Record e crisi

Record e crisi e l'Italia torna esattamente ad un anno fa.
Nuovamente chiusa in casa, sia pur questa volta con le chiusure un po' più allentante, con le terapie intensive sempre più occupate, vittime di un virus che non dà tregua.
Record e crisi di un sistema sanitario da anni indebolito dalla politica dei tagli pur rappresentando una eccellenza, quasi che questa peculiarità agli occhi del politico fosse una colpa e non un pregio.
Un sistema sanitario in crisi in più della metà delle regioni italiane, con ricoveri in terapia intensiva in feroce aumento, esattamente come un anno fa.
E poco importa se un migliaio di posti letto è pronto per essere attivabile quando il numero del personale medico rimane dopo un anno come quello appena trascorso, invariato.
Non potevamo permetterci lo scorso anno di "rimanere senza personale" (medici ed infermieri prestati ad altri ospedali nonostante immani difficoltà professionale e logistiche) e non possiamo permettercelo quest'anno.
Ma tutti i numeri sul tavolo, dati, proiezioni, statistiche, dicono che ci stiamo incamminando sullo stesso sentiero perché la Sanità non è stata aiutata come la crisi imponeva, no.
Si è lasciato tutto fermo (ad eccezione degli interventi della prima ora legati alla costruzione di spazi ospedalieri "Covid" in fiere e altre aree similari), lasciando le cose come stavano in estate quando il contagio era rallentato e in autunno quando di quell'estate in libertà il virus ha presentato il conto.
Record e crisi sono due termini che ci accompagnano esattamente, oggi 29 marzo, ogni giorno da un anno; ospedali e personale in ginocchio, fisicamente (di più non si può chiedere a chi lotta così in prima linea) e strutturalmente (in questo caso si deve chiedere di più, "a Roma"), costretti ora a fare i conti con la terza ondata di contagi che appunto certifica il record di posti letto occupato nelle terapie intensive in gran parte del territorio e la crisi del sistema, incapace di uscirne.
Mentre il picco dei ricoveri sale ci scontriamo con le promesse fatte dalla gestione passata e mai mantenute: bandi di gara per nuove strutture di rianimazione, assegnati per altro è mai partiti per mancanza di fondi (e con la tempistica folle e stridente di essere quadriennali e non immediati), attrezzature ordinate in ordine sparso dalle regioni e lasciate chiuse a chiave nei depositi quando addirittura già difettosi alla consegna.
Ora la gestione di questa emergenza è cambiata, è cambiare la guida ma non il virus, che circola fra di noi, è presente ma impalpabile.
Serve agire, serve intervenire, peculiarità tipiche del mondo militare e questo fa bene sperare anche se lo sappiamo anche noi che ad un certo livello di interesse tutto diventa macchinoso e pesante.
Record e crisi, per chiarezza di informazione, certificati, qua e là per la penisola, da numeri irreali, su carta legati all'effettiva disponibilità di posti letto in terapia intensiva, certificati qua e là per la penisola da fiere, ex ospedali, ex officine attrezzati in fretta e furia ma chiusi per mancanza di personale.
Ecco, si ritorna alla Sanità, al Sistema Sanitario.
Mancano personale e fondi, in ordine inverso se si preferisce, perché entrambi i soggetti in questione sono passati in questi anni sotto la scure di tagli insensati, assurdi per un paese come il nostro ma anche per un paese del Terzo Mondo. 
Si è favorito indirizzare i fondi sul privato e non sul pubblico, ancora peggio lasciare intatti i protocolli di emergenza sanitaria, fermi al 2006.
Record e crisi, numeri di un paese malato.




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