Il Mattarella bis

Sabato 29 gennaio 2022, è il mio compleanno ma non è questo il punto.
All'ora di pranzo il signor Mario suona al campanello di casa del signor Sergio. È piuttosto nervoso, tiene appoggiato sul palmo della mano sinistra un vassoio di pastarelle avvolte da carta bianca; tamburella con le dita in attesa che l'amico apra la porta. 
"Ah sei tu, sali che ti apro."
Il signor Mario si infila nel portone chiudendo dietro di sé la pesante porta di legno verde.
La voce del signor Sergio gli era apparsa già al telefono poco prima, rassegnata, stanca.
"Dammi cinque minuti che arrivo!"
Aveva riagganciato, indossato le scarpe lucide anziché le comodo pantofole di feltro e ancora chiudendosi il cappotto nero era uscito di casa. 
Erano amici di vecchia data, era innegabile il sostegno reciproco; in fondo il signor Sergio pochi mesi prima lo aveva aiutato ad avvicinarsi a casa.
Il signor Mario si toglie il cappotto dopo aver passato il vassoio di pastarelle alla figlia dell'amico. 
Il signor Sergio è seduto sulla poltrona in salotto chinato su uno scatolone aperto, a fianco del contenitore una pila di libri e una sciarpa rosa nero con scritto "Forza Palermo".
Il signor Mario si siede di fronte all'amico, lo guarda serio. Il signor Sergio era pronto a traslocare, materassi, sacchetti di abiti con l'antitarme già spediti, libri e diplomi chiusi in scatoloni numerati.
"Eri già pronto a lasciare tutto questo..."
Il signor Mario lascia la frase a metà, sospesa, non nascondendo un sorriso, più un ghigno, lo stesso di chi la sa lunga.
"Si, vedi, era tutto pronto..."
Anche il signor Sergio lascia la frase a metà indicando con un gesto ampio della mano le pareti vuote, con il segno delle tante cornici appese ora tolte.
Mentre dalla cucina arriva il rumore del caffè in ebollizione, il signor Mario si alza dalla poltrona, si apre la giacca e su avvicina alla finestra.
Nel cortile di fronte alla stessa c'è un gran vociare di gente; agglomerati sparsi sulla superficie i porfido vari, ognuno a modo suo disperato. Chi con le mani nei capelli, chi perso in lunghe telefonate non si sa bene a chi. Alcuni lanciano sguardi supplichevoli verso la stessa finestra da cui ora sta guardando il signor Mario.
Mentre la signora Laura, figlia del signor Sergio, entra nel salotto del padre con due tazzine di caffè e le pastarelle portate dall'amico, il signor Mario osserva.
"Sergio, sei sicuro di voler lasciare tutto a questi qui sotto?"
Li indica con un gesto lento della testa.
"Ti ricordi dov'eravamo quando mi hai chiamato per tornare?"
Silenzioso il signor Sergio carezza la figlia e la congeda avvicinandosi all'amico.
Il passo è lo stesso di sempre, discreto.
"Cosa devo fare? Fra poco torneranno tutti nell'aula e inizieranno a scrivere nomi di fantasia."
Lo sapeva già il signor Sergio, lo sapeva benissimo il signor Mario.
"Sergio, beviamo il caffè e decidiamo."
L'orologio segna le 15 di un sabato pomeriggio invernale. C'è un sole caldo in cieli, entra obliquo dalle finestre del salotto della casa romana.
La folla male assortita sta svuotando il cortile; è l'ora del rientro in aula. L'intervallo è finito.
Il signor Sergio sorseggia il caffè, l'amico Mario posa sul tavolino fra loro il cellulare. Guarda le scatole ben chiuse pronte ad essere spedite.
O riaperte.
"Che facciamo?"
Il signor Sergio ne ha passate tante, anche quando aveva scelto un percorso diverso da quello poi intrapreso e la volontà d'altri lo ha tirato per la giacca in maniera violenta.
Ha un suo codice, ha tante persone che gli vogliono bene. Alza lo sguardo ed incrocia quello della figlia appoggiata allo stipite dell'ingresso. Gli sorride, annuisce, gli manda un bacio con la mano.
Il signor Mario e amico di vecchia data, è l'amico che tutti vorremmo, che forse abbiamo. Ha le spalle larghe anche se non sembra.
Il signor Mario ha finito la pastarella, si pulisce la bocca. Il signor Sergio appoggia la schiena alla poltrona, sembra si stia rilassando; osserva la sciarpa del Palermo Calcio, i libri, la carta da parati dove dovrà rispondere quadri e diplomi.
"Allora lo facciamo, non mi pare che ci lascino molta scelta..."
Il signor Mario annuisce.
"È il solo modo per andare avanti ed uscirne."
Sergio annuisce silenzioso, sa che avrà parecchio da fare per svuotare tutte le scatole. Laura si occuperà dei vestiti.
"Va bene, dobbiamo chiamare noi?"
Mario sorride.
"No, no, sanno che devono farlo loro prima di iniziare."
Abbraccia in silenzio l'amico, riprende il cappotto scuro ed esce. Deve correre subito in ufficio.
"Laura accendi la TV per favore?"
Il signor Sergio cerca una penna e un quaderno, deve cominciare a pensare a cosa dire, sicuramente domani, quasi certamente oggi all'ora di cena.
Sabato 29 gennaio 2022, all'ora di cena il gran circo della politica italiana chiude i battenti, forse consci dellindegno spettacolo portato avanti per una settimana, in barba ai tanti italiani in difficoltà.
Sergio Mattarella è rieletto Presidente della Repubblica.




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