramato Mario Draghi giurò, davanti al Presidente della Repubblica, pronto a guidare la nuova squadra di governo, un governo "del presidente", istituzionale. Un governo figlio di uno stallo politico imbarazzante, che ha dato vita ad un circo altrettanto imbarazzante in un momento storico molto difficile a livello sociale.
Dallo stallo si è usciti con la decisione di Mattarella una volta preso atto che tutti i tentativi di ricucire, ricostruire, sarebbero stati vani di scegliere da solo il nuovo premier.
E allora si è urlato a squarciagola il nome che fino a qualche giorno prima veniva sussurrato, neanche tanto si nascosto, da tutti gli orientamenti politici, o quasi, quello dell'ex presidente della BCE. Una garanzia per certi aspetti. Una scelta che al popolo mette un po' di ansia comunque, memore del precedente con il governo tecnico di Mario Monti, sangue e sacrifici e spread come tormentone del suo mandato.
Ecco, non che Draghi sia un nuovo Monti, anzi però il primo weekend da premier, il weekend di San Valentino, dallo stesso governo non sono giunte parole che ci hanno fatto innamorare.
E per dirla tutta già scorrendo la lista dei nuovi ministri scelto dal presidente Draghi qualche mugugno c'è stato, qualche fitta al fegato è venuta.
Quello che era annunciato come il governo tecnico ha di tecnico solo le poltrone più pesanti mentre tutte le altre sono state occupate da vecchi mestieranti della politica, palesando quanto difficile sia stato il compito dello stesso Draghi e prima ancora dell'esploratore Fico nel trovare uno straccio di intesa fra i tanti schieramenti politici del nostro Parlamento.
Ministeri e ministri il cui ritorno sulle scene appare un mistero ai più sono chiaramente il risultato di mediazioni anche pesanti da parte del neo premier, mediazioni che hanno coperto tutto l'emiciclo, senza distinzioni, perché tutti hanno reclamato una poltrona.
Chi lo ha palesato in pubblico come fosse un diritto, chi lo ha raclamato indicendo elezioni on line (entrambe dorme ricattatorie dalle quali forse il premier avrebbe dovuto affrancarsi subito per tracciare immediatamente il limite entro cui i partiti possono muoversi ma che non è bastato fatto e quindi lascia fra le righe dubbi piuttosto pesanti sulla tecnicità di questo governo), chi voleva di più e chi voleva una poltrona "più comoda".
La nuova squadra di governo nonostante San Valentino non ha fatto innamorare gli italiani, anzi, ha fatto registrare una volta di più quanto netto sia il distacco popolo- governo.
Le uscite sgangherate provenienti dalla Sanità (ministro Speranza obbligatoriamente riconfermato per dare continuità alla gestione dell'emergenza, altrimenti il suo ufficio avrebbe logicamente cambiato inquilino), dei consulenti invocanti un nuovo lockdown rigido devono aver fatto andare di traverso pranzo e cena della.domenica al premier Draghi, non di meno della chiusura prolungata, appena prima di riaprire, degli impianti sciistici.
E pure le uscite stellate su nuove consultazioni on line per i superministro annunciati e non realizzati lasciano intendere che per Draghi non sarà affatto una passeggiata, che il suo tavolo già saturo di "pratiche da sbrigare" rischia di ricoprirsi di ulteriori "pratiche scomode".
Di buono c'è che l'UE ci appoggia e questo anche in ottica di presentazione del Recovery Plan ci potrebbe aiutare, così come i ministri provenienti dall'economia, dal mondo finanziario potrebbero gestire i Ristori e la ripresa in maniera più autonoma, senza il vincolo dei partiti.
Potrebbero, se quel contentino, perché questo il nuovo governo sembra, non verrà usato contro lo stesso Draghi come la nostra politica in passato ha già dimostrato di saper fare.
Buon lavoro presidente...




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