Quanti giorni sono passati dal 2014?

Sono passati quattro giorni, cinque? Esattamente dal 2014 quanti giorni sono? Troppi, è l'unica risposta che adesso ho.
Mentre il Carnevale finisce e i coriandoli galleggiano ancora a mezz'aria le sirene non smettono di urlare. Poco importa che siano a chilometri da qui che l'eco nel silenzio arriva.
Arriva assieme alle lacrime di adulti e bambini privati della propria libertà, della propria sicurezza, fatti salire a bordo di autobus diretti semplicemente"altrove", dove per altrove si intende un altro mondo, diverso, dove quasi sempre saranno visto con sospetto.
E mentre qui i coriandoli volano, vengono cancellati abbracci, sorrisi, foto di famiglia, ricordi. Non da un giorno o due, da due, tre, quasi otto anni.
Nel cuore dell'Europa, non chissà dove nel planisfero. Poco lontano dai confini nazionali.
E in tutto questo tempo nessuno dall'altra parte dell'Europa ha posto la giusta attenzione ad una situazione che stava per esplodere. È stato più facile fingere di non vedere, di lasciare in un angolo la guerra, o guerriglia o escalation che si voglia dire. 
Quanti giorni sono passati dal 2014, da quando abbiamo preso confidenza con Donbass, Lugansk? Troppi, passati con colpevole silenzio. 
E nel silenzio, come in tutte le cose, sono nate idea lugubri, nere, in nome di antichi retaggi dati per morti e sepolti coi loro imperi.
Adesso sono i giorni dei dibattiti, dei tavoli e delle conferenze. Dei ricordi che esplodono in nuvole di fumo acre e nero, di autobus che partono.
Il 2014 pare lontano, pare altrove. Pare. È qui.

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