La perfezione dello zero

Ci sono giorni in cui la giornata è una salita senza fine, un risveglio che inizia dalla notte insonne.
Quelle notti che conti ogni cosa attorno a te, quadri, dettagli della coperta, ombre, i listelli del parquet.
Ci sono notti che assomigliano ad inverni, dove la luce, un po' di tranquillità, sembrano infinitamente lontani dall'essere toccati.
Ci sono i mugugni, le cose storte e quelle andate male, ci sono i momenti che ricordi, le fitte allo stomaco di nervoso.
Ci sono giorni che cerchi di andare al lavoro una, due, tre ore prima, per bere un caffè in solitudine, perché in fondo ne hai bisogno.
Giorni che fai le ore piccole s leggere, scrivere, chiuderti dentro messaggi e chat, solo per passare il tempo e addormentati più tardi.
Giorni che parli ore coi tuoi figli, dentro messaggi, perché virus, separazioni, rancori impediscono al momento lo stare fisicamente assieme.
Giorni cupi, che partono dalla notte precedente, che il cuscino che è storto, le coperte corte e il sonno che lascia spazio all'ansia.
Anche a quella per le risposte che non arrivano, che arrivano uno o due minuti più tardi, che dentro di te creano un'ombra lunga, cupa, fatta di vuoto.
Giorni in cui osservi la maledetta perfezione di uno zero.


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