Danuta Danielsson, la donna con la borsetta

Växjö è una delle città più piccole e antiche di Svezia; lo status di città risale addirittura al 1300.
Si trova nella parte meridionale del paese scandinavo a metà strada fra le due zone costiere, quella di Halmstad e quella di Kalmar.
Nel 1985 è una cittadina proletaria che continua ad affacciarsi sullo stesso lago, l'Helfasjön, a contemplare la campagna verso sud e il continente europeo e a sentirsi circondata a nord da colline e montagne.
Come tante altre città,grandi e piccole, vive piccoli momenti di tensione sociale legati all'escalation dei movimenti della destra neonazista. In particolare il partito NRP, partito del Reich Nordico.
Anche a Växjö nei primi anni ottanta è forte la presenza di immigrati dell'est europeo, sopravvissuti al dramma del secondo conflitto mondiale.
A Växjö nel 1985 vivono anche Danuta Danielsson e Seppo Seluska.
Danuta e Seppo non si conoscono, sono due estranei, una per l'altro. Non hanno nulla in comune; non la famiglia, non l'età, tantomeno le simpatie, nulla.
Danuta è nata nel 1947, appena dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Svezia, figlia di una emigrata di origine polacca, sopravvissuta al campo di concentramento di Majdanek, in Polonia.
Danuta non ama la folla, ne ha paura, evita il contatto con le persone, i luoghi affollati. Ha pochi amici, quasi nessuno fra i vicini la conosce bene. Perché ha una storia personale che forse non piace a nessuno sentir raccontare. Perché forse a lei interessa solo vivere giorno per giorno, libera nel suo essere anonima. Nessuno ricorda un episodio riconducibile a lei. 
Seppo è un giovane uomo coi capelli rasati, odia alcuni tipi di persone, non fa nulla per nasconderlo anzi, a volte passa le ore del giorno e della notte a cercarli. Non da solo, no, con gli amici. E ama raccontare agli altri, alcuni altri, le proprie gesta. Beve molta birra e fuma. Lo fa sentire padrone della città. Legge molto, libri che non si trovano in tutte le librerie. E si ritrova con gli amici, a volte si fanno appuntamento con altre persone che come loro condividono un ideale, un libro, una bandiera.
Non lavora Seppo, da la colpa alle grandi industrie, agli immigrati, alla politica, a tutti. Si tassi capelli, indossa un giubbotto chiamato bomber, pantaloni in jeans molto stretti e ai piedi indossa dei grossi anfibi neri lucidi, come fossero le calzature di un militare. Seppo e gli amici li puliscono ogni notte, dopo aver magari rincorso altre persone. Le stesse che dicono di odiare.
Danuta esce ogni giorno di casa indossando una gonnaunga fino alle caviglie, un cappotto a trequarti molto pesante e stringendo forte fra le mani la propria borsetta.
Le case a Växjö sono basse, prevalentemente sono costruzioni rosso mattone molto basse. A Danuta piace muoversi per la città, anche se fa sempre in modo di evitare folla e confusione.
Anche la mattina del 13 aprile 1985.
La mattina del 13 Aprile 1985 Seppo e i suoi amici hanno deciso di sfilare per le vie di Växjö, per inneggiare al loro movimento, il partito del Reich Nordico appunti, e ai loro presunti valori. Indossano bomber e anfibi e le teste sono tutte perfettamente rasate. Sfilano urlando slogan in svedese e tedesco. La gente che si è trovata ad incrociare il corteo si assembra ai lati dei manifestanti in silenzio, forse storditi da una simile manifestazione tristemente nostalgica. 
Seppo cammina con una rigida postura militare sorreggendo la bandiera bianca e rossa del partito.
