G7 sia, con tutto il suo immancabile strascico di polemiche ed incomprensioni, antiche beghe popolari, e popolane, nuovi nemici da limitare, da tenere giocoforza lontani, vecchie sfide mai chiuse e una pandemia in sottofondo.
Manca altro? Forse si, l'ultimo ballo fra i grandi della Cancelleria Merkel, la sergente tedesca forse mai troppo amata al di fuori dei confini amici ma sempre riconfermata dai suoi connazionali per la guida del paese. E se per la Cancelliera è l'ultimo ballo, in Cornovaglia esordisce per nulla timido il presidente americano Biden, a volte più morbido del predecessore, altre più risoluto. E come nelle migliori trame di spionaggio, nelle sale del G7 si spegne il Wi-Fi per lasciare all'oscuro il nemico. Quale però?
La Cina? La Russia? L'idolo malriuscito della Brexit, Johnson?
In fondo per questo tipo di eventi lo sappiamo pure noi che un nemico serve sempre.
In Cornovaglia ci sono spiagge ricercate, resort lussuosi, sabbia fine e l'oceano Atlantico davanti, il Canale della Manica a sud e ci si trova nella punta più orientale, a sud-est dell'isola britannica. Qui presidenti, primi ministri, capi di stato e regine stanno disegnando quello che sarà il domani del mondo, ognuno col suo carico di problemi, quelli storici e quelli esplosi negli ultimi anni, cercando di ragionare al netto di una pandemia che ha sconvolto gli assetti globali, non meno delle vecchie ruggini storico-politiche.
È il primo G7 "dell'irlandese" Biden, non troppo contento degli effetti della Brexit (la pace alla guerra civile e ai suoi inevitabili risvolti politici ed economici è iniziata ad apparire nei primi anni '70 con l'entrata nella Ue della Gran Bretagna; ora con la sua uscita c'è un inevitabile aumento della protesta irlandese per la riproposizione dei confini fra le due Irlande), e della politica di espansione cinese.
Se per il primo punto ci sarà da lavorare a tavolino con l'amministrazione Johnson per quel che riguarda il secondo punto c'è da trovare l'accordo, l'unità d'intenti fra gli altri membri del G7 in merito a molti aspetti (lavoro, clima, lotta alla corruzione) descritti in questo particolare momento storico come peculiari della Cina, ma che chi ha da poco superato i 40 anni in Italia sa benissimo essere parte integrante di qualsiasi trattativa economica (il ricordo dei drammi legati a Tangentopoli non è così lontano e superato). Mentre per paura dei cyber attacchi, degli hacker cinesi magari, o russi, le sale del G7 vengono oscurate, i sette grandi posano per le foto di gruppo, dandosi di gomito sperando forse di distrarre chi legge, ascolta le news provenienti dalla Cornovaglia.
L'esordio americano, nel tentativo di togliersi di dosso la polvere dell'amministrazione Trump e i complimenti per la stessa del russo Putin, è stato all'insegna della futura donazione al mondo povero di miliardi di dosi di vaccino nella speranza di sconfiggere, o almeno di poterci convivere, una volta per tutte questo virus. Certo in questo primo G7 post Covid ci siamo pure noi italiani, spettatori forse interessati delle trame geopolitiche di Cornovaglia (più geopolitica che democrazia come dimostra l'ingresso nella parte sanitaria degli accordi di paesi come India, Sud Corea, Australia e Sudafrica)
Il premier Draghi dal cottage del presidente americano ha ribadito allo stesso la condivisione e l'appoggio di un paese nuovamente alleato e atlantista nel senso di adesione al Patto Atlantico, non che ce ne fossimo mai andati in realtà, pronto a collaborare e far fronte contro l'espansionismo del Dragone cinese. È stata una chiaccherata All'insegna dell'ottimismo, delle conferme anche su quegli argomenti che hanno tanto di politico in superficie e molto di economico appena sotto: Libia ed Afghanistan. Con la prima forse più accattivante per noi italiani. L'abbandono delle terre afgane rientra in fin dei conti in una logica scadenza temporale anche se nasconde insidie pericolose tali e qui a vent'anni fa (i talebani si sono nascosti com'è fatto in passato con inglesi e russi). Quello del premier Draghi ha l'aspetto di un pericoloso esercizio di equilibrio a tutela di tutte quelle realtà economiche che con la Cina lavorano quotidianamente e della posizio di politica italiana in senno a questo nuovo Patto Atlantico.
Che si chiude con tante incertezze, spostando gli equilibri futuri e l'attenzione alla Svizzera, all'incontro fra Putin e Biden così in disaccordo da aver già pianificato conferenza stampa separate alla chiusura dei lavori. Non esattamente un buon viatico per il futuro più prossimo.
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