Perché non cambia nulla?

Perché non cambia nulla? 
Perché le notizie che giungono dagli organi di stampa mi riportano lontano nel tempo, ad anni in cui un'intera area geografica del mappamondo era in fiamme, era sinonimo di guerra, missili, morte?
Perché da allora nulla è cambiato, perché c'è stata solo l'illusione di un cambiamento. Effimero, drammatico.
Noi cinquantenni e quasi siamo cresciuti dividendo l'infanzia fra gli azzurri Campioni del Mondo in Spagna nel 1982 e il contingente italiano che negli stessi anni faceva la spola fra Roma e Beirut a cercare di pacificare un paese, il Libano, un tempo ricco, florido, finito nella spirale interna di divisioni tribali e religiose. Troppo stretto nella morsa di Israele e Siria per uscirne vincitore. 
Nel Medioriente, questo il nome di quella tormentata area geografica, si è via via fatto largo nelle cronache e nelle pagine mai correttamente aggiornate il conflitto decennale Iran-Iraq, pure loro paesi ricchi, ricchissimo, così ricco da farsi la guerra fra loro in nome e per conto della religione e della ragion di stato. Anni di bombe missili, gas sulle rive di quelle che per noi adolescenti alle medie era la Mesopotamia "terra Florida fra il Tigri e l'Eufrate", non esattamente la stessa riportata nei libri di scuola.
Però alcuni conflitti, con drammatiche recidive purtroppo finiscono, si ripropongono anni dopo, come la tristemente nota Guerra del Golfo di Bush padre, dopo l'annessione militare del ricchissimo Kuwait all'Iran bellicoso e disarmato di Sadam Hussein. Mentre noi si frequentava le scuole superiori, si celebravano i fasti, per altri motivi economicamente molto drammatici, del Mondiale di Ciao e di Italia '90, dei SUV superlusso dell'improbabile squadra degli Emirati Arabi Uniti, Bush padre colpì l'Iran, liberò il Kuwait ma non aasestò il colpo del ko al dittatore iracheno, che quindi come logica conseguenza del bislacco raid a stelle e strisce e bandiera blu, Nato, usò ulteriormente il pugno di ferro sui suoi connazionali.
Il resto del mondo mentre ci apprestavamo, noi cinquantenni, ad iscriversi all'università, e contestualmente ad abolire il servizio di leva, abbiamo visto da lontano, tanto lontano quanto può essere lontano l'Oriente, quello bellicoso dei campi di papaveri; abbiamo assistito, sempre lontani dai libri di scuola, silenziosamente aperti su un'altra pagina, al tracollo militare Sovietico in Afghanistan, esattamente come il Vietnam fu un tracollo militare per gli Usa. Tracollo che ha portato alla vittoria dei soldati islamici quando il mondo ignorava quanto potesse essere pericoloso un certo tipo di islam a mano armata. Non erano ancora i Talebani, gli studenti coranici ad un passo dal terrorismo, sicuramente integralisti al punto da indurre un paese intero al terrore. Erano in questo primo caso, guerrieri che volevano liberare dall'invasore straniere le proprie terre, come in passato liberarono le stesse terre dall'invasore britannico.
Siamo diventati adulti, padri, madri, spettatori lontani di tragedie vicine ma considerate "altrui", lo scioglimento dell'ex Urss in un reticolo di vecchie e oligarchiche repubbliche.
All'odio esploso a pochi metri dal confine con l'ex Jugoslavia (e anche qui l'orrore della pulizia etnica ha avuto la complicità silenziosa della bandiera blu..., quasi che il "peacekeeping" non fosse sempre applicabile per un inensato quieto vivere).
Abbiamo assistito silenziosi agli sbarchi sulle nostre spiagge di umanità in fuga dalla miseria, dalla morte, sapientemente pilotato da dittatori decorati ben voluti da ministri, segretari, sottosegretari e sottoscala. 
Concentrati nel nostro mondo vicino non ci siamo accorti che i Gheddafi, i Saddam Hussein non erano gli unici cattivi nel mondo. Non ci siamo voluti accorgere neanche quando adulti ci siamo trovati fra le mani la finestra sul mondo fornita da internet. Anzi...
