Semestre in bianco

La prima pioggia di agosto rinfresca il bosco; detto popolare che nei primi giorni dell'ottavo mese dell'anno pare convincente e attuale.
Piove già di buon mattino, poco male, il tablet attraverso i riflessi azzurri dello schermo mi dice che il quotidiano è pronto da leggere. Bene, lasciamo che piova ancora un po' sulle preoccupazioni quotidiane.
I titoli che in altro tempo si sarebbero detti "cubitali" annunciano l'inizio del semestre bianco, gli ultimi sei mesi di presidenza dell'inquilino del Colle, Sergio Mattarella. Non che sia un annuncio con effetto doccia fredda, si sapeva, il settennato volge alla sua scadenza naturale e quindi la lettura, almeno fino a pagina due scorre quasi leggera, superando la notizia di apertura. Sembra, perché anche quando siamo vicini al traguardo, quale che sia, da bravi italiani cerchiamo sempre un'alternativa valida o non per complicarci la vita.
Appena usciti dalle diatribe di Governo sulla riforma della Giustizia (sorvoliamo sui banchetti di avvocati che invitavano a non cambiare nulla dei tempi a volte infiniti di alcuni processi, sorti qua e là nella piazze), entrati nella contesa Green Pass, che non sarà semplice, specie per alcune categorie professionali, specie con l'ingresso in campo dei sindacati mai realmente dalla parte di tutti i lavoratori, è ora di concentrare l'attenzione sul lavoro del Governo, sull'operato di Draghi e dei suoi ministri.
Perché se è vero che secondo passaggio costituzionale nessuno durante il semestre bianco può più sciogliere le Camere è pur sempre vero che dall'UE sono in arrivo 200 miliardi di euro per riassestare finalmente l'economia italiana, provata forse fin troppo dalla pandemia che ci ha travolti.
Alzando lo sguardo al cielo, provo a guardare dentro la pioggia e spero che il mio sia un pensiero viziato da mere simpatie politiche, per altre spentesi nel corso degli anni avendo il partito per cui votavo perso più volte l'identità.
A ridosso dell'inizio del semestre bianco qua e là, sommessamente come alcuni politici più abituati a muoversi con discrezione, la sensazione di elezioni anticipate si è fatta strada, fra le votazioni sulla Giustizia, un incontro al Papeete, un summit su Zoom. Assieme alla ridiscussione del Reddito di Cittadinanza (che in verità un po' andrebbe rivisto, non tolto ma migliorato in certe sue zone d'ombra) e alla questione libica, Libia in cui ormai mandiamo spesso il ministro degli Esteri Di Maio e non ci è dato sapere se ospite sempre gradito o meno ma queste sono altre riflessioni. Insomma nonostante l'inizio di un importante momento politico nulla cambia attorno al Colle e a Palazzo Chigi.
Forse appunto peggiora, con l'arrivo di un bel po' di euro, che non possono non attirare l'attenzione perversa di molti, ragionamento al netto di ogni vizio.
Euro che ci dovrebbero rimettere in piedi, rappresentare quella boccata di ossigeno che ci è a lungo mancata. Euro che questo governo, ma anche quello prima, si è impuntato per ottenere. Ora però si parla di elezioni, di chiamata al voto, che sarebbe giusto così, non considerando, non ricordando, che l'economia è stata abbattuta in soli venti mesi, che "i lavoratori normali" aspettano quell'ossigeno come autentica manna dal cielo. Chi esterna che le elezioni sarebbero giuste, sacrosante, evidenzia chiaramente il distacco dalla realtà sociale, dagli autentici bisogni dei propri connazionali che nel frattempo ancora non sanno se possono andare al lavoro salendo su un bus o un treno perché non vaccinati, non ancora o mai lo saranno, non importa in questo caso il dettaglio. L'italiano che mentre fuori piove, guarda l'alba grigia e legge il giornale ha tutti i diritti di sapere cosa succederà attorno a lui, sia che indossi la mascherina o meno, non ha interesse, tantomeno la voglia, di pensare a chi dare il proprio voto.
Pensare di votare e spendere quindi una parte dei soldi in arrivo è semplicemente di una stupidità colossale; dopo i teatrini cui ci hanno sottoposto negli ultimi mesi con litigi "in famiglia" su Giustizia, banche elevate una volta di più ad espressione politica (un segreto di Pulcinella mal celato, in fondo) prima ancora che di un territorio, della sua storia e della sua economia.
Su questo aspetto c'è da porre fiducia sul presidente Draghi parso fin qui sempre risoluto e deciso nelle sue azioni: quello che in fondo gli veniva chiesto.
La luce azzurra dello schermo illumina l'angolo della cucina.
Sarà un semestre bianco non semplice, in cui le microfratture interne a certe coalizioni diventeranno insanabili, come certi summit balneari lasciano intendere. Un'altra ulteriore spinta verso questa deriva tutta italiana è il vaccino, il vaccinarsi, l'essere o non essere "vax". Qualche scricchiolio in senno ai partiti che appoggiano il Governo si è letto, era conosciuto, ora resta da vedere come proseguirà il tavolo sul Green Pass, e non sarà un tavolo semplice perché porterà ad inevitabili baruffe di quartiere e non.
Insomma sei mesi bianchi per il Quirinale, sei mesi da spalle larghe e petto in fuori per Palazzo Chigi. La soluzione è l'unione fra le varie componenti per usare al meglio fondi e testa. Ecco, questo è un altro punto critico.
Tutto questo mentre dal Colle Mattarella osserva e forse vorrebbe fermare il tempo alla notte di Wembley.

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