Dovrebbe sventolare alto, garrire al vento.
Dovrebbe prendersi orgoglioso la porzione più ampia del cielo sopra noi.
Dovrebbe urlare, cantare.
Dovremmo poterlo sentire, toccarlo, stare tutti fermi un lungo istante a naso all'insù, ad osservarlo.
E a ricordare.
Ricordare cosa ha significato unirne in un unico drappo i tre colori, chi lo ha fatto e perché.
Unendo tante aree geograficamente e culturale diverse fra loro in un'unica nazione.
La mia, la tua che leggi queste righe.
Oggi compiamo tutti gli anni, l'Italia compie gli anni e non sono neanche tanti.
Oggi sarebbe il giorno dei Tricolore liberi di stare appesi a finestre, balconi, issarsi sui pennoni più alti, salutarci dall'alto.
Il giorno magari delle Frecce Tricolori a sorvolare i cieli del paese.
Sarebbe festa, di tutti. Festa senza aloni gialli di complotti e complottismo, una e unica. Per una nazione che ha saputo sempre ripartire, anche incespicando, cadendo, rialzandosi, perché nessuno è immune dal sbagliare.
Invece...invece sarà la seconda festa che festeggeremo dalle nostre case, nuove nazioni, singole e inaccessibili agli altri.
Farà un po' più male della prima, certificherà un fallimento nazionale lungo un anno.
Ma come detto, nessuno è immune dall'errore e tutti siamo in grado di ripartire migliorandoci.
E allora in silenzio, con la mascherina sul viso, laddove è possibile guardiamo il Tricolore sventolare, salutiamo e facciamoci gli auguri che non siamo soli sotto il cielo d'Italia.
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