Il telefono che squilla rompe il silenzio improvvisato di casa.
Leggo il nome sul display; un parente. Rispondo.
"Ciao! Perché non ti fai sentire?"
Il tono è da Santa Inquisizione, collego il nome, il grado di parentela e il carattere dello stesso: non sarà una telefonata tranquilla.
"Sto bene anche io, non posso farti capire quanto sono felice di sentirti..."
Così, con le sospensioni a mezz'aria, capirà il tono ironico e infastidito?
"Non mi chiami mai!"
No, non capirà, son sessant'anni del resto che non capisce.
Apro le finestre per fare entrare luce ed aria fresca, mi serviranno temo.
"Non vi sento mai, nessuno di voi."
La disciplina Zen insegna molto di noi stessi, della capacità che abbiamo tutti noi di controllare reazioni altrimenti sbagliate, irose. Ci regala il giusto autocontrollo. Io però di Zen non ho studiato nulla e rispondo.
"Guarda, di stiamo parlando ora, proprio nell'estate di San Martino."
Capirà la linea sottile che collega estate, San Martino, castagne/marroni?
"Si, ma tu non alzi mai il telefono!"
Battaglia persa. Mi lavo la faccia mentre rispondo.
"Dai, io lavoro domeniche e festivi e tu sei in pensione, fra i due chi ha più tempo sei tu!"
Borbotta lontano.
"Che mi racconti di bello? Cosa fai oltre a guardare i cantieri?"
La butto sull'ironia sperando sia un'insulina.
"Ho visto che hai scritto un libro!"
Temevo la cosa; l'ho pubblicizzata discretamente sui miei social.
"Parla di me e della mia famiglia"
Immagino nel suo silenzio la fronte che si aggrotta, i dubbi, forse le paure.
"Quindi ci siamo anche noi?"
Mi prendo una pausa per elaborare l'affermazione ed eventualmente rispondere a tono.
Noi? Cosa vorrà dire con noi? Mi spiego.
Abito lontano dal mio paese quasi da un quarto di secolo, non pochissimo, ho avuto matrimoni e figli ma di questo fantomatico noi, minuscolo, non ho una gran percezione. Un qualcosa di impalpabile come polvere. Pari pari.
In questo quarto di secolo la mia famiglia l'ho sentita periodicamente, anche prendendoci pause reciproche, l'altra famiglia l'ho ignorata esattamente come lei ha fatto con me. In fondo un accordo tacito fra le parti.
Col tempo i contatti ci sono stati, specie con i parenti più vicini a me per età e modo di pensare.
I social ci hanno aiutato senza dubbio ma tutto finisce lì. Un messaggio, un commento ad una foto poi basta.
Respiro e cerco di rispondere tendo bassi i toni.
"No, ovviamente voi non vi ho neanche citati. Neanche per sbaglio..."
Sorrido, sperando si intuisca l'ironia.
"Ma come? E noi cosa siamo per te allora?"
Capisco che non ne esco più.
Ho scritto dei racconti, libro è una parola che mi imbarazza, che parlano di me e della mia famiglia, parlano dell'aria che respiravo a casa con papà, mamma, fratello e gli amici più cari.
Ecco, ho fatto questo, senza inutili giri di parole.
Chiedo, timidamente.
"Scusa, ma lo hai letto?"
Risposta immediata.
"No, non l'ho fatto, voglio una copia firmata."
Bene, io ci ho provato a tenere i toni discreti e buoni ma è stato tempo perso.
"Lo sai cos'è un ebook?"
Tutto tace.
Continuo.
"Si scarica sul proprio device di preferenza."
Tutto tace.
Bene, è ora di chiudere la conversazione totalmente inutile. Altri messaggi sono arrivati prima, sullo stesso tono. Pensavo di avere un parentado normale ma pare che non si possa dire nulla. E nulla di loro in effetti ho detto.
"Così se vuoi leggere cosa ho scritto te lo scarichi e lo leggi con calma prima di dormire o prima di andare a vedere i cantieri."
Sento che rimugina, lo conosco, non ci siamo mai stati molto in simpatia, forse dava più fastidio lui a me di quanto potessi dargliene io a lui.
"Ma no cugino, no, non pensare male. Volevo solo sapere di cosa parlasse."
Deve aver colto il mio malumore dal tono usato, bene.
Se usa la parola cugino di solito è in difficoltà, lo conosco, ma onestamente adesso non sono il cuginetto che ricordava. Adesso ho le mie priorità e il mio carattere. Pazienza.
"Senti, devo andare a prendere mio figlio a scuola. Ci sentiamo."
La chiudo velocemente, infastidito.
"Va bene, chiamami ogni tanto."
Ecco, finisce sempre così, mai un come stai, l'importante era sapere che non ho parlato di loro e non era neanche mia volontà farlo.
Ho scritto un ebook, un libro che forse vedrà la sua versione cartacea.
L'ho fatto per me, per trovare quel relax interiore che mi serviva.
Tutto qui.
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