Morti bianche

Ci sono cose che le ascolti, che ti scavano un buco dentro, alla bocca dello stomaco.
Ascolti, scuoti la testa, non puoi crederci, non ora, non adesso, non in questa maniera.
Ascolti le news, ogni parola ha un peso specifico; lo ha sempre, in qualsiasi periodo dell'anno, ne ha di più in questi giorni appena oltre quel Primo Maggio, Festa dei Lavoratori.
Festa del Lavoro, di tutti i suoi protagonisti, dei Sindacati.
Tutti protagonisti che per un giorno, un giorno solo, festeggiano alla pari. Quel giorno lì soltanto.
Prima e dopo non lo sono, non lo potranno mai essere per tutta una serie di fattori che ne distinguono le categorie di appartenenza.
E così mentre ascolti il notiziario ripensi alle parole pronunciate dai rappresentanti delle maggiori organizzazioni sindacali, sulla crisi economica che potrebbe ripartire finalmente ed infine, sulla sicurezza del lavoro e dei luoghi di lavoro, di come sia importante per i giovani avere la certezza di un impiego, quell'entrata sicura che ti fa sorridere un po' di più.
Ecco, le parole hanno riempito l'auditorium di Roma, palchi, schermi TV e di smartphone, intere colonne di carta stampata.
Belle, decisamente belle, d'effetto, capaci di regalare in un periodo di emergenza come quello attuale, un velo di speranza, di ottimismo.
Anche a chi lavora da trent'anni in fabbrica, da chi ha a che fare con la metallurgia o chi lavora i filati.
L'economia è in ripresa dopo interi periodi di blocco totale, di restrizioni, casse integrazioni e cessazioni del rapporto di lavoro. È in ripresa grazie ai ristori, comunque lenti ad arrivare, al cambio di colore delle zone di appartenenza, alla campagna vaccinale, alla voglia sicuramente di ripresa al di là di tutti e tutto.
E c'è il rientro nelle fabbriche, anche in quelle più piccole, a quella normalità che fa salutare mamma, papà, i figli, un saluto, "ciao, buon lavoro, a dopo!".
La normalità.
La normalità della sicurezza sul lavoro, della fiducia nei propri mezzi e nei mezzi, macchinari e materie prime. La normalità che gestiamo con corsi ad hoc, corsi che educano i lavoratori a gestire spazi e mezzi, a convivere educati con il lavoro.
Corsi periodici, associati a dopo, dispositivi di protezione individuale, regolarmente consegnati dalle proprietà al momento dell'assunzione, dispositivi comuni, attrezzature dotate di quelle strumentazioni necessario eventualmente a scongiurare se non a prevenire un sinistro, un infortunio mortale.
Richiamo ai corsi ed alla sicurezza, parole che "fanno più bello" un discorso, regalano un contenuto in più su cui riflettere e direttamente, ricavarne un consenso.
Stridono però, le belle parole, perché spesso questi corsi, l'argomento "Sicurezza" viene gestito con una leggerezza disarmante, soprattutto in categorie mai considerate dalle stesse sigle sindacali; corsi, lezioni e videolezioni, gestiti on line, su slide e video preimpostati in cui basta dare la risposta esatta. Sicurezza spesso gestita a livello regionale, incarico nuovo, ad hoc, per neo laureati. "Sicurezza" che porta come logica conseguenza investimenti da parte dell'azienda, qualunque essa sia questo chiaramente, in termini di dispositivi personali e non, mezzi, attrezzature. Investimenti che ora magari stridono con la situazione economica attuale, costi che pesano con le fatiche della ripresa. Situazioni che rendono tutto difficile, complicato ma che non giustificano la presenza di infortuni letali nell'ambiente di lavoro.
C'è una piccola parentesi di dubbio, un piccolo quesito che come sempre avviene in questi casi si fa strada in chi ascolta e in chi quell'azienda la dirige, ci lavora e riguarda il livello di confidenza che un operaio può avere con macchinari ed attrezzature, dall'uso semplice di una scala all'uso di attrezzature più complesse. È una statistica purtroppo esistente nel mondo lavorativo ma che può essere prevenuta educando gli stessi a non praticarla. E si torna quindi all'organizzazione sindacale, aziendale, a quell'unione di intenti nel formare al meglio il dipendente, nel salvaguardare se stesso e i colleghi, semplicemente per poter sorridere al pensiero di tornare a casa la sera, dagli affetti più cari.
E dopo la Festa del Lavoro, dopo ogni ricorrenza simile, ci vuole più impegno, rigore, controlli anche se la crisi economica può fare che sia lecito "distrarre" il pensiero dalla Sicurezza, maiuscola, enorme perché il conto delle morti bianche si aggiorna sempre, quotidianamente.





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