7 gennaio 2022: uno sfogo

Che poi mi si deve dire davvero quale è la paura, lo scandalo, il soppruso compiuto in fase di prevenzione pandemica da parte dello stato, quella costrizione così malvagia che fa scaturire ondate di ottusità e rabbia, zero rispetto e solo rancore.
Che ci fa assistere distanti e silenziosi, fortunatamente silenziosi, a camminare, urlate, manifestazioni ottusamente insulse, forse ancora più di chi le organizza e più di chi da voce a questa io così storti.
D'accordo che magari chi ci governa qualche indicazione più dettagliata e precisa doveva darcela, specie in questo momento, una specie di guida in questa nostra particolare fase di vita ma sentire in lontananza i tamburi della rivolta quando davvero sarebbe bastato poco così sembra un assurdo gestionale.
Così ci ritroviamo tutti sulle barricate, dal 10 gennaio 2022, un po' di più incattiviti, intolleranti, devoti a portuali o cantastorie mezzi in disgrazia , fottutamente legati ai Vate dei social, dove tutto si può dire, dove tutto diventa trattato, legge, bibbia. Barricate che quasi godiamo a mettere, posizionare, alzare. Gode sia chi è pro sia chi è contro perché l'importante è schierarsi e "dare all'untore", perché abbiamo sempre bisogno di una peste per alzare liberamente la voce. Così come c'è da gridare il proprio pensiero "copiato ed incollato" contro chi alza la mascherina, chi si sposta di lato, chi ti chiede di indossarla perché "così si deve fare".
E sarà un gennaio lungo, già agli albori preso a pallate in viso, infangato di scandali, camminate no qualcosa, interviste prezzolate ai presunti leader Daspomuniti.
E onestamente non se ne può più. Abbiamo tutti il sacrosanto bisogno e desiderio di riprendere fra le mani la nostra vita, la vita di prima, prima di tutto però abbiamo bisogno di rispetto reciproco. Intelligenza e pensiero.
Basterebbe così poco.

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