"It's coming Rome.."

Giorno due di una serie infinita.
I ritmi sono tornati timidamente molto vicini alla normalità ma perché non si riesce ad essere soddisfatti? Perché neanche ora che siamo a metà del mese di luglio 2021 e abbiamo la certezza che entro la fine del mese arriverà la prima tranche del Recovery Fund, 25 miliardi di euro, riusciamo a vedere l'aspetto positivo? Forse perché veniamo da un weekend di festa, meritata e sacrosanta, che ha lasciato l'amaro in bocca a molti, esponenti politici (ma questo rappresenta l'ovvio) e gente comune (qui si tratta però di sapere gestire il malcontento), ancora alle prese con i vaccini, le vaccinazioni e i vaccinati e non.
Se da un lato i lavori politici continuano rispettando le scadenze in agenda fra il nostro Governo e l'UE, i soldi del Recovery in parole povere, dall'altro si procede a strappi fra dichiarazioni azzardate e azione concrete.
Se dalla parte di chi è vaccinato o lo sarà a breve c'è la coscienza della lenta ripresa della normalità, di cose che sono state proibite lungo questi diciotto mesi inimmaginabili, dall'altra sopravvive uno zoccolo duro di chi è contro a prescrindere, senza elaborare il concetto ascoltato e proposto. C'è la ribellione a priori, quella che anziché essere costruttiva è distruttiva.
I "no a qualsiasi cosa" sono la testimonianza di quanto un'opinione personale, o di un numero ristretto di individui, possa coinvolgere le masse, specie in momenti di debolezza.
In un panorama già precario e difficile come quello attuale, con timide riaperture e protocolli comunque da rispettare, si è cavalcato l'onda sportiva degli Europei di calcio già posticipati di un anno, novità assoluta nella loro edizione itinerante. La si è cavalcata una prima volta, in nome della ripresa economica e sociale salvo cavalcarne l'effetto negativo degli assembramenti per strade e stadi. Si è nutrito il dissenso, il senso errato del "no a qualsiasi cosa" quasi scaricando la colpa delle manifestazioni ai calciatori, in seconda battuta alle forze dell'ordine, in ultima analisi al mondo politico, alle prese con vaccini, miliardi, ddl. Troppo concentrato a discutere per accorgersi forse di come si sta evolvendo la situazione al di fuori di Montecitorio.
Con la Coppa giunta a Roma, nel momento stesso, è ripresa feroce la guerriglia dei vaccini, dei decreti, degli immigrati perché non è più tempo per tifare uniti (uniti ma criticati e criticabili) ma è tornato il tempo triste del tutti contro tutti.
Ed è tornato il tempo delle regioni a colori, fortunatamente per ora solo a livello di annunci da parte del ministro Speranza, della paura dell'aumento dei contagi che ci fa rischiare chiusure e lockdown imminenti, gli occhi puntati sugli stadi, non tanto l'Olimpico di Roma quanto piuttosto quelli nell'est europeo di Baku, Budapest, San Pietroburgo e l'inglese Wembley, dove non sono state poste limitazioni al pubblico, dove anche dall'Italia si poteva entrare senza ostentare il tanto vituperato Green Pass. Ecco la nuova frontiera dello scontro, il Green Pass per chi ha comperato il proprio ciclo vaccinale. 
Serve? Non serve? Detto così sembra più un quesito dell'ex commissario Arcuri, in realtà denota le lacune persistenti nel Governo e di conseguenza nella macchina organizzativa.
Scesi tutti, calciatori, rappresentanti vari del mondo sportivo, saltimbanchi dell'ultima ora, dal bus scoperto bardato di tricolore e Europa, si guarda con interesse a Macron che per i francesi ha posto l'obbligo dell'uso del pass per spostamenti ed eventi e ha reso obbligatorio il vaccino per tutto quel personale medico e assistenziale che lavora a stretto contatto con le persone fragili.
Al di qua delle Alpi con ancora in bocca il sapore della polemica su chi ha sbagliato e se ha sbagliato chi è stato ad autorizzare i festeggiamenti post Europei ci siamo trovati gli schieramenti politici divisi su argomenti nei quali in passato gli stessi, tralascio i nomi ma sono sempre i soliti noti, avevano posizioni contrarie.
Ecco, questi verrebbe da dire siamo noi italiani.
Che stiamo convivendo nostro malgrado con Green Pass e "no vax", con la paura di spostarci al bar sotto casa ma che sfruttiamo gli Open Day vaccinali per andare in vacanza sulle isole cosidette "Covid free" e torniamo a casa contagiati, che ci freniamo ma quando vinciamo, o splendidamente perdiamo come Berrettini a Wimbledon, tifiamo e ci lasciamo anche giustamente un po'andare. E inevitabile ascoltiamo.
Ascoltiamo i nostri rappresentanti, quelli votati e scelti e quelli "messi lì un po' a caso", promettere, accusare, sbuffare, insultare, gioire per i soldi che finalmente la UE ci elargirà ( a noi è bene ricordare, l'Europa elargirà la somma più alta fra tutti gli stati membri dell'Unione) che forse non finiranno tutti per essere spesi bene e per la comunità secondo un male comune e storico del nostro paese.
E per gettare fumo negli occhi a noi che leggiamo, ci mettiamo la mascherina anche all'aperto, teniamo nello smartphone il Green Pass a portata di mano, si riparte con il tourbillon parlamentare, su decreti basati sul rispetto e buonsenso che fatichiamo a capire perché siano così inviai al mondo politico, non certo il più sano rappresentante della vita sociale italiana, e qui si può criticare quanto su vuole ma la cronaca e la storia confermano questa frase.
Prepariamoci ad una estate di polemiche e accuse, di caccia a chi non si vuol vaccinare e a chi lo è già perché a sparigliare le carte in tavola noi italiani siamo sempre stati bravi.



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