The Super League....

"Parliamo di calcio?"
"Oggi è un argomento pesante, da quasi fastidio."
"Hai presente quel mal di denti che arriva improvviso e ti rovina almeno un paio di giorni buoni?"
"Ho presente si, eccome. Negli ultimi tempi ne ho avuto un paio di questi mal di denti, questi qui però non me lo aspettavo."
"Davvero non te lo aspettavi? Neanche ripassando mentalmente gli ultimi quindici, venti anni di storia calcistica? Ne sei sicuro?"
"A me tutte le polemiche su calcio, e finanza, sono sempre sembrate lacrime di coccodrillo, lamenti di gente ricca."
"Esatto, piano piano ci arrivi, vedi?"
"Da quando è arrivata la nuova Coppa dei Campioni, coi gironi, con anche le squadre che non avevano vinto lo scudetto, non ci ho più capito molto."
"Eppure era già abbastanza chiaro. La Champions League è nata per volere di quei club che volevano un campionato per loro con la scusa di regalare a noi tifosi uno spettacolo unico. Ti ricordi la musichetta della competizione?"
"Si, la ricordo, però ricordo anche piccoli club che per una stagione potevano recitare da protagonisti, anche retrocedendo in un secondo tempo in Europa League, così, per continuare una stagione da sogno."
"Bravo. Si poteva continuare con lo spettacolo. Certo, a noi cinquantenni han cambiato competizioni, nomi, ma siamo i figli dell'Atalanta in semifinale di Coppa delle Coppe (vedi? Poco appeal e competizione soppressa), del Malines che la vince, delle squadre scandinave con nomi improbabili, del Ifk Göteborg che per due volte vince la Coppa UEFA, siamo legati ad un tipo di calcio romantico che era già di per sé uno spettacolo."
"Forse però poco redditizio."
"Le crisi economiche degli ultimi anni sicuramente hanno colpito pesantemente anche il settore entertainment ma in trent'anni attorno al pallone si sono agitati i peggiori squali, quelli più famelici per cui lo sport è un biglietto da visita per altre entrate, una spilletta da appuntarsi sulla giacca."
"Dici che chi ha investito nei grandi club lo ha fatto per proprio tornaconto personale?"
"Si, lo dico. Dopo la riforma della Champions sono calati dai quattro punti cardinali magnati di ogni foggia e fattura, non sempre col portafogli gonfio."
"A me sembra che gli arabi, emiri o sceicchi, hanno portato danaro, campioni e trofei, non credi?"
"Si, è evidente ma non sempre ha significato la crescita dello spettacolo o del movimento. Dove sono più radicati questi investitori spesso assistiamo a campionati chiusi per due o tre club (mi vengono in mente la Francia e l'Inghilterra, in Spagna gli emiri coi soldoni sono scoppiati subito come a Malaga), agli altri è rimasta qualche coppa nazionale per dare lustro alla stagione."
"Messo giù così sembra una sciagura, non tutti i tifosi la pensano come te."
"Ti dico il mio pensiero; dopo gli arabi sono entrati in giochi i padroni delle franchigie americane di football americano, basket, baseball. E hanno cercato di inserire quasi a forza la mentalità di una competizione chiusa, fatta di pochi, eccellenti club. E il loro pensiero Usa hanno finito con il proporlo anche in altre leghe europee con risultati spesso opposti a quelli ottenuti dai club inglesi con proprietà statunitense."
"Mi pare che gli inizi per loro non siano stati facili però."
"Assolutamente no, come giusto che sia. Il tifoso si identifica nel club, è un fattore culturale. Nel tifare per un determinato club c'è tutta l'influenza del territorio, del contesto sociale e familiare, lo spirito anche di rivalsa sull'avversario, nei match di cartello come nei match fra prime e ultime. E il contorno sociale più spiccio, gli sfottò, i ritrovi, il parlarne per giorni. Se arrivi e provi a snaturare una parte della vita personale del tifoso ti poni in maniera negativa si suoi occhi e finisci col perderlo."
