"È un bel Presidente!"

Il semestre bianco volge al termine, il presidente Mattarella forte degli applausi della Scala di Milano la sera della prima, il 7 novembre, ricambia sorridente l'ondata di affetto dei concittadini chiarendo deciso che non ci sarà il tanto acclamato bis, che il suo tempo al Colle finirà in Gennaio quando qualcun altro prenderà il posto suo.
Dagli sguardi presidenziali che la mascherina lascia intravvedere Mattarella deve aver avviato un personale countdown in questa fine mandato pronto a prendere la porta e uscire.
Il Presidente sarà anche legittimamente seccato dal venir tirato per la giacca da destra e da sinistra, per altro scontrandosi con idee politiche rade e confuse, per non parlare dei personaggi stesso che lo interpellano. Sarebbe stato un settennato tutto sommato sereno, quasi di normale amministrazione legislativa verrebbe da dire se non fosse che sul tramonto del mandato il Presidente si è trovato coinvolto, quasi travolto dalla crisi pandemica innescata dal virus Covid-19. E dalla conseguente caduta del governo Conte, mossa questa cui tutte le componenti non solo dell'opposizione hanno aderito più o meno pubblicamente.
È stato forse questo il momento in cui il Presidente Mattarella ha fatto sentire la sua voce nelle stanze del Colle, mettendo in chiaro il punto di vista di un capo di stato che vuole tenere a galla il paese, lo stesso paese in ginocchio ad aspettare i fondi dell'Europa mai così a rischio come in quel momento di incertezza tricolore.
Nulla di meglio di incaricare della scossa, della gestione di crisi sanitarie, finanziarie e sociali Mario Draghi, nome più che spendibile agli occhi della UE in virtù di un passato e di un presente di pregio.
Draghi è forse la scelta più azzeccata di Mattarella, in cuore suo forse stanco dei teatrini di Salvini, di Conte, di Zingaretti e di tutto il contorno dell'emiciclo. Un teatrino che ci stava tirando giù, a terra, già stremati dalla pandemia. Supermario come molte altre volte in passato ha ampiamente dimostrato non è sceso a facili e prevedibili compromessi e anzi fin dai primi giorni ha messo in chiaro che già esisteva nella sua testa una linea precisa da seguire, che fosse economica o sanitaria. Siamo timidamente ma costantemente usciti dalle sabbie dove ci trovavamo e abbiamo cominciato se non altro a riprendere i ritmi di un paese normale. Gli strascichi del Covid-19 non ci abbandoneranno tanto in fretta, questo è chiaro da subito forse però non a tutti, ma almeno abbiamo potuto ricominciare a vivere le nostre vite.
Ed è passata un'estate e un autunno e adesso che il virus alza nuovamente la testa, Supermario corre lontano da chi gli tira la giacca per spostarlo al Quirinale, per recuperare terreno sui fondi UE, su quell'agenda conosciuta con l'acronimo Pnrr che potrebbe avere qualche intoppo di troppo. Nulla però che Draghi non possa affrontare senza averne pianificato ogni cosa. E questa sua sicurezza lo ha portato a dire che non occuperà le stanze del Colle, che il suo lavoro non è ancora terminato.
Giusto, anche se ora che iniziano i booster per la terza dose ai vaccinati, sembra che forse l'agenda del Premier sia addirittura intasata di impegni.
E il silenzio di Mattarella sicuramente nasconde convinzioni che emergeranno solo quando i tempi lo consentiranno.
Draghi non deve lasciare Palazzo Chigi adesso, in questo preciso momento storico, anzi, deve essere messo in condizione di sentirsi ancora più forte.
Il Quirinale saluterà Mattarella e saluterà il suo successore per il quale si spendono già fuori di nomi, nessuno dei quali conferma.
E il Presidente Mattarella finalmente si gode questo forse inaspettato consenso.

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