Il giorno di festa

Il campanile mi ricorda che sono le otto del mattino, anche oggi che è festa, che non si lavora, che c'è il sole.
Io mi attacco ai piccoli rituali quotidiani per convincermi che è un giorno nuovo: bagno, caffè internet per i quotidiani. Le solite cose insomma.
A parte che preparo il caffè per me soltanto, mi muovo per casa distratto dal silenzio che c'è.
Non ero più abituato al silenzio vicino, al fatto che non ci fossero altre voci attorno, eppure è stato un passo necessario, un cambiamento dovuto, dopo tanti anni.
Come tanti altri, come tante altre volte nella mia vita ho provato a cambiare. Perché quando l'amore finisce, si proprio l'amore, non c'è più un senso allo stare vicini, assieme nonostante tutto. Semplicemente per rispetto, per tutte le persone che sono vicine, che condividono spazi e giornata con te.
Arriva inevitabile il silenzio, l'ignorarsi reciproco ed è un effetto che non passa inosservato a nessuno, che non può non fare male.
Succede che si decide, che si cambia e si prova a ricominciare.
Ti mancano però le voci, le più fresche, più piccole, a volte indifese. 
Ti mancano i tuoi figli, ti mancano i giochi, le richieste, gli sguardi e i saluti. 
Ti mancano anche le incomprensioni, i litigi e i gelati mangiati assieme.
Il campanile batte una nuova ora, il tempo passa anche se è un giorno di festa, il caffè brontola per uscire dalla moka.
È momento di berlo, di svegliarmi, 
Osservo il sole che ormai se ne va alto nel cielo e mi accorgo di quanto mi mancano i miei figli.

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