"Quindi per accontentare i tifosi hanno creato nottetempo la loro Superleague? Come fossero nell'Nba di basket?"
"Mi viene da ridere. I tifosi con i nuovi format di questi anni erano già contenti, erano riusciti ad accettare un Manchester United americano, un Liverpool yankee, perché polemiche e diversità di vedute a parte, sono divenuti club vincenti, a casa loro e soprattutto in Europa. Anche gli emiri del Manchester City ci stanno provando, a vincere in Europa, come i cugini francesi del Paris Saint Germain, perché ad entrambi dominare a casa propria non basta più. In Europa però non puoi farla da padrone coi soldi (noi abbiamo il Milan americano che ha pagato due anni senza coppe la transizione fra la proprietà cinese e quella attuale, la Juventus marchiata Fiat che domina internamente ma in Europa svanisce e l'Inter cinese che fatica in Italia e in Europa), perché un club milionario può venir imbrigliato, sconfitto, eliminato dall'onestà Atalanta, da un club ucraino o da un tostissimo Siviglia.
In maniera molto discutibile e lavorando, come ampiamente documentato, i club più facoltosi (quelli che ti ho nominato prima, più Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona) hanno deciso di giocare nelle notti europee fra di loro, come se la palla fosse solo loro, come se tu al lavoro, nel tuo posto di lavoro, ti mettessi a svolgere un altro tipo di attività."
"Sai che non ho capito il perché di una mossa così precipitosa? So solo che sono due giorni che ho mal di denti..."
"Perché creando una lega tutta loro, dodici club fondatori più qualche altro club in esclusiva per qualche anno,  hanno la certezza che i debiti enormi, fidati che sono enormi, figli si di mancati introiti causa pandemia di Covid-19 (ormai sono più di 400 giorni che il mondo dello sport e dello spettacolo si muove senza tifosi, quindi con minori entrate) ma anche di una corsa agli ingaggi esagerata, fuggita di mano dopo l'arrivo di proprietari piuttosto scellerati.
Chi aveva già a che fare con lo sport organizzato delle franchigie americane (pensa c'era pure un indonesiano proprietario di un club Nba) non ha riproposto in Europa il modello del salary cap per dare un freno agli ingaggi, affatto. Sono caduti tutti nella rete dei diritti televisivi che hanno inondato per anni il mondo del calcio. Creando un circolo vizioso fra entrate, uscite, debiti. Esploso in questi mesi."
"Allora vuoi farmi credere che con lo spettacolo questa Super League non c'entra nulla?"
"Te lo sottoscrivo. Tu segui mai gli sport americani?"
"Non sempre, poi ti dirò, a me piacciono solo le finali, sai quel momento in cui sei dentro o fuori."
"Guarda, ti sei quasi risposto da solo. Gli sport americani pure da loro hanno un seguito esagerato solo nei play-off, durante la stagione regolare il tifo c'è ma è più che altro un prodotto televisivo. Negli scontri ad eliminazione la febbre del tifo sale. Non è un modello ripetibile qui da noi che, specie nel calcio, abbiamo club che ne hanno scritto la storia, che sono spariti e ritornati. Qui il tifo ce l'hai dalla prima giornata all'ultima. Non è ripetibile. Con questi scissionisti rischi di vedere Juventus-Manchester in loop per un tot di anni, dove sarebbe lo spettacolo? E la coppa alla fine la vincerà sempre una fra dodici."
"Ma l'Uefa, la Fifa? Possibile che non abbiano mai avuto sentore, non ci credo che nessuno ha sentito nulla, che nottetempo questi scissionisti han preso la decisione e creato pure un loro sito."
