Le cattive notizie all'alba

Riesco ancora a rimanere senza parole. La data sul calendario mi dice che oggi è il 24 febbraio 2022, l'anno dell'uscita dalla pandemia finalmente, in realtà un altro inizio anno drammatico, di merda, senza giri di parole.
Ascolto le news alla radio mentre espongo articoli concepiti per divertire, giochi, articoli d'impulso e il silenzio del negozio vuoto si riempie di sirene, urlanti, brutte, diverse nella loro intensità da quelle che solo un paio di anni fa riempivano le nostre mattine, nel drammatico via vai di ambulanze. Sono cattive, ululati sinistri che sibilano nel buio della notte. Non è ancora l'alba italiana ma tutto è chiaro.
È iniziata.
La guerra russo-ucraina è iniziata, nella maniera più subdola, con l'aiuto dell'amico-vassallo bielorusso. Sono rumori che purtroppo abbiamo imparato a conoscere attraverso la televisione; chi ha la mia età ha vissuto le dirette all'alba per l'operazione "Deserto Storm", fra Kuwait ed Iraq ed anche in questo caso si trattava di un'annessione violenta. Ci furono le dirette fiume di Fede e lampi e saette sui cieli iracheni. E non finì perché poi ci furono il conflitto nella ex Jugoslavia, implosa nel proprio nazionalismo vario, Srebrenica e la vergogna dei caschi blu olandesi nella quale dalla televisione giungevano le grida straziate di madri e figlie, mogli calpestate negli affetti più cari. 
Devo sistemare i miei articoli con ordine seguendo quello che i più tecnici definiscono "layout" o planogramma, riempio di colore questa giornata che inizia col buiom 
Un buio che mi ricorda tutte le sirene e i missili che la TV mi ha fatto vedere fin troppo. Come fosse un dazio da pagare.
Ci sono state le Torri Gemelle, la Seconda Guerra del Golfo, l'Afghanistan, l'Iraq, la Cecenia, i fondamentalisti, l'Isis, accuse, scuse, giustificazioni e guerra, fondamentalmente sempre la guerra, per quel settore che in fin dei conti non conosce mai crisi, quello delle armi, quello degli armamenti in grande stile, grandi numeri, commesse che sono a nove zeri, lire, euro, dollari, rubli, è irrilevante: lo diceva già Sordi che "Finché c'è guerra, c'è speranza".
L'alba italiana porta le lacrime e le fiamme ucraine, il fumo sopra Kiev in nome è per conto di un nuovo espansionismo dal sapore troppo sovietico.
Adesso cosa succederà mentre sistemi giochi e quaderni colorati? Cosa devo aspettarmi nei giorni a venire? 
L'esperienza mi insegna che in pochi giorni prenderemo confidenza con i nomi ucraini, con località altrimenti sconosciute, come da consueto protocollo bellico. E che vedremo come nonostante un biennio incredibile difficile, strano, doloroso, il peggio debba ancora venire.

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