Voltarsi dall'altra parte

Per un Zelens'kyi che parla ai Parlamentari del mondo, per un Papa che urla la propria vergogna per la guerra, per una sommossa virtuale tutta nostrana in capo a Montecitorio sul futuro, probabile, incremento delle spese per gli armamenti e l'incapacità di trovare fonti energetiche alternative (negli anni ci sono stati referendum in questo senso e forse la situazione attuale ce la dovevamo aspettare), per un Biden che da del "macellaio" a Putin e l'Europa grida sommessamente un finalmente timido ed impaurito, per un occidente che prova a reagire c'è, ci sono, realtà che sono pugni allo stomaco che periodicamente fingiamo di non ricordare più. Ci sono mondi costruiti e distrutti dallo stesso Occidente che oggi ha la guerra sulla porta di casa, che si trova alle prese con una crisi umanitaria, sociale, economica, energetica improvvisa, forse senza eguali nella sua lunga storia.
Ci sono angoli di mondo che ad un certo punto hanno smesso di essere utili, sfruttabili e sono stati semplicemente accantonati.
Sono gli stessi angoli dal quale l'Occidente scappa dai tetti coi propri aerei, con colonne umane a chiedere aiuto per i figli, le mamme, le nonne. Le stesse che vengono calpestate una vita che attorno non rimane che un ingombrante silenzio.
E nel silenzio in un mondo che fino a qualche mese fa ci aveva visto protagonisti, quello afgano, fisiologicamente incapace di vivere in serenità almeno da cinquant'anni a questa parte, dove i Talebani hanno impedito alle giovani donne che volevano semplicemente studiare di entrare nelle aule. E le proteste civili delle donne afgane non sono arrivate qui da noi, intenti a seguire gli sviluppi del conflitto russo-ucraino e le esternazioni ad uso mass media di Biden.
Non un servizio al tg, poche righe sulla carta stampata poi nuovamente silenzio, vittime oltre che degli studenti coranici anche dell'indifferenza dell'altra parte del mondo che in questi ultimi 33 giorni ha saputo tirar fuori il peggio di se in ogni contesto.


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