Danuta cammina veloce, pensando, forse parlando fra sé e sé, forse elucubrando pensieri lontani. Non si accorge del corteo, dell'assembramento. Si ferma, si blocca. Ascolta, soprattutto, inconsapevolmente o meno, ascolta gli slogan insensati e cattivi, gli inni sbagliati e feroci e vede i suoi concittadini fermi e silenziosi. Danuta ha paura della gente, forse ha capito di avere paura della gente normale, non delle persone che le sfilano davanti rabbiosi, latrando frasi di odio. 
È in mezzo al corteo, stringe forte la sua borsetta, un giovanotto con un giubbotto chiaro e la testa lucida, rasata la supera schiumando rabbia.
Seppo urla gli slogan cui l'hanno indottrinato.
La folla è silenziosa, chiusa in un silenzio improvviso. Un migliaio di persone costrette al silenzio.
Hans Runesson fotografa tutto, è il suo lavoro.
Danuta stringe la sua borsa con tutte e dieci le dita, ha le estremità bianche. Pensa, ricorda.
Le parole della madre, i racconti del campo di concentramento di Majdanek, i numeri impressi nel suo braccio.
Avanza di un passo, un altro, un metro ancora.
Il ragazzo con la bandiera cammina fiero del suo odio.
Hans scatta uno, due, tre. E non sa di avere impresso nella sua pellicola un'immagine che farà la storia, non solo della Svezia.
Seppo urla frasi sconnesse e d'un tratto si blocca, abbassa la testa, qualcosa l'ha colpito. I compagni di voltano. Non capiscono.
Danuta si è fatta coraggio, il coraggio di sua madre, di quelli come lei sopravvissuti e quelli più sfortunati che non ce l'hanno fatta.
Ha camminato in avanti ancora un paio di metri e con la borsetta ha colpito in testa Seppo con la sua bandiera.
D'un tratto il silenzio sulla piazza di Växjö. 
Danuta stringe ancora con tutte e dieci le dita la sua borsa. Seppo tiene la bandiera stavolta abbassata. Hans fotografa. Il ragazzo guarda Danuta con ferocia ma incrocia uno sguardo forse più feroce del suo. Lo stesso sguardo che vede anche la folla che in un istante urla la sua protesta; il corteo di neo nazisti è sommerso da un fitto lancio di uova, pietre, sacchetti della spesa, urla. Danuta stringe la borsa e si sfila dalla folla, cerca di ritornare il più velocemente possibile a casa, fra le sue cose, nel suo mondo sicuro. Sicuramente incrocerà in una foto lo sguardo di approvazione della madre che le sorriderà.
Seppo e i compagnia corrono, evitano altre uova, sassi, urla, si disperdono sconfitti miseramente.
Växjö si è risvegliata dal torpore e si è ripresa la città.
Hans Runesson pubblica la foto sul Dagens Nyheter il giorno successivo suscitando scalpore e curiosità per quella signora che prende a borsettate un neo nazista. Il clamore nei giorni successivi arriverà anche in Gran Bretagna. La foto frutterà ad Hans il titolo di "Foto dell'anno". 
Seppo e Danuta non si incroceranno più nelle loro vite.
Seppo Saluska qualche anno dopo verrà arrestato e condannato per aver torturato e ucciso un ebreo omosessuale e il partito del Reich Nordico si scioglierà senza mai aver ottenuto i consensi sperati.
Danuta rifiuterà sempre di parlare ai giornalisti dell'accaduto, osserverà il mondo andare avanti affidando le sue confidenze ad un terapeuta. 
Nel 1988 deciderà, a 41 anni di farla finita, che il mondo non faceva più per lei, lanciandosi dalla finestra. Troppo fragile lei, troppo incattivito il mondo.
Negli anni a venire Växjö e qualche artista cercheranno di dedicare a Danuta e all'accaduto una statua, ma troveranno sempre qualche ostacolo politico davanti.
Växjö però di Danuta Danielsson non si è mai scordata, neanche oggi che siamo nel Ventunesimo secolo; per la città si trovano infatti spesso borsette appese alle statue.


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