Diritti negati

È un pomeriggio in cui devi accompagnare un familiare ad un appuntamento non lontano da casa. Sono quelle situazioni in cui chi ha l'appuntamento non se la sente di andare da solo e chi, come il sottoscritto, ha un po' di tempo e se la sente di accompagnare.
Si va in auto perché "non mi piace l'autobus, non amo la bicicletta" e allora acconsento anche se vi si può arrivare con tutti i mezzi possibili, anche con una bella passeggiata visto il sole persistente.
La radio passa solo musica che non piace, decido che è meglio parlare un po'.
Fuori dai finestrini c'è molta luce, il sole ad ottobre è chiaro, luminoso e basso, ti entra diritto negli occhi. Per distrarmi inizio io il discorso.
"Sai quella coppia di amiche di cui ti parlavo l'altro giorno?"
"Si, non mi ricordo perché me ne parlasti ma mi ricordo."
Il tono è secco, non proprio seccato ma quasi. Penso sia per la tensione della guida.
"Te ne parlai per quello che era successo in tv a Roma (Parlamento per la precisione!) quando hanno di fatto bloccato il DDL Zan."
"E quindi? A te cosa cambia?"
Ecco, mentre lei non toglie lo sguardo dalla strada e le mani sul volante sono immobili alle ore 10.10, capisco che non sarà un dialogo facile.
"Qualcosa cambia anche a me, perfino a te se ci pensi bene."
"Perché? Io sono etero, tu pure, se non li fanno sposare o adottare figli non sono problemi nostri."
Il tono è quasi arrogante, inizio a sentirmi a disagio. Guardo quanto manca per arrivare; a memoria mi pare poco ancora.
Riprovo, sperando.
"Sai, queste due mie amiche hanno deciso di sposarsi qui in città, in municipio, nella sala sopra la Loggia. Lo faranno d'estate."
Lo sguardo lascia la strada per posarsi su di me ormai con le spalle al finestrino e fulminarmi.
"Capisci?"
Sono in affanno.
"Sinceramente no, non capisco."
Sono onesto, non capisco cosa non capisco.
"Il male di questoondo sono queste persone qua. Vogliono diritti che non gli spettano. Se a Roma hanno bloccato il DDL Zan hanno fatto bene."
Il tono di voce si è alzato di un'ottava, si è incattivito.
Fingo di non aver sentito.
"Comunque mi hanno invitato, è una cosa che mi piace e mi sembra carina. Magari prenderò un vestito in lino."
Sono uscito dal discorso ma ho detto a verità; la trovo una cosa bella è sacrosanta. Se ci si ama e si sta assieme una vita, l'appartenenza a questo o quel sesso non conta.
"No, non devi andarci, è una cosa sbagliata. Possono farlo in privato senza invitare nessuno, cosa penseranno i bambini?"
Sorrido.
"Secondo te i miei figli, che sono pure i tuoi nipoti non le conoscono? Non ci giocano assieme, non le salutano? Non ci parlano? Non sanno che si amano?"
Prendo fiato. Mia suocera vorrebbe insistere e ribattere ma ormai il mio argine e la mia pazienza si sono rotti.
Continuo.
"Guarda che a loro ho spiegato cosa vorrebbe il DDL Zan, ho spiegato le critiche allo stesso della Chiesa, di Pillon e di tutti quelli che non lo vogliono. Poi sai cosa ho spiegato? Che è anche un gesto di rispetto per chi è diversamente abile e deve subire gli insulti e le volgarità di quelli come te a questo punto. Che è un DDL che tutela tutti, anche i loro genitori.
Perché certe scelte tutelano anche le coppie di fatto non solo quelle sposate in chiesa. Che poi per inciso tu ti sei sposata in chiesa e sei divorziata."
Mi guarda, mi odia, rincaro la dose.
"Adesso i tuoi nipoti sanno che un diversamente abile è uguale in tutto per tutto a loro, ci giocano, ridono studiano assieme. Che gay, lesbiche o trans sono persone buone, brave, che vivono e lavorano come noi. E non fanno del male a nessuno."
Cerco di chiudere così il discorso, sono stufo. La macchina parcheggia.
"Sono tutte cose sbagliate."
Boffonchia mentre scendiamo.
Mi fermo.
"Sai cosa ti dico? Io con tua figlia non sono sposato, quindi civilmente parlando per te sono un estraneo e non dovrei neanche essere qui, anzi se ora ti succede qualcosa non possono dirmi nulla di dove ti portano."
Non sa cosa rispondermi, accusa il colpo. Continuo.
"Le mie amiche si sposano perché si amano e perché da conviventi affrontare certi problemi sarebbe arduo. Pensa, pure da etero."
Mi incamminò, so che lei rimugina ferita.
"Vedi, il mondo è andato avanti, ha cercato di crescere. Io di mio ci ho messo l'impegno a fare vivere i miei figli senza complessi e paure. Sentir dire da una persona anziana che da un matrimonio omosessuale nascono tutti i problemi del mondo mi fa pensare che i figli dovrei isolarli proprio da quest'ultima persona..."
Lascio i puntini di sospensione mi rigiro e le tengo aperta la porta per farla entrare. Io l'aspetterò controvoglia all'aperto.
Passa, non mi ringrazia. È offesa.

Ecco, mi è tornato in mente questo battibecco familiare di qualche giorno fa, appena dopo gli ululati insulsi del nostro Parlamento alla tagliola scesa sul DDL Zan. Un momento aberrante per tutti, proprio per tutte le parti in causa. La spia di quanto il Paese abbia terrore di compiere i giusti, giustissimi passi avanti.
Per informazione corretta io mi trovo appena sotto i cinquant'anni, l'altra protagonista appena sopra i sessanta, non proprio una coppia di vetusti italiani.
E la coppia di amiche si sposerà la prossima estate e io celebrerò il rito. Con una gioia e un orgoglio grandi così nel cuore.

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