"No, è da tempo che i grandi club europei ne parlano; prima in senno alla loro associazione (di cui fanno parte altri club che non condividono questa Super League, come i tedeschi del Bayern Monaco e del Borussia Dortmund) chiamata ECA se ne parlava ma sembravano boutade estemporanee. Erano i tempi di Berlusconi e Galliani e del Milan campione di tutto, dell'Inter dei Moratti e della Juventus degli Agnelli (coincidenza che solo quest'ultima ha mantenuto la stessa proprietà) e sembravano uscite ad effetto, come a dire che noi si, eravamo forti e dovevamo incontrare solo avversari altrettanto forti. Ma ti ripeto, finiva lì. Adesso non c'è più l'identità nazionale, siamo invasi pure nel nostro calcio di proprietà cinesi, americane, russe, senza avere salvo in alcuni casi, una chiara idea di che origins abbiano che siccome sono intervenuti a salvare il calcio nazionale vogliono farlo piano piano a loro immagine e somiglianza e questo è un dettaglio raccapricciante."
"In Inghilterra ha funzionato mi sembra, pure a Parigi."
"A Parigi forse questo è l'anno buono, ma ha funzionato perché l'emiro proprietario del PSG ha un portafogli illimitato come i pizzi petroliferi sopra cui diede. In Inghilterra non è così rosea come sembra e la prima tifoseria a ribellarsi a questa Super League è stata quella del Liverpool, quella della Kop, dell'inno "You'll Never Walk Alone" cantato prima di ogni gara. Hanno tolto tutte le bandiere che addobbavano la curva, ribadendo che il calcio è per i tifosi. E sai una cosa, il Liverpool per ora è l'unico club che pubblicamente con giocatori e allenatore si pone pubblicamente contro la scelta della proprietà."
"Ma cosa pensi che succeda? Mi sembra che questi imprenditori abbiamo un po'esagerato."
" Visto che pure i governi, i capi di governo stanno intervenendo chiedendo di salvaguardare il principio di uguaglianza dello sport in generale, si partorirà una qualche soluzione salomonica, per non scontentare nessuno. Ti voglio mmagini una serie A senza le tre squadre più rappresentative? Senza Derby della Madonnina o senza il Derby d'Italia? C'è un precedente che in questi giorni nessuno ha ricordato: il rugby.
Noi abbiamo un campionato di serie A che cambia denominazione ogni tot anni e due club che sono impegnate nel Challenge con le grandi d'Europa."
"E non va bene? Io ci capisco poco, non lo seguo ma penso che lo scontro coi più forti aiuti a crescere."
"Si? Pensa ai risultati della nazionale di rugby in questi anni. Ti basti pensare che sono sei anni che arriviamo ultimi al Torneo Sei Nazioni. Non esattamente un progresso."
"Credi che si arriverà a tanto anche nel calcio? Già ho festeggiato il Mondiale nel 2006 e poi ho ingoiato solo mezze vittorie e delusioni. Belle coppe europee poi è dal 2010 che non ne alziamo una. Credimi ora ho pure mal di testa."
"Ti credo. Il rischio c'è perché l'Uefa non vorrebbe dare i giocatori impiegati in questa competizione alle nazionali, quindi niente big, moduli e team di ricreare ad un passo dall'Europeo per altro.
Nel 2010 la proprietà dell'Inter vincitrice della Champions League era italiana, anzi, milanese poi più nulla e non può essere un caso. Coincidenza vuole che con lo sbarco in Italia dei vari tycoon abbiamo fatto piccoli passi indietro, salvo le due finali perse dalla Juventus di Allegri. Non credo sia un caso ma un dato di fatto; l'identità di un club è venuta via via meno aumentando le spese di gestione del marchio, le spese per l'export nel mondo, degli ingaggio esagerati di onesti predatori.
Capisci? Si medierà questa idea malsana facendo in modo di avere danni minimi su entrambi i versanti."
"Vabbè ma così non se ne uscirà mai del tutto con idee chiare. Non ti pare? Ci perdiamo questo caffè però?"
"Ne usciremo tutti un po' più ridicolizzati, del resto se ti dico che fra i vari tycoon ci sono pure cinesi con i soldi, ci pensi, i figli di Mao capitalisti....dai, un macchiato caldo che dobbiamo ricominciare a lavorare!"

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