Pasqua di insurrezione?

La seconda Pasqua in zona rossa è passata, accompagnata dall'ansia della vigilia per fare la spesa, per essere sicuri di poterci chiudere nelle nostre case senza colpo subite,  e dall'ansia di sapere se dentro l'uovo troveremo una fiala di vaccino o meno.
Ansie diverse, con una loro logica entrambe, perché nel momento storico in cui ci stiamo muovendo con difficoltà, entrambi gli argomenti rappresentano un terreno ricco di asperità, non solo per noi che di questo paese siamo alla base e ne siamo a volte inconsciamente la base, ma anche per i vertici che sui numeri di questa festività primaverile puntano le residue speranze di allargare il consenso popolare.
Consensi popolare verso il premier Draghi che pare essere piuttosto ampio, nonostante tutto, nonostante le cadute ripetute del piano vaccinale.
Resiste malgrado l'addio forzato a Palazzo Chigi anche il consenso verso l'avvocato Conte, decisosi a dettare le linee guida al nuovo Movimento 5 Stelle, mai come ora avulso nelle proprie correnti di pensiero.
Dati che non sembrano rispecchiare il pensiero diffuso fra le strade, le mura di casa, i social. Dati di consenso che nella realtà si scontrano con il blocco dell'economia, il lavoro che c'è e non c'è, un paese tappezzati di mille colori che non si capisce dove inizia e dove finisce la crisi, la pandemia, l'isolamento.
Sfuggono le logiche con cui le restrizioni, i decreti legge vengono studiati e autorizzati, il motivo per cui ci sono attività considerate alla stregua degli untori ed altre che sono considerate essenziali senza una motivazione precisa, dettagliata che non sia il suo inserimento nel listone via già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. 
Tanta disorganizzazione, per come da chi sta alla base viene percepita, è figlia della disinformazione, della precarietà che da un anno ci trasciniamo addosso. 
Perso in beghe di governo che in qualsiasi altro momento al popolo avrebbero anche fatto bene, avrebbero magari portato ad una partecipazione maggiore, il governo ha promesso numeri importanti sul fronte caldo delle vaccinazioni, togliendo il Commissario Straordinario in carica, alla luce dei fatti e dei dati giustamente, per sostituirlo con un Generale, esperto di logistica, di manovre e, nella logica del ruolo, di strategia.
E proprio questo passaggio a volte si rivela un boomerang per il governo, per Mario Draghi e lo stesso generale Figliuolo.
Mentre siamo in coda al supermercato, prima e dopo Pasqua, ascoltiamo chi è davanti a noi, partecipiamo magari alla discussione così come un tempo si faceva al bar, ma indubbiamente ne esce il termometro vero, al netto dei sondaggisti, del pensiero comune.
Entrambi, il premier Draghi e il gen.Figliuolo hanno accettato incarichi pesanti, delicati, soprattutto ora. 
È chiaro a tutti che non è una situazione facile da gestire, ancora meno da risolvere, che è una situazione senza precedenti e senza precedenti a livello istituzionale, quindi priva di un protocollo ad hoc "pronto all'uso". Lo stesso discorso ovviamente vale anche per il governo precedente, quel governo criticato a volte a prescindere.
Nell'uovo di Pasqua che abbiamo rotto non ci sono stati i vaccini sperati, non si parla di nomi ma di numeri. Quei numeri appunto sui quali rischia di scivolare il gen.Figliuolo.
Numeri che sono figli della pianificazione strategica del nuovo Commissario, che sicuramente avrà accesso a dati ai più sconosciuti, ma che per chi li legge i li ascolta nei puntuali tg rimangono impressi, creano illusioni che si scontrano con scorte minime, disorganizzazione organizzativa di qualche Asl, incompetenze e problematiche varie. Stridono con quello che in una normale coda in salumeria abbiamo sentito tutti, percepito appieno.
Fomentano quel malumore che porta piano piano allo scontro, non più purtroppo solo verbale ma fisico come dimostra la recente protesta con qualche tafferuglio davanti a Montecitorio.
Posto che ormai è chiaro che le vaccinazioni ci saranno, non importa con che vaccino, che saranno suddivise per età, ruoli e lavori (si spera sempre al netto e ripulite dagli "imbucati amici di..."), il compito del governo, del Commissario diventa quello di operare in silenzio, senza cifre, numerini e numeroni. Trovati i vaccini, accettati anche se in ritardo, se non sono quelli decisi a Bruxelles (lì ogni paese dovrà in un secondo momento, a pandemia almeno sotto controllo rivalersi sulle case farmaceutiche come in ogni contratto di lavoro e forniture che di rispetti), trovato e attrezzati gli hub vaccinali (anche solo guardandoci attorno nel quartiere di spazi vuoti e disponibili ne troviamo sempre almeno tre) partiamo. Iniziamo questo iter che sta diventando una impegnativa camminata nel deserto.
Che l'estate è alle porte, mentalmente tutti ci sentiremo liberi, sulle scorte di quanto successo l'anno scorso di agire più liberamente e inconsciamente.


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