L'anno che è appena iniziato

E mentre impazza il toto presidente e Mattarella ribadisce a suo modo di non bramare un suo bis al Colle (discorso di fine anno in piedi, quasi vicino ad una porta), noi cittadini comuni non grandi elettori che non partecipiamo a questa elezione stiamo cercando di capire cosa accadrà nelle nostre vite nei prossimi giorni, i prossimi giorni da due anni a questa parte.
Stiamo cercando di capire e non farci trovare impreparati ai nuovi dettami del Governo, alle decisioni della Cabina di Regia (ahinoi, nome tornato in voga a lridosso delle feste). Governo, questo, che potrebbe essere agli sgoccioli della sua esperienza; per palesi cause di forza maggiore (Super Mario Draghi è lì, a due soli passi, vicinissimo ai cosiddetti Grandi elettori, nome pronunciato quasi sottovoce fra una ridda di nomi urlati fra tutti i papabili per il Colle.
Come già detto ormai spesso la data del 24 gennaio 2022 dovrebbe essere quella buona per la nomina del nuovo Presidente. Già, dovrebbe. Dipende da tanti, troppi fattori.
Il clima politico nel nostro paese non è dei migliori (non che allargando lo sguardo alla sola UE possiamo trovare orizzonti paradisiaci), costantemente incattivito dalla pandemia che ormai da due anni ci accompagna e si è insinuata fra di noi, in costante bilico fra il rispetto del Premier e la fiducia quasi negata, riposta quasi controvoglia nei passaggi che finora ne hanno caratterizzato la vita politica. Ci sono state levate di scudi inusitate, campagne denigratorie a mezzo social, decisamente più convenienti e immediate della vecchia stampa, ripensamenti dell'ultimo momento. A farne le spese dell'incauta e impresentabile classe politica attuale, non si fanno nomi ma il malcontento abbraccia tutti da destra a sinistra, siamo sempre noi comuni cittadini che ogni giorno ci armiamo di green pass, rafforzato o meno, mascherina chirurgica o ffp2 e usciamo per lavorare, studiare, fare la spesa. Ci muoviamo nel nostro mondo sospettosi di chi incrociamo, un po' troppo incattiviti ed intrasigenti con chi non la pensa come noi perché abbiamo capito sulla nostra pelle che ci è vitale lavorare, il lavoro, il faticare per andare avanti, per sentirci liberi. E oggi non lo siamo perché oltre alle normali restrizioni o ai protocolli sanitari da rispettare quotidianamente altrettanto quotidianamente da Roma, da quello stesso Parlamento chiaramente distratto dall'elezione del Presidente della Repubblica altrimenti non si spiegherebbe quest'aria così incerta, ci arrivano imposizioni su cosa fare e cosa no, su come comportarci in caso di positività, contatti con un positivo, raccomandazioni a vaccinarsi, non due ma tre forse quattro volte, Smart working che alla fine dell'estate era quasi tacciato di oscenità dal titolare della P.A. salvo poi urlare al mondo durante le Festività che col nuovo anno il lavoro agile tornerà massivo fra le scrivanie e gli uffici degli enti pubblici, perché non si può lavorare a contatto con tanti utenti (apprezzabile il concetto ma per commessi ed insegnanti il contatto con tanti utenti non c'è? È per caso diverso il rapporto conmesso-cliente, insegnante-alunno da inpiegato-utente? Sarebbe bello avere una risposta chiara, quasi scientifica), di più, si deve avere un Super Green Pass, rafforzato, rafforzatissimo che altrimenti non puoi lavorare, muoverti, pensare.
E tutti noi comuni cittadini a fare i conti su quanto tempo è passato dall'ultima dose, se il QR code in nostro possesso è valido o meno, se dobbiamo recarci di corsa all'hub vaccinale più vicino. Sempre con l'ansia di non stare troppo vicini fra di noi, di non ritrovarci in gruppi superiori a quattro persone, col pensiero di prenotare il cosiddetto booster e di doverlo riprenotare fra quattro, cinque mesi, quasi una scadenza fissa come una bolletta. 
Idee partorite mentre il Presidente Mattarella scriveva le ultime righe del suo discorso, gli italiani "normali e comuni" annullavano ritrovi di famiglia, cenoni, feste, attimi di svago e altri italiani "meno normali e forse più paraculi" postavano foto di gruppo (e che gruppo, numericamente parlando...) con saluti nostalgici senza mascherina. Dov'è lo scandalo, il sacrosanto "giramento di attributi" per l'italiano normale? Che questi signori erano parte di un consiglio comunale, prodotti quindi dello stesso mondo politico che non ha coraggio di intervenire su faccende sociali e politiche piuttosto gravi e che non ha la voglia forza di decidere una volta per tutte cosa sia obbligo o meno nel Paese. Un paese che già provato da due anni di pandemia si ritrova incattivito, poco tollerante (da entrambi i lati la si guardi), senza guida politica, senza una politica che non riesce ad imporre un sistema sanitario unico e funzionale (in questi due anni il sistema sanitario ha dimostrato di essere composto da persone capaci e coraggiose) capace di essere super partes, fuori dai giochi politici.
Ecco, si torna sempre lì, a quella cosa lì. Perché è quella cosa lì che fa sbagliare tutte le altre a caduta. 
E forse fra tutti i nomi per il nuovo inquilino del Colle, vecchi dinosauri dello stesso mondo che aizzano inutili polemiche (in questo momento storico non servono, non piacciono, incattiviscono l'elettore caro politicante) di partito per uscire dall'anonimato della pensione, c'è la speranza che noi cittadini "normali" ci distraiamo, ci mettiamo la mascherina e in coda per il vaccino, rimanendo brontolando, in silenzio.

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