Le riaperture alla fine sono arrivate, puntuali come promesso, un pò contraddittorie come preventivato perché accontentare tutti è l'esercizio di diplomazia più complicato. Da lunedì 26 aprile, data da ricordare nel calendario come una sorta di "Liberazione bis", siamo un pò tutti più gialli, più liberi appunto. Con un " rischio calcolato" come anticipato più volte dal premier Draghi, perché se una cosa riesce bene al Presidente del Consiglio sono proprio i calcoli. Quali? Per capirlo bisogna avere una visione grandangolare della situazione del paese, economica e sociale, mai come ora a braccetto. La spinta per le riaperture con la maggior parte del paese in zona gialla ha chiaramente origine nelle manifestazione post pasquali con tafferugli fra manifestanti forze dell'ordine, treni e pullman bloccati per evitare scontri peggiori in nome di un chiaro disagio sociale, oltre che economico, cavalcato forse troppo anche se non sempre a torto, da tutte le parti politiche (anche spesso passa il messaggio errato che solo la Lega si opponga ai decreti, a prescindere). Disagio che ha rischiato di investire il Governo Draghi ad un passo dalla presentazione del Recovery Plan (ormai negli annali lo scambio di telefonate Draghi-Von der Leyen), dall'approvazione del Pnrr (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Piano che illustra come i soldi che pioveranno a Roma da Bruxelles saranno investiti, dove soprattutto, e in che percentuale avverrà la loro ripartizione. Ora, tralasciando il gradimento personale o meno per alcune destinazioni, alcune cose saltano all'occhio; la pochezza se non proprio miseria destinata al Servizio Sanitario, il servizio che più ha subito tagli nelle passate manovre economiche e che più è sottoposto a pressione in questo anno di pandemia è forse la più evidente. Colpisce anche come sia evidenziato il bisogno di garantire ai giovani welfare e lavoro oltre che alla casa, la crescita all'economia per ridurre il debito pubblico. Ecco, cosa se ne ricava? Con la scadenza per presentare il Recovery Plan al 30 aprile 2021, ecco che il "rischio calcolato" si può accettare, senza troppo indugiare su numeri e proiezioni su indice RT e dati in mano al CTS. Ripartenza quindi, ripartenza con speranza di non aver fatto un errore epocale (basterebbe guardare a quanto successo l'estate scorsa per avere idea di come intervenire per una ripartenza più sensata). Draghi può andare quindi fiero del Recovery Plan, di aver alzato la voce con Bruxelles (forse inconsciamente anche a nome di tutti noi), di aver fatto ripartire il Paese. Già. Se sarà stata una mossa studiata o figlia di scadenze ed impedimenti burocratici e politici lo vedremo nelle prossime settimane. Il primo giorno ha dato l'idea di un "liberi tutti" in barba a tutte le regole del buonsenso, non esattamente un buon viatico, ma questo c'è da scommetterci Draghi lo sapeva già. Semplicemente non si poteva continuare a mentire, promettere e chiedere, chiedere....
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