Dentro la nebbia cosa c'è?

"Quindi da dove vieni tu d'inverno vi accontentate della nebbia e di rimanere chiusi in casa?"
Eccolo, il luogo comune che si fa strada nel discorso, quasi un atto dovuto. Me lo aspettavo in fondo.
Per certi versi lo sappiamo anche noi che da lì partiamo, viaggiamo, torniamo.
È la scarsa conoscenza, della geografia, dei luoghi che molti hanno a dare il via al giudizio un po' sentenza. È pur sempre vero che non spostandosi dal proprio nido è difficile anche solo capire come si vive altrove.
A me sono venticinque anni, anno più, anno meno, che capita così. 
"No, non sono di qua, ci vivo da tanti anni ma sono originario del Delta del Po."
Associare il Delta alla nebbia non viene però spontaneo a nessun interlocutore perché pochi sanno dove esattamente sia, molto pochi sanno dove effettivamente il fiume Po scorre e meno ancora sanno il nome della provincia in cui il fiume diventa delta, il Delta. Per fare capire dove sia la provincia di Rovigo, quel Polesine spesso maltrattato da stampa e TV, devi addentrarti in una selva oscura di riferimenti di geografia e viabilità.
"Hai presente il Po? No? Ferrara, a nord, no? Chioggia? Si? Scendi, poco, ti bastano pochi chilometri verso sud lungo la statale Romea. Si? Ecco, lì!"
Ma spesso ci si scontra con sguardi persi, dispersi prima ancora di arrivare alle rotonde di Ravenna.
Io vengo da lì, da lì è partito il mio viaggio verso nord direi, una sorta di migrazione inversa.
L'interlocutore che inizia una discussione con una persona originaria del Delta del Po quasi sempre porta il discorso sulla nebbia (in effetti come la nebbia polesana non ce n'è), sull'umidità che manda muffa ogni cosa non sapendo che chi dentro quell'umidità vive, lavora, gioca, anche si riproduce.
"Io ci son stato una volta e c'era nebbia, una tristezza di posto che non vedevo l'ora di andarmene."
Sorrido, già che vedeva l'ora vuol dire che la nebbia non era così tanta.
"Il Delta del Po, il Polesine in generale, lo sai che lo puoi vivere serenamente anche spostandoti dentro la nebbia?"
Che poi la nebbia è un fenomeno naturale, che è lì presente, vicino a noi già quando nasciamo. Ci aspetta, ci scruta e poi ci accompagna sempre.
E d'inverno quando fa, faceva forse è meglio dire, freddo quello brutto che ti entra nelle ossa, tutto diventa bianco.
Bianco di umido a pelo d'acqua o vicino al suolo, di nebbia e di rugiada che si posa sui campi, sui prati, che per fenomeno metereologico finiamo per chiamare familiarmente "sisara", ghiaccio sottile che fa scricchiolare fili d'erba sotto le scarpe.
Per noi che viviamo dentro la nebbia è tutto questo, sia che viviamo nell'alto Polesine dove il Veneto diventa Lombardia, Rovigo diventa Verona che nel Bassopolesine dove tutto diventa acqua, fiumi e mare, acqua dolce e acqua salata, e riserve naturali. Quelle riserve naturali che al turista piacciono sui cataloghi perché le foto hanno sempre il sole, il tramonto, i fenicotteri pigri che guardano li stravedamento con le montagne in fondo.
"Cosa guardano?"
"Non lo capiresti ma con lo stravedamento le montagne si appoggiano direttamente sui tetti di Venezia."
Una battaglia persa in partenza.
E dove il fiume diventa tanti fiumi, diventa largo, pigro ma imponente ci sono porti che sono mondi, cigni reali che li scelgono come nido.
E dove quel mondo non è acqua ma terraferma ci sono alberi, boschi, pivieri e piro piro. Ci sono volpi e mestoloni nascosti nella nebbia per antica legge naturale. Biodiversità e identità specifiche.
Tu mi chiederai cosa sono tutti questi nomi e io ti rispondo semplicemente che sono il Delta del Po, da dove vengo io anche se adesso abito a due passi soltanto dalle montagne. Che magari non sono presenti in nessuno dei cataloghi da te consultati ma che sono vivi dentro la nebbia.
Un luogo impalpabile da cui ne usciamo spesso ma nel quale ci sentiamo a casa.
Provare a spiegare tutto questo a qualcuno che il Delta non ce l'ha dentro è difficile ma non impossibile.
"Adesso hai capito cosa c'è dentro la nebbia?"

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