L'immunità del gregge

E dunque stiamo procedendo piuttosto spediti verso l'immunità di gregge prevista per l'estate dal Governo e dal Commissario, gen.Figliuolo.
Ci stiamo avvicinando all'obiettivo prefissato (sorvolo sui numeri che in alcuni momenti possono infastidire e preoccupare gratuitamente) vaccinando le fasce d'età più giovani, quelle che volenti o nolenti sono il motore dell'economia nazionale, gli under 60 che sono lontani dalla pensione, che addirittura scendendo un po' con l'età sono quasi all'inizio del loro cammino professionale.
Al netto delle critiche delle opposizioni, di questo o quel movimento e di quanti si sono voluti esporre via social a titolo meramente gratuito, Draghi e il gen.Figliuolo hanno tracciato un sentiero che ora stiamo percorrendo un po' tutti perché finalmente ci sono i mezzi (quando all'inizio del suo incarico il Generale prometteva un certo numero di vaccinazioni era schernito e guardato con espressionivdi compassione ma nessuno dalla critica ha mai considerato che se le forniture avessero rispettato il piano di consegna l'obiettivo promesso sarebbe stato raggiunto nei tempi annunciati), gli spazi, di più, la convinzione a farsi vaccinare per riprendere la vita di tutti i giorni che abbiamo lasciato tutti ferma a febbraio 2020.
È una campagna che dovrebbe esulare dalla politica, dal colore di Governo, anche quando questo un colore preciso non ha. È una campagna che si pone l'obiettivo di sconfiggere un virus strano, anomalo, che ora pare certo sia stato creato in laboratorio, che ci ha messo in ginocchio ma che stiamo iniziando a bloccare al meglio delle nostre possibilità.
Dopo un trimestre di vaccinazioni si sentono ancora critiche verso chi si prenota e si mette in coda, disciplinato negli hub vaccinali, da parte di chi il vaccino non lo vuole fare. Si sentono, si leggono, emerite castronerie sui possibili effetti collaterali del vaccino, come prima si leggevano emerite castronerie sull'uso prolungato delle mascherine...., su come esistano strategie occulte in pratica su ogni cosa che facciamo. 
Un modo giusto per rendere inutile il lavoro di tanti, perché purtroppo quello che viene pubblicamente esternato resta impresso, oggi molto più di un tempo, e si fatica a scordare.
Fortunatamente non tutti ascoltano e prestano attenzione, tanti vanno avanti per la loro strada alla ricerca della normalità perduta. 
Piccole avvisaglie di normalità figlie del vaccino le abbiamo avuto col lungo ponte del Due Giugno; le spiagge aperte, i turisti un po' più liberi di spostarsi, i negozi nuovamente a regime. 
Piccoli dettagli che danno l'idea di come ci sia il desiderio di rientrare in possesso delle proprie vite. Il momento dello shopping, certo anche nei festivi, il bagno al mare, i locali affollati nei dehors e nelle sale interne, i primi timidi concerti, i cantieri che accompagnano il quotidiano. Piccole cose, le stesse di prima ma che ad un certo punto della nostra vita ci siamo accorti che non avevamo più e ci mancavano. 
L'esempio migliore forse è venuto dai maturandi, quei giovani che nelle città si sono messi in coda per il vaccino perché hanno bisogno di riprendere in mano la loro vita, i loro sedici, diciotto anni. Maturandi stanchi delle video chat e di parlare agli schermi hanno dimostrato come il futuro possiamo ancora gestirlo noi, non farci prevaricare dal virus o dai vari "movimenti no qualcosa". Hanno messo la loro testa e la loro voglia di vivere davanti a tutto, vaccinandosi. Anche così l'immunità di gregge diventa più realistica, si avvicina. Non alzando barricate.


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