All'epoca non c'erano tracce recuperabili in internet, lettori MP3 impostati suo propri smartphone, anzi all'epoca non c'era proprio nulla di quanto elencato. Solo internet aveva emesso i primi incerti vagiti ma era ancora una novità legata a film e telefilm con protagonisti improbabili detective privato o spie.
Tutto quello che era traccia audio proveniva dall'enorme radio stereo recorder della Toshiba, che registrava tracce audio da qualsiasi fonte conosciuta (ovviamente voce, TV o radio) su musicassette quasi sempre TDK, delle quali dovevi per forza conoscere la durata sui due lati per doppiare, i registratori più avanzati avevano la possibilità di duplicare una musicassetta, un altra cassetta o creare una tua compilation.
L'ingombro del registratore era pari allo spazio che oggi può occupare una Smart TV di più no meno 40 pollici, per capire con cosa si aveva a che fare negli anni '80 per ascoltare un po' di musica.
Mio fratello ha sempre ascoltato tanta musica, molta e varia e io con lui, un po' per obbligo dati che dividevamo la camera da letto, un po' per passione, perché in fondo vederlo trafficare con penna BIC, chi ha un'età oggi superiore ai 40 sa cosa significa questo particolare, blocco notes pigna e cassette, vergini rigorosamente che di lì a poco sarebbero state riempite dalle canzoni più varie, per mero uso personale ma anche per gli amici, per i conoscenti, che comperare la musicasetta originale comportava un esborso notevole.
Essendo due maschi la musica di casa era giocoforza rock, italiani, straniero, i grandi concerti Live Aid, Madonna a Torino, tutti ascoltati in religioso silenzio dal salotto di casa col registratore acceso, comodo, davanti lo schermo TV.
La musica a casa mia ha sempre avuto il ruolo di compagnia, di tutte le giornate, a tutte le ore.
Dal mattino appena dopo il caffè alla sera, con il walkman e le cuffiette di spugna sulle orecchie.
Però solo quando il papà usciva per lavoro o per stare un po' con gli amici altrimenti nulla; dei quattro componenti la mia famiglia è ancora oggi l'unico che non ha feeling con il mondo delle sette notte ad eccezione di una preferenza espressa in tempi lontani per le canzoni di Fred Bongusto.
La musica era quindi una cosa ristretta a me, mio fratello e nostra madre e lì la musica espandeva il suo volume all'inverosimile, toccando tutte le possibili declinazioni dello spartito.
Mamma passava il suo tempo equamente divisa fra la sala dialisi dell'Ospedale di Rovigo e casa, spostandosi fra le varie stanze cantando, tenendo sempre il ritmo della canzone che in quel preciso momento usciva dallo stereo. Chiaramente erano ammesse stonature varie, note rincorse e prese troppo alte ma erano dettagli che non infastidivano nessuno.
Toshiba alla mano gli addetti a creare musicassette ad uso domestico eravamo io o mio fratello, in rigoroso ordine di esperienza, dopo che la mamma ci girava una lista lunghissima di canzoni preferite.
E di canzoni preferite la mia mamma ne aveva davvero tante, varie, fatte e cucite apposta per essere cantante mentre cucini, mentre cammini, mentre leggi.
E tutta questa musica, non catalogabile in alcun genere toccando appunto quasi tutti i generi, ha fatto compagnia pure a me che della famiglia sono il più piccolo quindi l'ultimo a comporre le compilation materne.
Come il Festival di Sanremo appuntamento fisso per anni nei febbraio di casa mia, il liscio, i balli e le melodie romagnole nate nelle balere della Riviera e arrivate ovunque ci fosse voglia di divertimento e ballo.
Le mattine che ci poteva trovare a casa assieme le note di "Romagna mia", "Ciao mare" si sparpagliavano per casa prima dell'odore di caffè. Prima ancora delle note melodiche e melense di Julio Iglesias.
Il liscio lo ascolti e lo balli, anche se non vuoi; alla seconda nota muovi la gamba e il piede, alla terza giri per la stanza cercando di tenere tempo e ritmo. Mia mamma mi afferrava e mi spostava, io e il ballo purtroppo tuttora non ci apparteniamo, come un manichino, cercando di darmi lei il ritmo giusto. E io mi lasciavo trasportare sorridendo imbronciato; l'Orchestra Casadei non siamo mai riusciti a vederla dal vivo a causa della salute della mamma ma spostandomi per casa a tempo di musica capivo perché era fra le richieste di mia madre.
Voleva fermare la felicità che provava con quelle note nel nastro magnetico delle TDK e tenerla con sé per tutti i momenti negativi che di lì a poco si sarebbero presentati a casa.
Ecco, ancora oggi la musica che riesco a cantare, che ho scaricato nella playlist del mio smartphone, adattandomi ai tempi una volta pensionato il Toshiba, cercando di muovermi un po' meno rigido è quella di "Romagna mia", anche se prima o dopo nella lista arriva del rock, del punk, non importa. Quella è la hit che sa di cucina, di casa, di un sorriso che vola leggera.
E adesso che sono chiuso a casa e si che il Covid ci ha portato via anche Raoul Casadei sorrido ascoltando un po' di liscio e a tutto il bene che mi ha fatto.
Commenti
Posta un commento