Non bastava il PD così com'è, piuttosto male in arnese, a non vincere le elezioni, ora dal Nazareno o da qualunque altra sede si possa scegliere, per tornare ad occupare gli scranni nei consigli comunali più importanti (Milano, Roma, Bologna, per citare così a caso) ci si è inventati l'alleanza con le Sardine di Santori per le elezioni amministrative in Emilia-Romagna.
Esatto si, proprio quello del movimento, quello sorto appena dopo Greta (vi ricorderete pure lei e i Friday for the Future), che prometteva di smuovere mari e monti occupando le piazze, con le tende accampate anche nella sede del PD ai tempi dell'incontro con l'allora segretario Zingaretti, protestando con aiuti e professioni antitetiche alla sinistra, che per inciso oggi esiste più nelle cronache politiche che non nella realtà, disintegrata da una classe dirigente spesso troppo lontana fra le varie componenti.
Notizia recente pro elezioni amministrative il colpo di genio del PD che si allea al movimento di Santori in Emilia-Romagna quindi.
A questo punto sfuggono al buon senso le ragioni di un simile accordo, un accordo forse troppo innaturale. Un accordo innaturale figlio di un accordo politico nato altrettanto male.
Da vecchio simpatizzante di quella che era la Sinistra mi trovo disorientato e non solo da questi ultimi accordi ma da trentennio che sta sconvolgendo la galassia che fu PCI.
Forse, in pieno lockdown (che ricordiamolo, aveva avuto l'aspetto positivo di bloccare le Sardine...), ci si è resi conto di quanto sia divisa la Sinistra, di quanto ognuno corra in fondo da solo. Nell'emergenza pandemica Zingaretti stava gestendo tutto sommato bene il partito salvo cadere vittima dell'ennesima faida interna, dell'acclamato rientro dall'esilio parigino di Enrico Letta. Rientro che ha il sapore del risarcimento morale dopo la defenestrazio e operata dall'ex segretario PD Renzi, a sua svolta slegatosi dal partito originario per dare vita all'ennesima forma di partitino di sinistra.
E gli esordi di Letta non si può dire che abbiano ottenuto l'effetto sperato, che abbia ridato sprint al partito, anzi. Pochi mesi necessari ad aumentare il distacco dai partiti di centro destra, nonostante il calo di consensi anche in questi schieramenti.
La crisi interna al PD pare irreversibile da anni, lontano anni luce dai fasti del passato, dalle lezioni che fior di segretari hanno lasciato. Insegnamenti tutti rimasti inascoltati, caduti nel vuoto fra troppi cambi di sigla, nome, segretaria, ambizioni personali.
C'era un'isola tutto sommato felice chiamata Emilia-Romagna dove la sinistra ha radici forti, dove ci si è sempre mossi con sicurezza; qualche sconfitta elettorale negli anni c'è stata, fisiologica più che definitiva.
Proprio da lì arriva adesso la notizia della presenza nelle liste dem della sardina Santori, lo stesso che protestava, che andava all'incontro col segretario PD circo dato da uno stuolo di fedeli (?), e di tende da campeggio. Lo stesso che, certificato da un moderno scambio di vedute con il candidato sindaco a Roma Calenda prenderebbe a pedate quest'ultimo. Ricambiato per altro.
La domanda che i vecchi simpatizzanti si pongono oltre all'ovvio "perché?", è soprattutto a chi sono simpatiche le Sardine, che tipo di appoggio posso o avere anche in virtù dello scarso appeal del loro leader. Non appeal fisico per carità ma carisma. Che in questo caso sembra essere assente.
Qualcosa le cronache fanno intendere su amicizie e simpatie e sembrano in realtà piuttosto chiare anche a noi che del partito siamo gli elettori e la base. Ma al netto proprio delle stesse simpatie, e collaborazioni in nome di svolte green, questa candidatura così stridente che è uscita come ovvio che sia dai confini di Bologna e della regione, era così indispensabile?
Assomiglia di più ad un certificato di smarrimento dell'intero PD.
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