Venti di guerra

"Di Maio che va in Russia a parlar di pace con Putin e Lavrov mi ricorda molto Totò e Peppino che arrivano a Milano..."
Il discorso ormai è attuale, bene, oggi parliamo di Russia.
E di Ucraina.
E di Nato.
E di Berlino.
E di Parigi.
Così, in quest'ordine.
"Nelle ultime due settimane abbiamo assistito ad una processione religiosa verso il Cremlino, diventato il fulcro del mondo. Lui e il tavolo bianco lungo quattro metri di Putin. Ma dici che sia così lungo per il Covid?"
Non so se è una battuta o meno, però ci può stare. 
"Secondo le agenzie di stampa hanno usato quel tavolo li perché il presidente francese Macron non voleva farsi il tampone per il Covid; sia mai che i russi usino il DNA del francese... più facile che sia per precauzione."
"Da cosi distante pure il nostro Gigino potrebbe fare bella figura ...magari Putin sente metà del discorso..., speriamo la metà giusta."
"Però il tavolo, quello lungo poi hai visto che è sparito quando il no vax Bolsonaro è arrivato a Mosca?"
"Si, strana coincidenza, però il brasiliano si dice abbia fatto tutti i test per il Covid, si dice almeno."
Di cose strane in questo biennio ne sono successe nel mondo e soprattutto di cose strane ne hanno fatte i protagonisti del mondo.
E adesso che finalmente la pandemia pare avere i giorno contati ecco che le cronache internazionali ci riportano alla realtà bellica anticipata dalla crisi afgana. Torniamo come in un brutto risveglio alla crisi Russo-Ucraina nel Donbass, terra di miniere, di fonti energetiche, di contrasti etnici troppo radicati nella storia.
E il triste risiko ha dato vita ad un tourbillon mediatico politico a due passi dai nostri confini. Un tourbillon che nasconde sfollati filorussi e ucraini, villaggi al centro del mirino di mortai e cannoni. 
"Sulla carta le chiamano scaramucce, come fosse una discussione fra bambini. Come fosse normale far cadere su scuole e case piogge di proiettili. Io queste cose non le capisco, non le accetto."
Da pagine di storia che noi occidentali spesso non riusciamo a capire ci troviamo nel dramma di oggi, che nessuno credo abbia inteso bene bene, fin dalla prima scintilla nel 2014. Pareva appunto una scaramuccia di poco conto, "là, nella lontana Russia!", ed invece...
"Adesso pare che quella parte di Europa interessi a tutti, chi criticava Putin, chi lo appoggiava, chi non comprendeva gli ucraini per aver eletto presidente un comico, Volodymyr Zelens'kyi, chi per paura di trovarsi tank sovietici sull'uscio e chi ha paura di perdere le ricche donazioni sovietiche. senza dimenticare che la Ue o la Nato, in questo caso la Nato, spesso ha eletto a suoi rappresentanti comici, attori di mezza tacca."
C'è rabbia nel raccontare come sia giunta al 2022 questa guerra nella pancia dell'Europa, alle ricadute che ha e avrà nell'economia di tutti i paesi loro malgrado coinvolti.
"Vedrai quanto ancora aumenteranno i costi dell'energia; la Russia chiuderà i rubinetti, ci lascerà solo il gocciolio. Il flusso bello, completo, che alimenta e riscalda va ormai verso Oriente, verso quella Cina che orgogliosamente Putin ha detto condividere gli obiettivi sovietici (ricordi all'inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino che si stanno concludendo?) e a noi occidentali che a Mosca preoccupati mandiamo i Di Maio, povero lui, gli Scholz neo eletti (sarà difficilissimo superare stile e carisma della Merkel al di là delle critiche alla Cancelliera), così ridicolo nella fisiognomica alla conferenza stampa post incontro putiniano da convincere tutte le diplomazie occidentali a far rientrare il proprio personale o a spostarlo in altra sede. D'altronde dall'altra parte, comico ucraino a parte, chi c'è? la Nato, la Nato? Gli Usa, il vecchio Biden, la voglia di tenere sempre in mano il boccino del mondo anche dopo disastri annunciati e reiterasti in Oriente e in Medio Oriente, dopo politiche estere iniziate con il volo della colomba bianca (ricordi il Nobel per la pace, alle intenzioni, al neo insediato Obama?)e terminati con missili e guerriglia sulle rive del Mediterraneo, con l'Orso Sovietico nascosto fra le dune del deserto."