Non ci siamo accorti di popoli ridotti alla fame da presidenti eletti per genealogia, che hanno bombardato, gasato intere aree del proprio paese. Donne e bambini di un'altra religione, semplicemente. Non ci siamo accorti che l'odio tornava a ruggire nelle stesse zone della nostra infanzia, come un orrendo ciclo vitale. Non ci siamo accorti che interi paesi, un tempo lontano anche paradiso fiscali, morivano soffocati dall' guerra civile, distrutti dalla corruzione, dalla guerra di religione, che in quanto guerra di santo non ha proprio nulla. 
Ci siamo voluti accorgere solo quando era palese che non potevamo più nascondercelo, chi erano i cattivi.
Abbiamo scatenato guerre ad arte col viso scosso di Bush figlio che apprende che le Twin Towers di New York sono state abbattute daaerei di linea dirottati.
E allora dai cassetti della memoria sono usciti vecchi cattivi, i Saddam Hussein, i Gheddafi, gli Osama Bin Laden, gli Assad che stavano lì anche prima o probabilmente senza l'attentato dell'11 settembre sarebbero esattamente ancora lì.
Invece mentre noi ci siamo distratti con gli smartphone, il calcio e lo sport a pagamento, nuovi mondiali e nuovi idoli, la bandiera a stelle e strisce (da sola o camuffata da Nato) ha sventolato nelle terre mediorientali e orientali con risultati alterni, disastrosi. 
Cn uno spreco immane di forze e fondi.
Certo, i cattivi, i terroristi e i dittatori del cosiddetto "Regno del Male" sono stati sconfitti, uccisi ma l'ideologia, il Male, quello vero no, quello è rimasto pari pari. A volte nascondendosi in grotte, altre nel deserto, sotto effigi nere di un Emirato. Che a giorni alterni sembra sconfitto, abbattuto. Invece persi nei nostri problemi di connessione, nei rapporti di coppia esplosi, decomposti non ci siamo mai accorti che non è cambiato assolutamente nulla nelle zone che erano lontane dal nostro mappamondo di bambini.
Perché non è cambiato nulla?
Perché ogni azione, bellica o no, durante tutti questi anni, quelli precedenti e quelli che ancora verranno purtroppo, è mossa da interessi. Interessi che fruttano accordi, contratti, potere a chi ne è protagonista. E tuttonquel mappamondo distante ora che ci pare così vicino diventa una mucca da mungere, da spremere come limone, fino a lasciare la terra nuovamente arida. È successo anche ora, ieri, oggi, i più vicini nel nostro calendario. Gli Usa con la firma ufficiale di Biden, e le prime bozze dettate dal vecchio presidente Trump, hanno lasciato l'Afghanistan. Ufficialmente perché la missione originaria, uccidere e sconfiggere Al Qaeda e Bin Laden (finanziato ai tempi dell'invasione sovietica in Afghanistan dagli stessi Usa) era terminata.
Con buona pazienza del popolo afgano, impreparato a tutto questo. 
Non cambia nulla perché il popolo in fondo è visto come un effetto collaterale (danni collaterali sono le vittime di fuoco amico...una.frase che stride con se stessa) non come il primo bisognoso di aiuto.
E con gli aerei decollati, col carico disumanizzato che vediamo in queste ore, e le basi amiche via via svuotate dalle grotte del nord, dal buio della notte afgana ecco tornare i Talebani, gli studenti armati di mitra che vestiti di tutto punto hanno occupato i vecchi palazzo dei signori della guerra fuggiti a gambe levate verso rifugi sicuri e prezzolati.
Non è cambiato nulla, né cambierà nulla nel quotidiano di noi cinquantenni, come triste costante delle nostre vite. 
Assistiamo al fallimento di un presidente, la fuga di disperati, un abitudine che si ripresenta, periodicamente, con un conto via via più caro.
Biden ha chiuso nella maniera peggiore una missione iniziata come missione di antiterrorismo. 
Mi resta un dubbio, per me che sono quasi cinquantenne: che ruolo avrà domani sulle terre gestite dagli studenti coranici la Cina?
Altro grande nemico di Biden ...spiacevole sensazione di déjà-vu.




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