Ormai sono passati più di venti giorni dall'inizio dell'invasione russa all'Ucraina e le cose viste da qui, da noi che siamo all'occidente di tutto, sembrano ferme, tristemente immobili. L'unica differenza, giorno dopo giorno, si percepisce dai media, dalla TV.
Si percepisce la paura, il terrore e il dolore di quello che rimane a terra.
Non voglio entrare nel merito militare e politico di questa Guerra a due passi da casa perché non sono esperto né di un argomento né dell'altro.
Osservo come tutti noi le due contendenti cercare di fare prevalere ognuna le proprie convinzioni, a torto o a ragione, appoggiandosi ai fatti, alla devastazione che si fa strada e alla propaganda che inneggia al giusto, alla storia, Storia che viene travisata, mutata, cambiata, peggio, adattata al bisogno.
Mi informo con ogni mezzo, anche se non si può fare nulla.
Le radio che passano canzoni pacifiste, Bob Dylan e John Lennon, che ogni ora danno l'aggiornamento da Kiev, da Kharkiv, da quello che noi cinquantenni abbiamo imparato a conoscere come "Granaio d'Europa", prima ancora che come paese di Chernobyl e i suoi incubi.
Aiutiamo come si può, con le raccolte di beni di ogni tipo, con l'ospitalità se se ne ha la possibilità. L'obiettivo è solo aiutare, fare scappare quanta più gente possibile dall'inferno scatenato dai nostalgici di vecchi regimi.
E si assiste, assisto, a chat on line fra ministri, capi di stato, esperti e non vediamo passi avanti. Vediamo quello che rimane di città moderne, costruzioni Belle Epoque e rimasugli del comunismo che fu. Vediamo le città di altri, di altre persone, donne, bambini, uomini, coi loro ritmi, spazi, case, violati da ogni genere di arma. Ci sono immagini che restano dentro e ti scavano più di altre. Proprio ora che si pensava che tutto fosse finito, che dopo "i Balcani" nulla ci toccasse più vicino casa.
E invece giorno dopo giorno aumentano le macerie, aumentano i lutti, le fughe, gli appelli, i programmi in TV, gli articoli di giornale. Aumentano le parole per descrivere quel che accade anche se a volte davvero sembra che non ne abbiamo più, che forse non esistano neanche più.
E fa male il giro incredibile che il pensiero politico sta prendendo, senza intervenire.
Commenti
Posta un commento