A volte si leggono notizie che sembrano sempre le stesse da che ne hai memoria; la guerra c'è sempre stata, in qualsiasi continente, anche quando nella Vecchia Europa pareva essere calata una pace duratura dopo il nefasto periodo bellico di inizio secolo, e invece era pronta all'uso solamente pochi chilometri oltre i confini. 
Il guaio per chi osserva da casa, da internet, dalla carta stampata, è che non c'è una spiegazione logica, una soltanto. Non solo il 2022 è l'anno della guerra, dei missili, lo è da molto prima; dai tempi della Rivoluzione Arancione con i veleni russi per i nuovi politici della nuova Ucraina, con la presa di coscienza di Mosca di perdere il controllo su quello che prima di Chernobyl era il suo granaio, il granaio d'Europa, la stessa che ora recita un ruolo impari al tavolo delle trattative.
"Putin non vuole perdere il controllo sull'Ucraina, non solo sul Donbass, con l'adesione di questa alla Nato. L'entrata di Kiev nel Patto Atlantico significa avere a due passi da casa il vecchio nemico che a questo punto è chiaro che è sempre stato considerato tale da Mosca e dintorni. Per Zelens'kyi aprire alla Nato è vista come un'occasione unica di affrancare Kiev da Mosca. La UE e la stessa Nato hanno tutto l'interesse a far entrare gli ucraini ma tutti sembrano non aver fatto i conti con il buon Vladimir Putin, con la sua, temo, radice di spia del vecchio Kgb. Ha fatto buon viso con gli imprenditori italiani che in videoconferenza promettevano di rispettare gli impegni presi son la Russia, nonostante l'escalation bellica-politica, mentre con i vari rappresentanti di governo ha indossato la maschera glaciale da vecchia spia, non spostandosi di un centimetro dalle sue convinzioni, lasciando al Ministro degli Esteri Lavrov (è lo stesso ministro da che ho memoria nelle cronache internazionali e qualcosa vorrà dire) il ruolo del buono, del diplomatico."
Ecco, cosa manca adesso in questo contesto di crisi, la diplomazia e i vecchi diplomatici, quelli "con il pelo sullo stomaco", con la capacità di trattare e portare avanti qualsiasi trattativa. Manca qualcuno che possa occupare quel posto, che non può essere preso dal cancelliere tedesco, dal ministro italiano o dal presidente francese, che scritto così pare quasi l'inizio di una barzelletta.
"E mentre il presidente russo stringe amichevolmente la mano al carioca Bolsonaro (e ancora ci si può chiedere perchè il brasiliano ha deciso di intervenire in prima persona nella crisi bellica se non per meri interessi personali, magari post presidenza...), emanazione dei grandi allevatori brasiliani più intenzionati ad espandere le terre coltivabili bruciando porzioni di Amazzonia che a portare lavoro e speranze di pace, il Papa da Roma lancia il suo appello di pace, le scaramucce raccontano di proiettili cattivi, puzzolenti di polvere da sparo che sfondano vetri e pareti di scuole, asili, case, lasciando palloni da calcio, vasetti di sott'oli e macerie tutti insieme. Ti rendi conto?"
"E mi sembra che siano tutte cartucce senza nome; adesso che le diplomazie hanno lasciato Mosca e Kiev per la più tranquilla Monaco di Baviera sui cieli del Donbass son tornati a volare i missili sovietici o meno al momento non è dato sapere.
Si sa soltanto che c'è un ex comico che in TV sparava a tutto il suo parlamento che promette di difendersi con o senza Nato e un popolo forse fin troppo provato e privato che lo ascolta indifeso. E dall'altra parte, mi dirai, chi c'è? C'è Putin, unico Zar di tutte le Russie (quelle nuove e quelle che non lo hanno mai lasciato) che è comodamente seduto ad un altro tolo bianco con l'altro zar, in minuscolo però, Lukashenko. Al sicuro in quella Bielorussia legata da sempre a doppio filo alla Casa Madre, per interesse economico, per politica e per sopravvivenza, osservano " esercitazioni militari programmate" mentre i ponti appaiono e scompaiono in una notte...Capisci?"
Penso che tutta la sfilata diplomatica dei nuovi Totò e Peppino europei (tutti, ma proprio tutti rientrati a mani vuote), dei segretari di Stato Usa, Blinken a braccetto con Biden non possa spostare di una virgola le convinzioni sovietiche, la voglia di grandezza che Putin non ha mai smesso di dimostrare; né da Primo Ministro, né da Presidente, né da Zar. 
L'ultima chance pare essere Mario Draghi, ormai consolidato nel ruolo di "Salvatore dell'Europa". Ora toccherà a Supermario riportare la controversa questione russo-ucraina nei giusti binari, quelli della democrazia finora dimenticata.

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